BRUXELLES: Bastarda I e II, 2 e 4 aprile a cura di Federica Fanizza

BRUXELLES: Bastarda I e II, 2 e 4 aprile a cura di Federica Fanizza

  • 12/04/2023

BASTARDA I e II

An existential tale in two evenings

The Rise and Fall of Elizabeth I

based on the Tudor operas by Gaetano Donizetti

Elisabetta al castello di Kenilworth, Anna Bolena, Maria Stuarda, Roberto Devereux

Original libretti by Andrea Leone Tottola, Felice Romani,

Giuseppe Bardari, Salvatore Cammarano


Direzione e arrangiamenti Francesco Lanzillotta

Artistiek concept, script & regia  Olivier Fredj

Personaggi e Interpreti:

  • Elisabetta Myrtò Papatanasiu, Francesca Sassu
  • Anna Bolena Salome Jicia
  • Enrico Luca Tittoto
  • Leicester Roberto Devereux Sergey Romanovsky
  • Maria Stuarda Lenneke Ruiten
  • Giovanna Seymour & Sara Raffaella Lupinacci
  • Amy Robsart Valentina Mastrangelo
  • Smeton Davis Hansen
  • Cecil Gavan Ring
  • Nottingham Bruno Taddia
  • The Child Nehir Hasret, Hadley Dean Randerson 

Dialoghi in inglese YannApperry, Olivier Fredj  

Scene e Luci Urs Schönebaum

Costumi Petra Reinhardt 

Video Sarah Derendinger 

Coreografie Avshalom Pollak  

Collaborazione artistisca Cecilia Ligorio

Dramaturgie Marie Mergeay 

Maestro del  Coro Giulio Magnanini

SYMFONIEORKEST EN KOOR VAN DE MUNT

ORCHESTRE SYMPHONIQUE ET CHOEURS DE LA MONNAIE

Primo violino SATÉNIK KHOURDOÏAN

KOORACADEMIE VAN DE MUNT o.l.v. /

ACADÉMIE DES CHOEURS DE LA MONNAIE s.l.d. de BENOÎT GIAUX

 

 

