TEATRO ALLA SCALA: La rondine – Giacomo Puccini, 7 aprile 2024 a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: La rondine – Giacomo Puccini, 7 aprile 2024 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 08/04/2024

La rondine

Commedia lirica in tre atti

Libretto di Giuseppe Adami

Edizione critica a cura di Ditlev Rindom

Casa Ricordi, Milano con la collaborazione della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini


Direttore RICCARDO CHAILLY
Regia IRINA BROOK

Personaggi e Interpreti:

  • Magda Mariangela Sicilia
  • Lisette Rosalia Cid
  • Ruggero Matteo Lippi
  • Prunier Giovanni Sala
  • Rambaldo Pietro Spagnoli
  • Périchaud William Allione*
  • Gobin Pierluigi D’Aloia*
  • Crébillon Wonjun Jo*
  • Yvette Aleksandrina Mihaylova
  • Bianca Martina Russomanno
  • Suzy Andrea Niño
  • Adolfo Renis Hyka
  • Georgette (una grisette) Cristina Injeong Hwang
  • Gabriella (una grisette) Serena Pasquini
  • Lolette (una grisette) Silvia Spruzzola
  • Un giovine Luca Di Gioia
  • Rabonnier Giordano Rossini
  • Uno studente Andrea Semeraro
  • Voce di tenore (fuori scena) Michele Mauro
  • Un maggiordomo Giuseppe Capoferri / Corrado Cappitta
  • Tre ragazze Sarah Park, Alessandra Fratelli,
    Vittoria Vimercati

 

Scene e costumi PATRICK KINMONTH
Lighting designer MARCO FILIBECK
Coreografia PAUL PUI WO LEE

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Nuova Produzione Teatro alla Scala

Teatro alla Scala, 7 aprile 2024


photo©Brescia e Amisano

Solo avendo qualche anno di troppo sulle spalle e moltissimi appuntamenti falliti in conto spese con la vita e il destino, in una serie di occasioni che non tornano più e non possono essere più vissute, o, se capita, ormai fuori tempo massimo per tutto, quel grandissimo capolavoro che è La Rondine di Puccini appare nel suo crepuscolare, straziante splendore. Altro che opera (o operetta) mancata! In questo titolo c’è tutto il Puccini pienamente immerso nel Novecento (la “prima” è del 1917, revisioni nel 1920 e 1921), curiosissimo di ciò che lo circonda (ah, la sublime citazione della “Salome” straussiana), raffinatissimo nella strumentazione e nella ricerca di colori e armonie insinuanti e inquiete.

photo©Brescia e Amisano

Quanta malinconia, quanto alito di irraggiungibile, quanto inevitabile abbandonarsi a un attimo di felicità che prelude all’ineluttabile trionfo della quotidianità e dell’abbraccio, tenero e ferito, delle cose irrisolte; quanto di tutto questo c’è in queste note che accarezzano e incidono una vicenda in apparenza semplice, lineare, quasi banale ma che in realtà è specchio della vita, e delle sue, banali sì, sconfitte.

photo©Brescia e Amisano

Assente dalla Scala da 30 anni esatti, La Rondine è tornata a volare al Piermarini grazie alla superba bacchetta di Riccardo Chailly, pucciniano supremo. Alla guida dell’Orchestra scaligera, in questo periodo aureo già galvanizzata dal miracoloso Mariotti del Tell, il Maestro Chailly ha fatto palpitare questa musica per certi versi perfetta e di livello eccelso, con una tale verità di accenti, una ricchezza di chiaroscuri pastellati nella tavolozza dipinta da Puccini, un trasporto, un abbandono e una lancinante “sensucht” che hanno portato, almeno lo hanno fatto con me più di una volta oltre le soglie della commozione. Il desiderio struggente di qualcosa di irrealizzabile appunto, tra onde liriche e sussulti vespertini, quell’ultimo raggio di luce che ritorna al tramonto, sono passati dalla bacchetta di Chailly, all’Orchestra e quindi a noi, con l’estrema autenticità del reale.

