FERRARA: Catone in Utica – Antonio Vivaldi, a cura di Matteo Cucchi

FERRARA: Catone in Utica – Antonio Vivaldi, a cura di Matteo Cucchi

  • 11/04/2023

CATONE IN UTICA

Musica di Antonio Vivaldi

Libretto di Pietro Metastasio 


Direttore: Federico Maria Sardelli

Regia: Marco Bellussi

Personaggi e Interpreti:

  • Catone Valentino Buzza
  • Cesare Arianna Vendittelli
  • Emilia Miram Albano
  • Marzia Valeria Girardello
  • Fulvio Chiara Brunello
  • Arbace Valeria La Grotta

Mimi: Daniel Bastos, Thomas Borgatti, Francesco Ferri, Nicola Franz, Elisabetta Galli, Luca Ghermandi, Sandro Patarini

Scene: Matteo Paoletti Franzato

Costumi: Elisa Cobello

Luci: Marco Cazzola

Video: Creativite

 

Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo

Assistente alla regia: Elisabetta Galli

Direttore di scena: Daniel Bastos

Maestro alle luci: Mattia Mazzini

Maestro ai sopratitoli: Valerio Cacciari

Sarte: Isabella Franzoni, Sonia Gallerani

Trucco: Luca Oblach, Claudia Bastia

 

Produzione: Fondazione Teatro Comunale di Ferrara

 

Teatro Comunale di Ferrara , 17 marzo 2023


Dopo il successo del Farnace nella stagione operistica 2021/2022 del Teatro Comunale di Ferrara, torna a dirigere l’Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo, sulle note di Antonio Vivaldi, il maestro Federico Maria Sardelli. Come per il Farnace anche la scena dell’opera presentata lo scorso 17 marzo è ambientata nella Roma tardo-repubblicana. Catone in Utica, come lo stesso titolo suggerisce, racconta gli ultimi momenti della vita di Marco Porcio Catone detto appunto Uticense poiché nella città (oggi tunisina) di Utica, al tramontare della guerra civile, trovò la morte difendendo il Senato romano, sostenitore di Pompeo Magno, da Cesare. Il libretto di Pietro Metastasio si discosta in gran parte proprio nell’epilogo della vicenda raccontataci in termini oltremodo macabri anche dal biografo Plutarco. Lo stoico Catone, resosi conto di non poter resistere, né tanto meno vincere, contro il conquistatore della Gallia, dopo una rapida lettura al Fedone di Platone, decise di porre fine alla sua vita trafiggendosi con la propria lama. La vicenda che ha contribuito maggiormente a rendere memorabile il personaggio di Catone viene totalmente estirpata nell’opera vivaldiana optando invece per un finale più lieto. Sfortunatamente la composizione ci è giunta tronca dell’atto introduttivo rendendo le dinamiche delle sottotrame difficoltose da seguire, specie considerando l’incoerenza storica. Come già accennato l’intera rappresentazione vivaldiana si svolge nel frangente dell’assedio a Utica ma la vicenda assume connotati più cortesi che bellici. Catone (Valentino Buzza) ritiratosi dietro le mura insieme alla figlia Marzia (Valeria Girardello), segretamente innamorata di Cesare (Arianna Vendittelli), Arbace (Valeria La Grotta), principe di Numidia e ad Emilia (Miriam Albano), vedova di Pompeo, si trova ora a trattare la propria resa al condottiero romano con la mediazione di Fulvio (Chiara Brunello). Come si diceva mancando la prima parte dell’Opera il ruolo il ruolo di Emilia, in particolar modo, risulta per molto tempo sfuggente anche (forse soprattutto) conoscendo il fatto storico. Pompeo ebbe si una moglie di nome Emilia, figliastra di Silla, ma questa morì circa quarant’anni prima di Catone. Inoltre, la vendetta ricercata da Emilia nei confronti di Cesare lascerebbe intendere un ruolo di quest’ultimo nella morte di Pompeo quando è ben noto che, seppur fossero in guerra, Pompeo venne assassinato da Tolomeo, fratello e rivale di Cleopatra, contro il volere dello stesso Cesare (che in rispetto del suo nemico, e per conciliarsi il suo partito, arriverà a deificarlo qualche anno dopo). Insomma, Catone in Utica, è a conti fatti una rivisitazione molto romanzata dei fatti storici, i quali forniscono più un contesto che un riferimento. A dominare la scena, più che il conflitto tra le due figure carismatiche di Catone e Cesare, è la relazione tra quest’ultimo e Marzia; elemento questo che si rivela vero innesco per manifestare il carattere inflessibile di Catone. Al protettore del Senato romano basterebbe concedere la figlia a Cesare per porre fine al conflitto ma Catone è un incrollabile difensore dei valori della repubblica romana; mai si abbasserebbe a venire a compromessi con un uomo che ha tutta l’aria di voler ripristinare l’odiata monarchia. Persino l’odio provato per Cesare deve arretrare dinnanzi alle subdole macchinazioni di Emilia, la quale con l’inganno tenterà invano di assassinare il dittatore romano, fermata proprio da Catone.

Protagonisti della serata sono stati senza dubbio la perizia del direttore Federico Maria Sardelli e dell’Orchestra Accademia dello Spirito Santo. Fatta eccezione per Valentino Buzza (Catone), che è riuscito a mantenere un livello costante di prestazione, gli altri interpreti hanno dato il meglio nelle rispettive arie principali ma senza riuscire ad emergere per il resto dell’opera. Scena (di Matteo Paoletti Franzato) e costumi (di Isabella Franzoni e Sonia Gallerani) offrono un buon compromesso tra realismo e chiarezza scenica resa soprattutto da un discreto utilizzo dei colori: bianco per la fazione catoniana e nero per quella cesariana. Si tratta naturalmente di un accomodamento scenico in quanto il nero era il colore riservato al lutto mentre le alte magistrature vestivano di bianco. Altrettanto funzionale risulta la scelta cromatica della sopravveste di Emilia; unico personaggio esente dalla dualità del bianco e del nero. Lo sgargiante rosso indossato dalla vedova di Pompeo la dissocia oltre che caratterialmente anche scenicamente dal conflitto tra Catone e Cesare; essa, infatti, è intenta unicamente a realizzare la sua personalissima vendetta ripulita da ogni ideale etico o politico. Marzia porta agli estremi termini questa dialettica di colori presentandosi con un abito bianco che però sfuma verso il nero verso le spalle. La figlia di Catone, nonostante sia naturalmente appartenente alla fazione del padre, è combattuta dai sentimenti verso Cesare. Si trova pertanto in una posizione mediana che la porterà ad essere dapprincipio causa dell’inasprimento della tensione e poi motore della sua risoluzione (quanto meno all’interno della trama metastasiano-vivaldiana). La scena offre una buona commistione tra elementi spiccatamente romani ma dissociati dai canoni abituali richiamando così una realtà si latina ma esotica (ci troviamo per l’appunto ben lontani da Roma). Nel complesso la regia di Marco Belussi, già titolare del Farnace (sempre a Ferrara nel 2021), si dimostra ancora una volta sobria ed efficiente.

Matteo Cucchi

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