 Teatro de la Monnaie/de Munt, 2 e 4 aprile 2023


Il progetto complessivo, fortemente voluto dal direttore del teatro Peter de Calowe, si fonda su un’idea di partenza: presentare sotto un diverso punto di vista alcuni titoli del grande repertorio del belcanto, ad un pubblico che non è abituato a tale rappresentazioni. In Bastarda, il regista Olivier Fredj, collaboratore di Robert Carsen, e il direttore Francesco Lanzillotta hanno rimodellato il ciclo elisabettiano di Donizetti. Sono infatti quattro le sue opere ambientate nella storia inglese all’epoca elisabettiana: Elisabetta al castello di Kenilworth (1829), Anna Bolena (1830), Maria Stuarda (1834) e Roberto Devereux (1837), che sono state sezionate per dare forma una nuova creazione musicale, in due serate, che raccontasse la vita di Elisabetta I (1533-1603) in un progetto particolare, una sorta di pastiche, nel quale le opere scelte vengono smontate nelle loro parti, selezionate, mischiate tra di loro e rimontate attraverso una drammaturgia che prevede anche parti narrate. Il risultato prospettato è stata una maratona lirica di sei ore, divisa in due serate: ‘Nel bene, nel male …‘ che raccontava la storia dell’infanzia di Elisabetta e della sua improvvisa ascesa al trono, mentre ‘… Finché morte non ci separi ‘ narrava il suo inevitabile declino. L’aria dall’ Anna BolenaAl dolce guidami castel natio”, viene scelto come un leitmotiv, del resto Anna Bolena risulta essere una figura incombente in questo progetto, madre di quella Elisabetta, figlia di Enrico VIII d’Inghilterra, che, in un periodo di forti contrasti politici e religiosi di rivendicazioni di troni e di regni, gli oppositori chiamavano Bastarda. Un progetto che il regista e il direttore d’orchestra, hanno affidato ad un gruppo di lavoro internazionale dalle molteplici esperienze dalla direzione luci affidato a Urs Schönebaum, collaboratore di Robert Wilson, assieme a Cecilia Ligorio, regista italiana emergente nel teatro lirico internazionale. Al bando tutte le intenzione del filologicamente corretto, delle edizioni critiche: si opta per una selezione dalle opere, cosa che potrebbe far storcere il naso ai puristi, con inserimenti di intermezzi appositamente scritti dal direttore Francesco Lanzillotta, responsabile musicale del progetto, e si muta la prospettiva sia di ascolto che di visione per qualcosa che ha più da condividere con un progetto di formazione e didattica dell’opera piuttosto che un vero e proprio spettacolo lirico. Qui la vicenda musicale diventa una scusa per rielaborare una nuova idea di presentare l’opera stessa, attraverso un percorso di arie e scene tenute assieme da testi narrati e recitati, in inglese, che restituiscono al pubblico sia la cronologia della vicenda storica sia le emozioni dei vari protagonisti in scena, con il doppio di Elisabetta che definisce, con la sua narrazione, la vicenda umana della regina fin dalla sua infanzia. Il lavoro di assemblaggio restituisce al pubblico la vita storica di Elisabetta regina d’Inghilterra filtrata dalla prospettiva di come, nella cultura e nella musica del Romanticismo italiano, venisse vista la storia dell’Inghilterra attraverso i romanzi di Walter Scott (Castello di Kenilworth) e il teatro di Schiller, con la sua Maria Stuarda, come dalle rivisitazioni del teatro francese (Roberto Devereux) e da poemi contemporanei (Anna Bolena) che circolavano nell’ambito culturale della penisola. Il tutto ambientato in un impianto scenico essenziale costituito da alcuni elementi mobili che si trasformano in specchi e in elementi di supporto per proiezioni di immagini e effetti video. Il tutto sostenuto da monumentali costumi di scena contestuali alla cronologia storica. Narratori che sono anche parte del canto e delle azioni in palco, più defilato il Cecil di Gavan Ring, gran affabulatore nel tenere assieme il collegamento tra proscenio e scena, o il Nottingham di Bruno Taddia, che si inserisce tra il recitare e il canto tra le varie scene, come i siparietti iniziale affidati al controtenore Dadiv Hansen nel ruolo di Smeton. In tale prospettiva risulta fondamentale l’apporto del canto. Qui a Bruxelles la direzione artistica ha assemblato un folto cast, in gran parte di artisti italiani, di spessore internazionale e di specializzazione nei rispettivi ruoli vocali, spesso e volentieri messi in competizione tra loro sullo stesso personaggio. Figura centrale l’Elisabetta interpretata da Myrtò Papatanasiu, presenza assoluta in tutte le due parti che domina il personaggio con una voce ben strutturata negli accenti drammatici. Tutto ruota attorno a lei con la successione dei personaggio da Anna Bolena con la voce di punta di Salome Jicia a Lenneke Ruiten, Maria Stuarda, d’autorità nel duetto con Elisabetta dalla Maria Stuarda, a Raffaella Lupinacci, Jane Seymour, senza alcuna soggezione nel duetto con Anna Bolena. Le figure del conte di Leicester e di Roberto Devereux sono state rappresentate rispettivamente dalla voce ambrata del tenore Enea Scala e dallo squillo del tenore Sergey Romanovsky. Interessante il loro alternarsi nel duetto con Elisabetta dal Roberto Devereux. Emerge anche l’evanescente figura di Amy Robsart (dal Castello di Kenilworth) qui resa dalla voce leggera e agile di Valentina Mastrangelo. Presente come testimone Enrico VIII Tudor di Luca Tittoto, centrale negli interventi di assieme che definiscono il gioco delle parti. Insignificanti e disturbanti gli interventi coreografici che amplificano gesti meccanici e clowneschi come se volessero ridicolizzare tutto quanto succede in scena come alcune scene d’assieme gestite con la volontà di creare caos e irriverenza. Sovrapposizioni di ruoli che spesso creano una leggera confusione nello spettatore ma che trova il suo colpo di scena nel momento finale di tutto il ciclo, in Bastarda II quando ad una Elisabetta, giunta alla fine del suo percorso di vita, sulle note di …Quel sangue versato, con l’amarezza della sua vita sentimentale, si spoglia dell’enorme vestito di scena come da una gabbia e, struccandosi, prende vita Maria Stuarda, qui con la voce fresca e giovanile di Francesca Sassu. Conclusione della storia che sa di vendetta: sul trono d’Inghilterra salirà il figlio di Maria Stuarda, Giacono VI di Scozia, come di Giacomo I d’Inghilterra, dopo di un percorso di storia di 70 anni, tra i più complicati d’Europa, esemplificato in sei ore e più di musica, e due sequenze teatrali.

Il risultato complessivo è più da scriversi ad una progetto spettacolare di formazione certamente facilitato da una omogeneità tematica e di organicità musicale che ha permesso di stravolgere le quattro opere di Donizetti, nelle prospettive di porgere il repertorio, a volte stantio e ripetitivo, sotto altre prospettive collegandolo ad una rilettura sulla contemporaneità, una contemporaneità che però si erge a giudice irriverente sugli eventi. E’ stato annunciato che nella stagione 2023/24 si interverrà di Verdi con un progetto analogo. Certamente Bastarda I e II hanno riscosso un enorme successo di pubblico con il teatro esaurito in tutte le date: il pubblico che ha affollato il teatro dell’opera di Bruxelles ha accolto l’idea e gli interpreti con riconoscenza e con un grande tripudio di applausi, a riconoscenza di quel lavoro di ammodernamento delle proposte in ambito del melodramma che è la specificità dell’azione politica della dirigenza del Teatro La Monnaie che sta conducendo da alcuni decenni, complessa da realizzarsi nei nostri teatri italiani.

Federica Fanizza

 

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