GENOVA: I due Foscari – Giuseppe Verdi, 31 marzo 2023 a cura di Silvia Campana

GENOVA: I due Foscari – Giuseppe Verdi, 31 marzo 2023 a cura di Silvia Campana

  • 06/04/2023

I DUE FOSCARI

Il conflitto tra amor paterno e amor di patria, una giustizia ingiusta, nella sesta drammatica opera del genio di Busseto

Tragedia lirica in tre atti
Musica di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave, da Byron


Personaggi e Interpreti:

  • Francesco Foscari Franco Vassallo
  • Jacopo Foscari  Fabio Sartori
  • Lucrezia Contarini Angela Meade
  • Jacopo Loredano Antonio Di Matteo
  • Barbarigo Saverio Fiore
  • Pisana Marta Calcaterra
  • Fante  Alberto Angeleri
  • Servo del Doge Filippo Balestra 

Costumi Kristìne Jurjàne

Coreografie Alla Sigalova

Luci Gleb Filshtinsky

Video Ineta Sipunova

Allestimento
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova

Orchestra, Coro e Tecnici
dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro
Claudio Marino Moretti

Balletto Fondazione Formazione
Danza e Spettacolo “For Dance” ETS

Teatro Carlo felice,  31 marzo 2023


Giunge a Genova, nel noto allestimento presentato dal regista Alvis Hermanis nell’ormai lontano 2016 al teatro alla Scala di Milano, “I Due Foscari“.

Il regista in questa produzione sembrerebbe voler concentrare l’ attenzione su di una Venezia riprodotta su tela alla quale alcune immagini proiettate in palcoscenico subitamente rimandano, volendone sfruttare forse l’universale fascino: gioco certo legittimo ma pericoloso.

photo©Marcello Orselli

L’intenzione, ad esempio, di voler riprodurre attraverso l’impianto scenico ed i costumi (peraltro assai ben realizzati da Kristìne Jurjàne) la struttura del quadro di Francesco Hayez ( “L’ultimo incontro tra Jacopo Foscari e la sua famiglia prima dell’esilio”) pare, già in partenza, un po’ pretestuosa quando poi, nel corso della pièce, compaiono anche le riproduzioni di numerosi e significativi Carpaccio (la nota pala “ Il leone di S. Marco” e una delle “Storie di S. Girolamo” a San Giorgio degli Schiavoni) e lo stesso quadro di Hayez viene visualizzato, la sensazione di trovarsi di fronte ad un certo gusto per una Venezia confezionata ad uso turistico diventa dominante.

Sorge infatti il dubbio che il patrimonio artistico veneziano venga preso a pretesto per raccontare la storia del Doge Francesco Foscari solo attraverso una sua banale e piatta ripetizione (ed il sipario dipinto che accoglie il pubblico già parla chiaro a questo proposito).

Significativa in questo senso la massiccia presenza di simboli: leoncini di San Marco, efebici gondolieri e membri del consiglio dei Dieci tutti impegnati a guisa di fantocci in un gioco scenico superficiale e perennemente ammiccante.

Quale che fosse la reale intenzione registica, lo spettacolo, che possa o meno incontrare il gusto individuale, risulta teatralmente sterile, non accompagna né tratteggia i personaggi (usati anzi spesso come burattini) e non sembra porsi il pensiero di interpretare il dettato verdiano che, pur ancora giovanile, già conosce forte vigore ed intensità espressiva.

Entro questa stucchevole cornice si muoveva fortunatamente un cast di ben diversa intensità e spessore.

photo©Marcello Orselli

Franco Vassallo è artista dalla vocalità importante, rotonda, omogenea e ricca di armonici e conosce un’attenta sensibilità espressiva che lo porta a ben calarsi in ogni personaggio. Non stupisce dunque che il suo Francesco Foscari risulti ben delineato e altrettanto sapientemente interpretato. In questo complesso carattere Verdi cerca e trova mille sfumature ed altrettante contraddizioni e risulta dunque complesso per un interprete riuscire a definirne un’immagine compiuta e che conosca una sua coerenza ed omogeneità. In questo caso Vassallo sembra deviare sul versante più umano e sofferto del personaggio, schiacciato dalle logiche di un potere che subisce e che gli impedisce di godere dei suoi affetti più cari. Così il suo carattere decolla maggiormente quando entra in contatto con la sua sensibilità, che gli sarà poi infatti fatale, più che al confronto con quegli accenti che sembrano prepotentemente ritagliare il suo profilo dogale.

Angela Meade attraversa quest’anno un momento difficile a causa di alcune indisposizioni che in questi ultimi mesi l’hanno colpita. Detto questo, che può in parte averne leggermente incrinato l’omogeneità timbrica, la sua interpretazione di Lucrezia risulta eccellente sia per l’imponente vocalità che la contraddistingue sia per la morbidezza espressiva che la brava artista riesce a donare ai personaggi interpretati, sempre perfettamente delineati attraverso un accento misuratamente teatrale ed una musicalità sensibile e cesellata.

Fabio Sartori si conferma il raffinato professionista che ben conosciamo tracciando un profilo di Jacopo perfettamente bilanciato tanto nell’accento quanto nella teatralità attraverso una vocalità sempre precisa e musicalmente raffinata.

Antonio Di Matteo mette in evidenza una fin troppo roboante vocalità quale Loredano.

Completavano il cast Saverio Fiore (Barbarigo), Marta Calcaterra (Pisana), Alberto Angeleri (Fante) e Filippo Balestra (Servo del Doge).

Sostanzialmente bene il Coro del Carlo Felice diretto da Claudio Marino Moretti.

Renato Palumbo alla guida dell’Orchestra del Carlo Felice ha cercato e definito insieme con l’orchestra quella particolare tinta che contraddistingue la partitura che, per quanto ancora giovanile, conosce pagine di intensa ricchezza armonica ed espressiva, ben equilibrandone teatralmente giusti ritmi e dinamiche.

photo©Marcello Orselli

Teatro gremito e applausi entusiastici per tutti gli artisti.

Silvia Campana

 

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