CAGLIARI: L’elisir d’amore – Gaetano Donizetti, 4 marzo 2022 a cura di Loredana Atzei

CAGLIARI: L’elisir d’amore – Gaetano Donizetti, 4 marzo 2022 a cura di Loredana Atzei

  • 06/03/2022

L’elisir d’amore
melodramma giocoso in due atti
libretto Felice Romani, dalla commedia Le philtre di Eugène Scribe
musica Gaetano Donizetti


 

maestro concertatore e direttore Roberto Gianola

regia Michele Mirabella, ripresa da Daniela Zedda 

personaggi e interpreti:

  • Adina Martina Gresia 
  • Nemorino David Astorga 
  • Belcore Leon Kim 
  • Dulcamara Giulio Mastrototaro 
  • Giannetta Manuela Cucuccio

Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari 
maestro del coro Giovanni Andreoli

scene e costumi Alida Cappellini e Giovanni Licheri 
luci Franco Angelo Ferrari, riprese da Andrea Ledda 
movimenti coreografici Luigia Frattaroli

allestimento del Teatro Lirico di Cagliari

 

 Teatro Lirico, 4 marzo 2022


Coloratissimo e luminoso è L’elisir d’amore andato in scena questa sera al lirico di Cagliari. Il  capolavoro di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani, ambientato nei paesi Baschi e ispirato alla commedia “Le philtre” di Eugène Scribe,  è una delle opere più rappresentate in assoluto e  si rivela sempre attuale nonostante siano passati 190 anni. La storia di Nemorino che, innamorato della bella Adina cerca di conquistarne l’affetto cadendo nelle mani dell’imbroglione Dulcamara, non finisce mai di divertire, di innamorare e anche di far pensare quanto siano universali i sentimenti umani.

La regia è quella di Michele Mirabella, affermato autore e conduttore televisivo e radiofonico, che la definisce un‘ “Opera malin-comica”.  E questa definizione, da lui coniata, racchiude il senso di questa  produzione già approdata con successo nel capoluogo Sardo nel 2009 e nel 2015. Viene ora ripresa da Daniela Zedda e può contare su una confezione classica.

Sulle note dell’ouverture il panneggio rosso del sipario viene illuminato e le luci disegnano un cuore, due figuranti si aggirano e incuriositi aprono il tendaggio mostrandoci un ambiente rurale.

L’elisir d’amore – Teatro Lirico di Cagliari foto © Priamo Tolu

Le scene e i costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheri riempiono lo sguardo, il disegno delle luci di Franco Angelo Ferrari, riprese da Andrea Ledda, esaltano l’atmosfera campagnola, le coreografie di Luigia Frattaroli vivacizzano l’azione. In alcuni momenti si ha la sensazione a dire il vero che il palco sia sovraccarico ma le scene sono senza dubbio piacevoli e appaganti.

I colori del cielo su pannelli dipinti che mutano con il passare delle ore, il grano nei campi tra cui spiccano i papaveri rossi, i costumi popolani dei contadini che lavorano e che alla fine della giornata si dividono tra le loro case e la vita in piazza scorrono gradevolmente davanti agli occhi. E poi i soldati con le divise blu e gialle che spiccano tra le contadine vestite di bianco e tessuti a fiorellini, i lumi nelle case sullo sfondo quando scende la sera, tutto contribuisce a creare la giusta cornice per questa vicenda amorosa, così particolare, che si articola tra commedia e dramma sentimentale.

Il direttore Roberto Gianola  ha il pregio di eseguire quasi integralmente l’opera con i da capo delle cabalette, con le parti ampliate del coro e con alcuni recitativi che si solito vengono tagliati, mentre alcune variazioni musicali che intercalano i recitativi così come il richiamo  alla marcia nuziale sono un po’, a parer mio, sopra le righe. È invece stonata, senza alcun dubbio, la tromba che accompagna l’ingresso di Dulcamara. Sorge il dubbio che sia un espediente comico studiato a tavolino. In alternativa la posizione del musicista sullo sfondo, ben distante dalla fossa orchestrale, potrebbe aver contribuito ad una esecuzione del pezzo disarmonica.

L’elisir d’amore – Teatro Lirico di Cagliari foto © Priamo Tolu

Nel cast spicca la bella Adina di Martina Gresia che sostituisce l’indisposta Ekaterina Bakanova.

