GENOVA: Norma – Vincenzo Bellini, 2 maggio 2023 a cura di Silvia Campana

GENOVA: Norma – Vincenzo Bellini, 2 maggio 2023 a cura di Silvia Campana

  • 05/05/2023

NORMA

Il sacrilegio di due sacerdotesse nella foresta druidica, l’amore che supera la sete di vendetta, sotto l’algida luce della luna.

Tragedia lirica in due atti
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani da Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet

Edizione critica a cura di
Riccardo Minasi e Maurizio Biondi

Copyright ed edizione
Alkor/Bärenreiter, Kassel

Rappresentante per l’Italia
Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano


  • Norma Vasilisa Berzhanskaya
  • Adalgisa Carmela Remigio
  • Pollione Stefan Pop
  • Oroveso Alessio Cacciamani
  • Clotilde Simona Di Capua
  • Flavio Blagoj Nacoski

 

Scene Serena Rocco

Costumi Valeria Donata Bettella

Coreografie Ran Arthur Braun

Luci Daniele Naldi

Nuovo Allestimento
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
in coproduzione con
Fondazione Teatro Comunale di Bologna

 

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del Coro
Claudio Marino Moretti

Figuranti della Scuola di Teatro di Bologna
Alessandra Galante Garrone

 

Teatro Carlo Felice, 02 maggio 2023


Molto interessante questa presentazione di Norma a Genova, nel nuovo allestimento del Teatro Carlo Felice in coproduzione con il teatro Comunale di Bologna dove lo scorso marzo lo spettacolo ha avuto il suo battesimo, per tutta una serie di fattori che tendono a voler gettare una nuova prospettiva ed una differente apertura interpretativa al sempre più contemporaneo, per i contenuti universali che lo contraddistinguono, capolavoro belliniano.

photo©Marcello Orselli

Riccardo Minasi con questa nuova edizione critica da lui stesso curata insieme a Maurizio Biondi sembra infatti essere mosso dal proposito di riportare alla luce le reali volontà di Bellini analizzando l’autografo, custodito nella Biblioteca del Conservatorio Santa Cecilia a Roma (non testimone però unitario delle intenzioni dell’autore essendo di fatto un insieme di fascicoli assemblati)  confrontandolo, attraverso un lavoro molto accurato, con tutte le fonti dell’epoca a noi pervenute che potessero in qualche maniera contribuire a ricostruire una cronologia dei vari interventi del compositore a questa partitura che, com’è noto, è una delle più complesse della storia del teatro musicale, non esistendo di fatto un’unica versione che possa definirsi autentica e definitiva.

photo©Marcello Orselli

Con una scelta indubbiamente vincente inoltre il Teatro Carlo Felice offre con questa produzione la possibilità di assistere alle due versioni principali dell’opera che, oltre a innumerevoli differenze musicologiche, ne offrono di altrettante prettamente inerenti alla vocalità, accostando un primo cast, in cui Norma è affidata ad un mezzosoprano ed Adalgisa ad un soprano, ad un secondo cast in cui i ruoli si invertono, offrendo il destro ad una serie di interpretazione approfondite quanto diversificate.

In questo prezioso contesto musicale Stefania Bonfadelli, avvalendosi delle efficaci scene di Serena Rocco e di Valeria Donata Bettella ai costumi, presenta la sua lettura registica che certamente per la sua marcata caratterizzazione non mancherà di sollevare polemiche o ammirazione.

photo©Marcello Orselli

Personalmente ho trovato il tentativo di voler impostare il dramma un po’ al di là dei confini noti per introdurne la visione attraverso un panorama dominato dalla guerra e dalla violenza concettualmente molto apprezzabile così come il proposito di voler concentrare l’attenzione sulla figura della protagonista quale crogiuolo dei diversi volti ed espressioni della femminilità. Nonostante un lavoro assai ben fatto e raffinato con gli interpreti ho trovato però proprio nella saturazione di alcuni toni l’aspetto meno condivisibile della pur assai interessante lettura.

photo©Marcello Orselli

Ritengo che la drammaturgia di Norma, ed in particolare la protagonista, risultino perfettamente cesellati in partitura dalla musica di Bellini e dall’efficace libretto di Romani, volerne dunque sottolineare ulteriormente gli aspetti più marcati può a tratti rischiare di portarli nella direzione opposta opacizzandone l’intensità. Così l’impostazione bellica che fa da sfondo tanto risulta a tratti drammaturgicamente vincente quanto rischia di confondere spesso la narrazione sovrapponendo (certo volutamente) temi e contesti. Anche il concetto della sacralità del ruolo che la protagonista ricopre viene messo un po’ in discussione (lei è di fatto un po’ tutto, guerriera, capo carismatico e quant’altro) e la sua stessa credibilità caratteriale (nella scena finale non elabora lei stessa il suo sacrificio ma lo rivela a Pollione) perde potenza ed a tratti reale efficacia drammatica ed espressiva.

photo©Marcello Orselli

Un buon esperimento che ha l’indubbio pregio di far riflettere su questo amatissimo capolavoro belliniano e la giusta o mancata efficacia non sta certo nella chiave temporale ed estetica scelta.

Molto interessante il taglio espressivo offerto dal cast in palcoscenico.

Il giovane mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya, al di là di una vocalità omogenea dalla timbrica raffinata e sicura in tutta l’estensione, offre un ritratto della protagonista forte e potente, declinandolo attraverso un’interpretazione che senza alcuna forzatura espressiva arriva a tratteggiare tutte le forti variabili di questo quanto mai contemporaneo carattere (al quale, a mio modesto parere, la chiave mezzosopranile drammaticamente si adatta) evidenziandone con grande sapienza tecnica (attento uso di piani e mezzevoci sempre teatralmente giustificato) i contrasti e le pulsioni.

photo©Marcello Orselli

Perfettamente centrata nel suo personaggio Carmela Remigio quale Adalgisa piega la sua vocalità ad una intensità espressiva e teatrale sempre presente e mai banale donando un ritratto della giovane sacerdotessa completo e convincente.

Stefan Pop si conferma artista eccellente e professionale e, attento ad ogni sfumatura, ha tratteggiato il suo Pollione con giusta attenzione e misura teatrale.

Poco convincente l’Oroveso delineato da Alessio Cacciamani.

Completavano il cast Simona di Capua (Clotilde) e Blagoj Nacoski (Flavio).

Non sempre perfettamente omogeneo il Coro del Teatro Carlo Felice diretto da Claudio Marino Moretti.

photo©Marcello Orselli

Alla guida dell’orchestra genovese Riccardo Minasi, responsabile di un duplice lavoro che lo impegna nelle due differenti versioni, ben amalgama clangori orchestrali e sofisticate armonie trovando giusta misura espressiva ed ugual equilibrio.

Applausi entusiastici per tutti al termine e qualche fischio per la regia forse da parte di qualche nostalgico delle tradizioni druidiche.

Silvia Campana

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