TEATRO ALLA SCALA:  La dama di picche – Pëtr Il’ič Čajkovskij, 13 marzo 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: La dama di picche – Pëtr Il’ič Čajkovskij, 13 marzo 2022 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 14/03/2022

LA DAMA DI PICCHE

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Opera in tre atti e sette scene

Libretto di Modest Čajkovskij

Nuova produzione Teatro alla Scala

Musical materials of Mariinsky Theatre historical production of the Queen of Spades 1984 provided by courtesy of the State Academic Mariinsky Theatre St. Petersburg, Russia


Direttore Timur Zangiev 

Regia Matthias Hartmann

Personaggi e Interpreti:

  • Hermann Najmiddin Mavlyanov
  • Il conte Tomskij Roman Burdenko
  • Il principe Eleckij Alexey Markov
  • Čekalinskij Yevgeny Akimov
  • Surin Alexei Botnarciuc
  • Čaplickij Sergey Radchenko
  • Narumov Matías Moncada
  • Il maestro di cerimonie Brayan Ávila Martínez
  • Contessa Julia Gertseva
  • Liza Asmik Grigorian
  • Polina Elena Maximova
  • La governante Olga Savova
  • Maša/Prilepa Maria Nazarova
  • Milovzor Olga Syniakova

Scene Volker Hintermeier
Costumi Malte Lübben
Luci Mathias Märker
Drammaturgo Michael Küster
Coreografo Paul Blackman
Maestro del Coro Alberto Malazzi

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Coro di Voci Bianche dell’Accademia Teatro alla Scala

 

Teatro alla Scala, 13 marzo 2022


De La dama di picche (Pikovaja dama) di Čajkovskij alla Scala si è molto parlato per l’ “allontanamento” di Valery Gergiev dal podio per non aver preso posizione contro l’invasione russa dell’Ucraina. Ora, senza addentrarmi troppo in questioni politiche – non è questa la sede – dico solo che chi è così mediaticamente esposto e ricopre posizioni di prestigio, oltre ad essere notoriamente e pubblicamente simpatizzante di colui che ha ordinato l’aggressione, è doveroso venga chiamato ad esprimersi in proposito con parole di condanna o se non altro di distanza. Se non lo fa, ritengo la decisione del Teatro impeccabile. Capitolo chiuso.

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

A sostituirlo in tutte le recite successive il giovane assistente, Timur Zangiev, che del resto aveva effettuato tutte le prove musicali sino alla generale. Ottima prestazione, a capo dell’Ochestra scaligera in smagliante spolvero. Del capolavoro del musicista russo, così intriso di mistero, struggente disperazione, ineffabile e lacerante malinconia, alla rincorsa del “cupio dissolvi” verso l’infelicità che tanto caratterizza i personaggi čajkovskijani, Zangiev ha offerta una lettura musicalmente impeccabile, in giusto equlibrio tra ricami pastello e infuocati turgori cromatici, tinta dei colori inquieti della notte, quando necessario. Sicuramente un talento da tenere d’occhio.

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Dello spettacolo che porta la firma registica di Matthias Hartmann (scene di Volker Hintermeier, costumi di Malte Lübbe, luci di Mathias Märker, coreografia di Paul Blackman, drammaturgia di Michael Küster) non c’è molto da dire; ordinaria professionalità, pochissimo guizzo teatrale. Hartmann trasporta la vicenda dal previsto Settecento (richiamato solo come citazione “in maschera” nella festa del secondo atto) in un generico primo Novecento al neon, in bianco e nero. Nessuna vera idea (ma Liza che nasconde Hermann sotto una pila di cuscini per celarlo alla Contessa è davvero risibile…), se non quella che la vecchia nobildonna che detiene il segreto delle tre carte agognato da Hermnann, la “venere moscovita” che fu e che ci appare sin dall’inizio con il volto coperto da bende, in realtà quando rimane sola e si libera il viso, è ancora l’antica bellezza di un tempo, richiamata dal ritratto sulla parete. Il Conte di di Saint-Germain, che le aveva confidato il fatale segreto del gioco, probabilmente le ha trasmesso anche quello dell’eterna giovinezza. Il terzo atto dello spettacolo trova una cifra più intensa e coinvolgente, sia con l’apparizione del fantasma della Contessa, che con la grande scena sulla Neva e il finale.

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Nel massacrante ruolo di Hermann, il tenore uzbeko Najmiddin Mavlyanov si spende con slancio e attendibilità. Ha tutte le note del ruolo e non è poco, e sfoggia anche una credibile adesione scenica.

Brilla la stella di Asmik Grigorian (Liza) a dimostrazione che non è sempre necessaria una voce di grana preziosissima o particolarmente ampia per essere grande artista e carismatica. Fraseggio, intenzioni, accento, presenza teatrale, colori, trasalimenti, tutto concorre in lei a restituirci un grande ritratto musicale e drammatico, anche al netto di taluni acuti che sono più lama che luce.

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Bene Roman Burdenko (Tomskij) e Alexey Markov (Eleckij), anche se da quest’ultimo, nella grande e meravigliosa sua aria del secondo atto, si desidererrebbero maggiori sfumature a abbandoni.

Elena Maximova sfoggia bella pasta mezzosopranile come Polina. Julia Gertseva è un’ottima Contessa, autorevole sia vocalmente che scenicamente.

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Folta la valida schiera che completa la locandina: Evgenij Akimov (Čekalinskij), Alexei Botnarciuc (Surin), Sergey Radchenko (Čaplickij) Matías Moncada (Narumov), Brayan Ávila Martínez (Il cerimoniere), Olga Savova (La governante), Maria Nazarova (Maša/Prilepa), Beatrice Calori (Il capo della banda dei ragazzini), Olga Syniakova (Milovzor).

La dama di picche – photo Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Il Coro del Teatro, diretto da Alberto Malazzi è stato non meno che superbo, strumento tra gli strumenti. Menzione anche per il Coro di voci bianche, preparato da Marco De Gaspari.

Teatro esaurito e successo incandescente al termine, alla recita domenicale. Perché, ricordiamocelo, le colpe, anche gravissime, sono dei singoli, non di un intero popolo o della sua cultura. Che, regalandoci perle come questa, in mezzo a tantissime altre, ha reso anche la nostra società migliore e la vita degna di essere vissuta.

Nicola Salmoiraghi

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