Si capisce subito che il soprano ha padronanza del personaggio. Affronta il ruolo con voce grande e limpida, interpreta  con convinzione e ricchezza di armonici “Della crudele Isotta” e supera con atteggiamento sicuro le agilità in “Per guarir di tal pazzia”. Inoltre interpreta le arie con dovizia di colori, abbellisce i da capo con le giuste variazioni e inserisce una cadenza inusuale sia sulla ripetizione de “La ricetta è il mio visino” sia nel difficilissimo rondò  finale “Il mio rigor dimentica”.

Nemorino ha il bel timbro caldo del tenore David Astorga che già nell’aria “Quanto è bella quanto è cara” dimostra una buona tenuta dei fiati. Alla fine del secondo atto, nel duetto con Belcore in “Ah non sai chi m’ha ridotto” si può apprezzare l’acuto finale tenuto a lungo, con fermezza e con piglio eroico.

Per presenza scenica è un buon Nemorino dal sorriso simpatico e dolce, mentre vocalmente può dare di più. L’impressione è quella di una voce frenata per trattenere una vocalità molto più spinta. Il tenore ha fatto intravedere più volte una voce importante per tono, per declamato e tenuta degli acuti ma sempre dosata con troppa parsimonia. La sua “Furtiva lagrima” è sostanzialmente corretta e il pubblico non risparmia applausi per l’aria più attesa e nota dell’opera, vero banco di prova per qualsiasi tenore. Sono sicura che sarà in crescendo nelle repliche e sarà interessante seguirlo in altri ruoli.

Belcore è interpretato  dal baritono Leon Kim che oltre ad una voce ampia e salda può contare su una bella presenza scenica. Fanfarone e pieno di sé sin dall’ingresso come conviene ad un personaggio spocchioso e superficiale. Voce teatrale ma con una tendenza ad essere un tantino troppo caricaturale nell’interpretazione a scapito della musicalità.

Dulcamara fa il suo spettacolare ingresso su un trabiccolo che sembra uscito dalla penna di Jules Verne, accompagnato da due avvenenti odalische, da due servitori e da una  graziosa ragazza dalla chioma rossa che siede con lui nel “treno brillante”. Il “nobil sembiante” è invece sottolineato da un vestito ricco e sgargiante e una capigliatura da scienziato pazzo. Interprete del ruolo è Giulio Mastrototaro, che conferisce autorevolezza al personaggio con una voce da baritono corposa unita ai vezzi del buffo.  Preciso e con buona dizione snocciola con abilità la cavatina d’ingresso “Udite o rustici”, da buon istrione suscita risatine divertite nella vendita dell’elisir all’ingenuo Nemorino e infonde il giusto brio nei duetti con Adina che scatenano gli applausi del pubblico.

L’elisir d’amore – Teatro Lirico di Cagliari foto © Priamo Tolu

Giannetta è interpretata dal soprano Manuela Cucuccio con la giusta spigliatezza della villanella che mette gli occhi ora su Belcore ora su Nemorino non per amore ma con l’unico scopo di accasarsi. Esatta nel ruolo sia per voce che per abilità attoriali.

Il Coro diretto dal maestro Giovanni Andreoli è attento e puntuale nell’esecuzione in un’opera resa ancora più impegnativa dalla quasi assenza di tagli.  Un’ottima prova per un Coro che qui, in definitiva, appare protagonista più che in altre opere. Partecipa attivamente alle storie d’amore, riceve con sorpresa entusiastica l’arrivo di Dulcamara, tributa onori ai soldati, e commenta con soddisfazione tutto ciò che accade in piazza.  Proprio come accade in un piccolo paese.

Scroscianti applausi concludono l’opera a conferma del  gradimento del pubblico.

Una vera e propria ovazione accoglie l’uscita sul palco del soprano Martina Gresia e del regista Michele Mirabella per un’opera che, senza colpi d’artificio, ha comunque regalato qualche ora di variopinta spensieratezza.

E in fondo quella che è andata in scena, con i suoi pannelli affrescati, le scene agresti, il calore, e i colori, di una calda e festosa serata d’Agosto, è un’ opera che ci mostra un mondo che è così vicino e vivo nei ricordi tanto quanto, in questo momento, appare lontano dalla realtà. Un mondo un po’ più semplice, e vero, verso il quale provare anche un po’ di nostalgia e rimpianto.

Loredana Atzei

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