photo©Brescia e Amisano

E al momento del Quartetto che si trasforma in concertato nel secondo atto (“Bevo al tuo fresco sorriso”, uno dei momenti più alti della letteratura operistica del Novecento e al diavolo chi non se ne accorge) sembrava di lasciarsi andare al movimento di una risacca che da languida si faceva via via sempre più urgente, avvolgente, bruciante. Al termine del pezzo il Teatro è esploso in un’ovazione lunghissima che ha fatto sperare in un bis (e Santo subito, senza nemmeno passare attraverso la canonizzazione, il Coro della Scala, preparato da Alberto Malazzi).

photo©Brescia e Amisano

È stata eseguita, occorre dirlo, l’ultima revisione critica dell’opera, a cura di Ditlev Rindom, basata sullo spartito originale della prima versione dall’opera, l’unico completo peraltro. Qualche frase in più per Prunier e Magda, assente l’aria di Ruggero “Parigi è la città dei desideri”, aggiunta nel 1920, e finale classico, e non quello più cinico previsto successivamente (Magda ritorna al nido richiamata dai soldi) di cui però esiste unicamente il canto e piano e non l’orchestrazione, anche se Lorenzo Ferrero ne approntò una 30 anni orsono.

photo©Brescia e Amisano

La locandina della Rondine è nutritissima e, rifuggendo lo sterile elenco, dirò solo che diversi dei ruoli secondari erano ben sostenuti da allievi dell’Accademia e da solisti del Coro. Mi concentro sui cinque personaggi principali.

Su tutti domina e vola la splendida Mariangela Sicilia, che del ruolo ha restituito vocalmente tutto: la pienezza di un organo vocale da soprano lirico pieno ed eloquente, sicurissima in acuto, pastoso senza ombra di forzature nel centro e nel grave, capace di rapinosi pianissimi, che incantano e conquistano. Il fraseggio, i colori, l’accento sono da artista di primissimo livello e del personaggio restituisce l’indifesa, fragile eppur tenace personalità, all’inseguimento di un sogno scomparso. Dal “Bel sogno di Doretta” a “Ore dolci e divine”, sino ai duetti con Ruggero o al confronto con Rambaldo, una prova davvero maiuscola.

photo©Brescia e Amisano

Matteo Lippi (Ruggero) sfoggia timbro tenorile franco e di squillo generoso e canta assai bene e Giovanni Sala (Prunier) è l’artista sempre musicalmente intelligente e scenicamente accattivante che conosciamo.

Scintillante in alto e interprete saporosa e divertente la luminosa e vaporosa Lisette di Rosalia Cid. Si è fatta valere la classe del veterano Pietro Spagnoli come Rambaldo.

photo©Brescia e Amisano

Ho lasciato volutamente per ultimo il nuovo allestimento di Irina Brook (con scene e costumi, bruttarelle e kitsch, i secondi in particolare, sin troppo variopinti e pasticciati tra gli anni Dieci e i Cinquanta del Novecento) di Patrick Kinmoth, luci di Marco Filibeck e coreografie francamente evitabili di Paul Pui Wo Lee, perché mi sono francamente stufato di perdere tempo dietro a cose che più che brutte sono, come in questo caso, inutili.

La solita trovata del teatro nel teatro (basta, basta, basta, non se ne può più) vista, rivista e stravista. Oltretutto sfruttata solo nel primo atto e poi mollata lì. Perché?

photo©Brescia e Amisano

Un’ambientazione da Pavillon Belle Èpoque in riva al mare e un omaggio ai musical dell’età classica, che la regista dice di amare molto. Ah sì? Ma ne conosce la leggerezza, l’eleganza, la svagata, sfuggente incorporeità e il sorridente, anche un po’ malizioso, sentimentalismo? Proprio non parrebbe.

photo©Brescia e Amisano

E poi? Poi praticamente nulla, idee a chilometro zero. Io mi sto sempre più abituando ad ascoltare curandomi pochissimo di quello che accade o non accade in scena. Se la qualità è alta come in questo caso, sopporto (quasi) tutto di ciò che resta.

photo©Brescia e Amisano

Teatro gremito e pubblico entusiasta. Facciamola volare più spesso, questa Rondine, no?

Nicola Salmoiraghi

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