CAGLIARI: West Side Story – Leonard Bernstein, 15 dicembre 2022 a cura di Loredana Atzei

CAGLIARI: West Side Story – Leonard Bernstein, 15 dicembre 2022 a cura di Loredana Atzei

  • 18/12/2022

Stagione lirica e di balletto 2022

West Side Story

da un’idea originaria di Jerome Robbins

musical in due atti

libretto Arthur Laurents e Stephen Sondheim

musica Leonard Bernstein


direttore James Lowe

coreografia e regia originaria Jerome Robbins

ripresa regia Eric Sean Fogel

 

Personaggi e Interpreti:

  • Tony Andres Acosta
  • Maria Teresa Castillo
  • Anita Amanda Castro
  • Riff Brett Thiele
  • Bernardo Waldemar Quiñones-Villanueva

Jets

  • Action Adam Soniak
  • A-Rab Kyle Coffman
  • Baby John Michael Francis McBride
  • Big Deal Cole Francum
  • Diesel Tommy Sutter
  • Snowboy Steven Paul Blandino
  • Gee-tar Paul HeeSang Miller
  • Anybodys Madison Hertel
  • Graziella Alyssa Sarnoff
  • Velma Amy Romero
  • Minnie Olivia Barbieri
  • Clarice Gabi Simmons
  • Pauline Hannah Kominar Zin

Sharks

  • Chino Juan Caballer
  • Pepe Joseph A. Hernandez
  • Indio Jeffrey C. Sousa
  • Luis Samuel Lee Roberts
  • Anxious Joshua Leon Eguia
  • Nibbles Felipe Panamá
  • Rosalia Abigail Paschke
  • Francisca Gabriella Enriquez
  • Consuelo Kiana “kiki” Rodriguez
  • Teresita Carolina Villaraos
  • Estella Antonia Raye
  • Doc Wynn Harmon
  • Lt. Shrank Zachary Owen
  • Officer Krupke Jerry Kernion
  • Glad Hand Elliot Peterson

produzione originale Francesca Zambello

Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari

scene Peter J. Davison

costumi Jessica Jahn

costumista associata Lynly A. Saunders

ripresa luci A. J. Guban

disegno originale luci Mark McCullough

progettista suono Joshua D. Reid

coreografo Joshua Bergasse

coreografa associata Kiira Schmidt Carper

responsabile balletto Felipe Panamá

direttore di scena Dustin Z. West

coordinamento artistico e produzione USA Colin Michael Brush

coordinamento produzione Europa Retropalco

assistente regia Elliot Peterson

allestimento della Lyric Opera of Chicago, della Houston Grand Opera e del Glimmerglass Festival

 

Teatro Lirico, 15 Dicembre 2022


Il Teatro lirico di Cagliari riesce finalmente a portare in scena il musical “West Side Story” dopo l’interruzione causata dalla pandemia nel 2020 che aveva bloccato lo spettacolo.

Un bel risultato considerato che prima di oggi non era mai stato rappresentato in tutta la Sardegna.

Viene rappresentato ovviamente in lingua originale ma con i sopratitoli in Italiano. Una consuetudine che il lirico di Cagliari adotta in tutte le opere rappresentate.

Nato da un’idea di Jerome Robbins, trasformato in libretto da Arthur Laurents e Stephen Sondheim, e musicato da Leonard Bernstein, “West Side Story” è entrato nell’immaginario collettivo e ne ha permeato la cultura, come succede con i miti di ogni tempo.

E come i miti di ogni tempo la sua storia, di amore e morte, resta sempre attuale.

L’ Orchestra del Teatro lirico di Cagliari abilmente diretta dal M° James Lowe si dimostra a suo agio nelle sonorità del Jazz freddo, e con i ritmi sincopati del bebop contaminati e scaldati dalla musica latino-americana, che costituiscono la cifra stilistica del musical.

La produzione originale è di Francesca Zambello gia nota a Cagliari per aver diretto “La Ciociara” di Marco Tutino,  e l’ allestimento è il risultato di una collaborazione tra la Lyric Opera of Chicago, la Houston Grand Opera e il Glimmerglass Festival.

Pareti piene di graffiti, insegne luminose che illuminano la notte, la coloratissima scena del ballo in un campo da Basketball, la camera povera ma dignitosa nel palazzo dove vive Maria, il Drugstore di Doc dove i Jets si incontrano.

Le scene di Peter J. Davidson, insieme ai costumi colorati di Jessica Jahn, e al suggestivo gioco luci di Mark McCullough ci fanno piombare dritti negli anni ’50 e nei vicoli di una New York in lotta: tanto nelle strade quanto nelle sale da ballo.

Periferie smantellate per la riqualificazione.

 Gruppi di cittadini sfrattati per fare posto a classi più agiate e più “Americane”.

Giovani poveri, organizzati in bande, che si fanno la guerra per una striscia di terra che domani non sarà più loro.

