TEATRO ALLA SCALA: Theodora – Händel, 20 novembre 2021 a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: Theodora – Händel, 20 novembre 2021 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 22/11/2021

Georg Friedrich Händel

Theodora HWV 68

oratorio in tre parti per soli, coro e orchestra

 

Direttore Maxim Emelyanychev

  • Lisette Oropesa (Theodora)
  • Joyce DiDonato (Irene)
  • Michael Spyres (Septimius)
  • John Chest (Valens)
  • Paul-Antoine Bénos-Djian (Didymus)
  • Massimo Lombardi (Messaggero)

Clavicembalo Maxim Emelyanychev

Orchestra e Coro Il Pomo d’Oro

 

Teatro alla Scala, 20 novembre 2021


Con Theodora di Händel (dopo La Calisto e il concerto di Sonya Yoncheva) il Teatro alla Scala centra il suo terzo bersaglio barocco nel giro di breve tempo. Facente parte di un tour europeo di cui Milano era la seconda tappa, questo oratorio, appartenente alla tarda produzione del Caro Sassone, è stato presentato in veste d’eccezione: l’Ensemble del Pomo d’Oro (Orchestra e Coro) con il suo direttore Maxim Emelyanychev e una locandina di nomi prestigiosi, Lisette Oropesa, Joyce DiDonato, Michael Spyres, Paul-Antoine Bénos-Djian, John Chest.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Proprio dalla lettura di questo raffinato capolavoro da parte del trentatreenne Maestro russo è logico partire. Alla guida di una compagine di strumentisti e vocalisti che non sbagliano un colpo, ecco una trama di sonorità terse e si vorrebbe dire quasi “spirituali”, sempre però innervate di una tensione narrativa che, anche in ambito oratoriale, è assolutamente teatrale; intensa e vibrante senza essere esteriore. L’incanto di una musica paradisiaca non resta fine a sé stesso ma si fa mozione di affetti palpabili e concreti, davanti a noi ma mai a noi estranei. Bravissimo e bravissimi, senza riserva alcuna.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Tra i protagonisti vocali spicca la prova magistrale di una Joyce DiDonato in forma splendente. Al ruolo di Irene Händel regala le arie più suggestive (e lunghe) della partitura, e il mezzosoprano americano ne trae il massimo partito. Colore vocale perfetto per la scrittura, emissione e appoggio del suono sul fiato magistrali, fraseggio composto, misuratissimo e accorato, sui cui alitava un’intima e dolorosa poesia espressiva, hanno fatto di ogni suo momento un’oasi estatica in cui interpretazione totalmente immedesimata e canto inappuntabile semplicemente creavano un commosso omaggio alla musica e alla vocalità.

Bravissima anche Lisette Oropesa nel title role. Tecnicamente inattaccabile, il soprano americano ha piena consapevolezza dei suoi mezzi vocali e li usa con intelligenza, ricavandone il massimo risultato di eloquenza musicale. Acuti luminosi, pianissimi eterei, disinvoltura e assoluta souplesse nei passaggi di coloratura (ma nessuno ha arie “acrobatiche” in Theodora, trattasi di oratorio, dopotutto…), classe ed eleganza nel porgere la frase cantata, hanno contribuito anche nel suo caso ad una prova esemplare.

photo Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

Il baritenore Michael Spyres, uno dei massimi esponenti oggi di questo repertorio, se non il massimo, ha confermato la sua infallibile statura vocale come Septimius. In lui il fascino di un timbro affatto particolare unito alla scioltezza con cui ogni passaggio, anche il più arduo, pare risolto con noncurante facilità, senza che l’interprete ceda un’oncia in forza espressiva e autorevolezza interpretativa.

Un poco più problematica la resa del controtenore Paul-Antoine Bénos-Djian (Didymus); timbro con screziature seducenti nei registri centro-grave e sbandate di intonazione in quello acuto; l’artista è interessante ma non tutto pare bilanciato a dovere nella sua organizzazione vocale.

John Chest ha impresso vigore, soprattutto in acuto, al suo Valens. L’intervento del Messaggero era assicurato da Massimiliano Lombardi, membro del Pomo d’Oro.

Successo entusiastico per tutti, con punte di trasporto per Joyce DiDonato.

 

Nicola Salmoiraghi

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