VICENZA: Ecuba – Gian Francesco Malipiero, 9 giugno 2023 a cura di Silvia Campana

VICENZA: Ecuba – Gian Francesco Malipiero, 9 giugno 2023 a cura di Silvia Campana

  • 14/06/2023

Ecuba

tragedia in tre atti
da Euripide

musica e testi di Gian Francesco Malipiero

prima rappresentazione assoluta: Teatro Reale dell’Opera, 11 gennaio 1941 diretta dal M° Tullio Serafin

Maestro direttore e concertatore Marco Angius

Personaggi ed interpreti:

  • Ecuba Yuliya Pogrebnyak
  • Polissena Laura Polverelli
  • Una servente Graziella DeBattista
  • Ulisse Paolo Leonardi
  • Taltibio Patrizio La Placa
  • Agamennone Michele Soldo
  • Polimestore Bruno Taddia

Orchestra di Padova e del Veneto

Coro Iris Ensemble

maestro del coro Marina Malavasi

Teatro Olimpico, 9 giugno 2023


Ecuba di Gian Francesco Malipiero è un titolo praticamente sconosciuto nel panorama teatrale e, dopo la prima dell’11 gennaio 1941 al Teatro Reale dell’Opera di Roma, è quasi sparito dalle scene internazionali, complici certo il particolare momento storico in cui l’opera è sorta e la tiepida accoglienza da parte di pubblico e critica.

Il cast artistico scelto da Malipiero per la prima romana era peraltro eccellente e chiaramente sbilanciato verso la ricerca da parte dell’autore di una teatralità marcata e dominante (segnaliamo solo Tito Gobbi, Giuseppe Taddei ed Italo Tajo) e prevedeva, anche sul versante scenico, un nome della statura di Felice Casorati che realizzò per quell’occasione i bozzetti per le scene ed i figurini dei costumi.

Particolarmente indovinata è sembrata dunque la decisione (virtuosa quanto rischiosa) del Festival Vicenza in Lirica di riproporla al pubblico in occasione del 50simo anniversario della morte del compositore.

Tratta dall’omonimo testo di Euripide a cui il libretto dello stesso Malipiero liberamente si rifà, l’ascolto dell’inedita partitura , qui presentata in forma oratoriale , stupisce ed emoziona per la straordinaria potenza della scrittura che, completo manifesto di una ricerca atta a staccarsi dal consolidato tratto drammaturgico per trovare ed elaborare un tessuto più secco e teatrale, scolpisce e tratteggia con grande efficacia ogni carattere facendone emergere le individuali caratteristiche, direttamente tramite le lumeggiature orchestrali.

photo©Edoardo Scremin

Così Marco Angius (ideatore del vicino festival Veneto contemporanea Eterni ritorni, dedicato quest’anno proprio al compositore, e direttore artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto) affonda sicure le mani nello spartito scandagliandolo con amorosa precisione per farne emergere la forza espressiva e le dinamiche teatrali, creando un insieme omogeneo e così vincente che neanche un brutto imprevisto (cui il mondo del teatro è fin troppo abituato) è riuscito ad intaccare.

Infatti alla recita cui ho assistito (prova generale aperta al pubblico) Alberto Mastromarino, impegnato nel personaggio di Polimestore, pur avendo cantato durante tutte le prove, non ha potuto esibirsi in quanto colpito dal repentino acuirsi di una forma influenzale.

La direzione del Festival (come assai ben spiegato dal Maestro Angius ad inizio recita) ha deciso allora di procedere con la prova affidando completamente alla sola musica di Malipiero il compito di tratteggiare compiutamente la figura mitologica del Re di Tracia.

Nella prima di domenica 11 giugno il personaggio è stato invece interpretato dal baritono Bruno Taddia che ha studiato la non facile parte a tempo di record.

Detto questo, nulla ha però intaccato l’uniforme teatralità del tessuto musicale (peraltro perfettamente inserita nell’eterna classicità della frons scenae scamozziana) che, fin dalle prime battute, ha saputo perfettamente coinvolgere il pubblico presente.

Un Marco Angius in stato di grazia alla guida della sua Orchestra di Padova e del Veneto, presentava cosi in sala la rara partitura riuscendo a ricreare un tessuto narrativo che, quasi congiungendo la tragicità di Euripide con i deliri della seconda guerra mondiale, si proiettava nella nostra dolente contemporaneità attraverso un messaggio emozionale e magnetico, tanto espressivo quanto scevro da ogni forma di banale prepotenza esecutiva.

Il giovane soprano Yuliya Pogrebnyak ha donato ad Ecuba la rotondità della sua interessante vocalità, sempre alla ricerca di nuove e cesellate sfumature chiaroscurali e Laura Polverelli ha tratteggiato la sua Polissena attraverso un dominio tecnico del suo strumento sempre cesellato e di sofisticato nitore.  Graziella DeBattista delineava poi la servente attraverso il suo robusto timbro, brunito e ricco di armonici.

Assai bene e misurati nelle loro parti Paolo Leonardi (Ulisse), Patrizio La Placa (Taltibio) e Michele Sonno (Agamennone).

Bene nel suo complesso, anche se forse un po’ troppo esile per la scrittura, che unisce la catartica narrazione del coro greco ad un universo sonoro che sembra coniugare i tratti di un simbolismo preraffaellita, il volenteroso Coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi.

Il grande entusiasmo da parte del pubblico presente in sala, che ha accolto al termine tutti gli interpreti ed il Direttore, sembrava testimoniare un grande interesse verso queste ‘ombre’ del nostro patrimonio musicale novecentesco che sarebbe davvero molto interessante riportare sempre più frequentemente alla luce.

Silvia Campana

 

Foto Edoardo Scremin

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