 Gesti quotidiani che si trasformano in danza: il passeggiare in gruppo, il combattimento, la sfida, ma anche la derisione delle autorità, e lo sbeffeggiare la ragazza che rimpiange Portorico. Tutto è musica, tutto è ballo sfrenato.

La regia e la coreografia originarie di Jerome Robbins sono state riprese dal regista Eric Sean Fogel e dal coreografo Joshua Bergasse con una resa narrativa sempre efficace sia a livello drammatico sia per la tempistica dei ritmi comici.

Il cast proveniente interamente dagli USA e tutto di altissimo livello ha reso un’interpretazione convincente in tutte le sue componenti: ballo, canto, recitazione.

La storia vede da una parte i “Jets”, un gruppo composto da ragazzi Italiani, Polacchi, Irlandesi e Ebrei di seconda generazione. Che per questo si sentono un tantino più Americani dei Portoricani che stanno arrivando a frotte nel quartiere e ai quali non sono disposti a cedere nemmeno un centimetro di territorio. Il loro capo indiscusso è Riff.

West Side Story photo©Karli Cadel

Dall’altra parte gli “Squali”, il gruppo composto da Portoricani con a capo Bernardo. Di diverso hanno solo la pelle più scura e un qualcosa impossibile da perdonare: la speranza.

Quella che i Jets hanno perso.

In questa guerra tra poveri senza vincitori spiccano due giovani: Maria e Tony. Si vedono al ballo, si baciano, si innamorano nonostante il diverso colore della pelle, la diversa lingua, il diverso gruppo di appartenenza. Eh si, perché Maria è la sorella di Bernardo capo degli Squali e Tony è il miglior amico di Riff e con lui fondatore dei Jets.

Ma l’amore, da che mondo è mondo, non conosce regole.

Valeva per Romeo e Giulietta nella Verona del 1300 e vale per Maria e Tony nelle strade dell’Upper West Side di New York.

Maria è interpretata con voce flautata da Teresa Castillo, soprano con alle spalle numerosi ruoli operistici. Da Rosina nel “Barbiere di Siviglia” ad Amina nella “Sonnambula”. Solo per fare due esempi.

Il momento più spassoso è quando lei canta, insieme alle amiche “I’m feel pretty…” con una improbabile parrucca bionda nei panni ancora più improbabili di una improvvisata Miss America.

 È il sapere di essere amati che la fa sentire più bella, anche se agli occhi degli altri è solo più folle.

Tony è il tenore Andres Acosta che sfodera un canto lirico dal bel timbro, in cui la potenza è coniugata alle sfumature, come si evince subito dal grande controllo sui pianissimo dell’aria “Maria…”. Tra i ruoli che ha affrontato nel teatro dell’Opera quello di Nemorino nell’ “Elisir d’ Amore” e quello di Edgardo nella “Lucia di Lammermoor”.

Il personaggio di Anita, la ragazza di Bernardo e amica di Maria, è ricoperto da Amanda Castro, artista poliedrica laureata al California Institute of the Arts. Abile ballerina caratterizzata da una calda voce blues naturalmente seducente e molto espressiva.

Riff, il capo dei Jets, è adeguatamente portato in scena da Brett Thiele. Buon ballerino, buone doti canore e un’interpretazione da Ras di quartiere persuasiva.

Caratteristiche che valgono per tutto il numerosissimo cast che comprende i ragazzi che interpretano i Jets, quelli che fanno parte degli Squali, e le ragazze di entrambe le fazioni.

Funzionali Wynn Harmon, Zachary Owen e Jerry Kernion che interpretano rispettivamente Doc, il Tenente Shrank e l’Agente Krupke.

Al di là della bella storia d’amore che sboccia con le stesse difficoltà di un fiore nel deserto trovo che meritino particolare attenzione due dei momenti più profondi dell’opera che ci arrivano mutuati dall’ironia e dalla dissacrazione.

Quello in cui Anita distrugge sistematicamente i sogni di Rosalia, una ingenua e trasognata Abigail Paschke, che vorrebbe tornare a casa e che dipinge Puerto Rico secondo gli stereotipi dei gringos, e quello in cui un carismatico e sottilmente perfido Adam Soniak nei panni di Action,  insieme al resto dei Jets, si fa beffe dell’Agente Krupke e  anche di tutto il sistema Giudiziario Americano.

E sono esattamente due aspetti della vita che non sono cambiati di una virgola a dispetto dei tempi e della latitudine in cui si vive.

Il finale è tutto in quello sparo che squarcia la notte e colpisce Tony alle spalle.

 Lei lo stringe tra le braccia cantando “Hold my hand and I’ll take you there, somehow…”, lei ha la nella voce le note del pianto, lui alterna al canto i rantoli della morte.

Quando muore la ragazza, piena di rabbia e di odio, prende la pistola e si rende conto di avere due alternative: Uccidere i colpevoli, o uccidersi.

Sceglie la terza. Abbandona la pistola e il desiderio di vendetta.

Nella consapevolezza dell’inutilità di aggiungere orrore all’orrore e nella speranza di una pace.

Loredana Atzei

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