TEATRO ALLA SCALA: La Calisto di Francesco Cavalli, 10 novembre 2021 – a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: La Calisto di Francesco Cavalli, 10 novembre 2021 – a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 11/11/2021

La Calisto

dramma per musica in un prologo e tre atti

del compositore Francesco Cavalli

su libretto di Giovanni Faustini

basato a sua volta sul poema epico Metamorfosi di Ovidio

 

Direttore Christophe Rousset
Regia David McVicar

Personaggi e Interpreti:

  • Calisto Chen Reiss
  • Diana Olga Bezsmertna
  • Giove Luca Tittoto
  • Giunone Véronique Gens
  • Endimione Christophe Dumaux
  • Silvano Luigi De Donato
  • Mercurio Markus Werba
  • Linfea Chiara Amarù
  • Furia/Eternità Federica Guida
  • Furia/Destino Svetlina Stoyanova
  • Pane/Natura John Tessier
  • Satirino Damiana Mizzi

Scene Charles Edwards
Costumi Doey Lüthi
Luci Adam Silverman
Coreografia Jo Meredith
Video Rob Vale

 

Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici – Les Talens Lyriques

Nuova Produzione Teatro alla Scala

Teatro alla Scala, 10 novembre 2021


C’è solo da chiedersi quanto il pubblico del Teatro Sant’Apollinare di Venezia, in quel tardo autunno del 1651, si riconoscesse o riconoscesse personaggi noti della Serenissima in quelli de La Calisto di Francesco Cavalli, che andava in scena tra lo stupore delle macchine barocche. Tra uomini e dei, ecco allo specchio virtù (poche) e vizi (molti) della Repubblica, all’apogeo del suo splendore e in vista di un declino dolce ma inarrestabile, che da lì a un secolo e mezzo scarso l’avrebbe portata ad ammainare la bandiera del Leone di San Marco.

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

E’ irriverente costume dei tempi (XVII e XVIII secolo) fare ricorso alla maschera del Mito per parlare, irridere e punzecchiare la società del tempo, e chissà che nella finzione dell’infuriata Giunone perennemente  sulle tracce di un consorte fedifrago e infoiato non si siano riviste molte nobili matrone lagunari, che tra una calle, un ponticello e un’alcova c’è il caso che sorprendessero il marito a braghe calate e sottane alzate di qualcun’altra (o calzoni abbassati di qualcun altro, tutto fa brodo, no?). In una città in cui tutto profuma di sesso e trasgressione, il gran padre Giove, tra mentite foreste, suggerite fonti, satiri, ninfe, furie e numi quanto ma quanto umani, mena la danza del piacere, che sfuma, come quasi sempre accade, nella malinconica impossibilità di possedere davvero l’oggetto amato.

La liquida, olimpica bellezza della musica di Cavalli trova piena rispondenza nei versi magnifici del libretto di Giovanni Faustini (tratto da Le Metamorfosi di Ovidio) che tra passione, sensualità, abbandono, licenziosità, ironia e struggimento semplicemente raccontano la vita, quattro secoli fa come oggi.

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

David McVicar, per il nuovo allestimento andato in scena al Teatro alla Scala con grande successo (e quanti giovani in sala, almeno alla mia recita, questo fa riflettere… il barocco parla un linguaggio più assimilabile alla realtà contemporanea, nonostante la forma musicale sia così distante?) ha creato uno spettacolo di indiscutibile bellezza e fascinosa teatralità.

Scena unica (di grande suggestione) di Charles Edwards, che ricrea uno studio astronomico secentesco con enorme telescopio puntato verso il cosmo e pareti ricoperte di libri. In fondo perché il pastore-astronomo Endimione non può essere uno scienziato un po’svagato (siamo nel secolo di Galileo, in fondo), che a testimonianza dal suo essere avulso dalla realtà che lo circonda gira sì in pomposi sbuffi d’epoca ma con le scarpe da ginnastica? Sullo sfondo, dietro le finestre della parete semicircolare e una magica porta/specchio, girano le immagini di foreste, montagne, fiamme, cieli istoriati di astri, Venezia stesa come una molle naiade sul Canal Grande, culla e motore di ogni soave nequizia, e nel finale, sul soffitto, la costellazione dell’Orsa, in cui Calisto è stata tramutata, che annega nel blu della notte (video, realizzati a regola d’arte, di Rob Vale). I costumi di Doey Lüthi sono una meraviglia, fastosi e sardonici a dovere, le luci di Adam Silverman un capolavoro e le coreografie di Jo Meredith ben si inseriscono nel flusso continuo della narrazione drammatica. Perché David McVicar non tralascia nessun momento, non c’è nessun vuoto o calo di tensione. Ogni attimo è recitato e come è recitato! E ogni personaggio è diversificato con minuziosità e scavo del carattere. Guidati da questa mano gli interpreti sono uno più bravo dell’altro; basterebbe citare come la cantante che interpreta Diana ma fa anche Giove che si muta in Diana, in una stordente miscela di sessi e piaceri, differenzia i due ruoli, la donna e l’uomo che si finge donna. In una cornice visiva che potrebbe parere di sfolgorante (sì, sfolgorante) tradizione, tutto è assolutamente modernissimo e reale. Questa è la forza di un grande regista che fa grande teatro.

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Christophe Rousset, alla guida dei suoi Les Talens Lyrique integrati da elementi dell’Orchestra del Teatro alla Scala su strumenti storici, ci ha accompagnati per mano nella fragrante seduzione della musica di Cavalli; suoni morbidi, di toccante astrazione, ma pur sempre fluidi, indirizzati nel dipanare una trama sonora che si fa dramma, autenticità teatrale nel dialogare con le voci e in una parola diventa “verità” che parla attraverso le note. Un incanto sonoro, né più né meno.

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Attori tutti stupefacenti i cantanti in locandina. Nel comparto femminile, una volta riconosciutale la totale adesione al personaggio e un’ammirevole musicalità, la meno coinvolgente timbricamente e come impasto vocale era proprio la Calisto di Chen Reiss. Molto brava Olga Bezsmertna, incisiva e intensa nei panni di Diana e il suo doppio (Giove); grande classe sfoggia l’imperiosa Giunone di Véronique Gens; vivace e scatenata scenicamente Damiana Mizzi come Sartirino. Un successo personale si ritaglia Chiara Amarù nei panni di Linfea, l’ancella di Diana in fregola erotica; simpaticissima teatralmente, il mezzosoprano ha dalla sua un timbro caldo e avvolgente, comunicativo e canta, fraseggia e accenta da fuoriclasse, davvero molto brava.

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Tra gli uomini sugli scudi il controtenore Christophe Dumaux, Endimione di cui si ammirano la tecnica e la poesia di un canto che è un mix di languore e forza, in cui nessun colore, nessun suono va sprecato; e al suo fianco Markus Werba (Mercurio) e Luca Tittoto (Giove), di cui si applaudono in egual misura la solidità vocale e il piglio teatrale, in entrambi i casi carismatico. John Tessier ha fornito sbalzato rilievo a Pane (e Natura nel Prologo) così come Luigi De Donato (Silvano).

Completavano lodevolmente il cast Federica Guida (Eternità/Furia), Svetlina Stoyanova (Destino/Furia) e ancora  Stefania Bovolenta, Elena Dalè, Aurora Dal Maso (Ninfe) e Claudio Pellegrini, Luca Tomao, Antonio Catalano (Satiri).

La Calisto – ph Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

Applausi a non finire e la sensazione di aver assistito a qualcosa di importante, che resterà nella memoria di chi ama teatro e musica.

Nicola Salmoiraghi

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