TEATRO COCCIA di NOVARA: LA RIVALE 1 dicembre 2016, ore 20.30

TEATRO COCCIA di NOVARA: LA RIVALE 1 dicembre 2016, ore 20.30

  • 23/11/2016

Opera in un atto dall’omonimo racconto di Eric-Emmanuel Schmitt

Prima esecuzione assoluta giovedì 1° dicembre 2016

 

Libretto di ALBERTO MATTIOLI

Musica di MARCO TARALLI

Con Tiziana Fabbricini nel ruolo della protagonista

Direzione d’orchestra MATTEO BELTRAMI

Regia MANU LALLI

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

Debutta in prima assoluta, commissionata e prodotta da Fondazione Teatro Coccia, l’opera del compositore Marco Taralli su libretto di Alberto Mattioli, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Éric-Emmanuel Schmitt

 

Teatro Coccia di Novara, 1 dicembre 2016, ore 20.30

 

Nel ruolo della diva, rivale di Maria Callas, Tiziana Fabbricini

Novara, 22 novembre 2016. Prosegue nella stagione 2016/2017 l’esperienza del Teatro Coccia di Novara che da quattro anni commissiona la composizione di un’opera ad un autore contemporaneo. Quest’anno il maestro Marco Taralli ha composto, per debuttare giovedì 1° dicembre 2016, un’opera tratta dal racconto del 2007 di Éric-Emmanuel Schmitt La Rivale. La creazione – dalla lunga gestazione (avviata a inizio 2015) – si avvale del libretto di Alberto Mattioli, giornalista, critico musicale e scrittore, per la regia di Manu Lalli e in buca l’Orchestra dei Talenti Musicali, diretta dal maestro Matteo Beltrami.

L’evento segna il ritorno in scena di Tiziana Fabbricini nei panni della protagonista, a quattro anni dalla sua ultima apparizione in Nûr, dello stesso Marco Taralli, al Festival della Valle d’Itria 2012. Il soprano che con l’ammirabile e coraggiosa prova del ‘90 contribuì a riportare stabilmente al Teatro alla Scala La Traviata recita la parte della Diva: una diva in disarmo dalla vita che si trova costantemente confrontata con il fantasma della cantante rivale che, “sul più bello” (nella carriera di un cantante, spesso coincide con il momento di maggior esposizione, a rischio “tonfo”), le soffiò lo scettro di Divina.

 Gli autori del melodramma in un atto entrano a pie’ pari nella dimensione metateatrale dando vita ad uno scorcio del mondo dell’Opera sapido e “storicamente informato”, nella resa dei suoi vizi, soprattutto, e di qualche sua virtù, come quello d’essere follemente appassionante, in primis.

 Commissionando e producendo opere contemporanee, il Teatro Coccia investe di fatto nel futuro della lirica italiana e intende avvicinare al teatro anche un pubblico più giovane. Quest’anno la scelta dell’opera di Taralli risponde alla chiamata con grande coerenza, grazie al senso dell’umorismo con cui si approccia al tema e al mondo dell’Opera e la capacità musicale del compositore di avvicinare linguaggi apparentemente lontani, come ad esempio il belcanto e il rap.

Anticipa Marco Taralli: “Scrivere un’Opera nuova oggi significa per me proseguire nel solco tracciato dalla nostra importante tradizione lirica – che in Italia non ha mai smesso di essere viva – alla luce delle suggestioni della mia contemporaneità, e utilizzare un linguaggio che oggi più che mai continua ad avere una straordinaria forza espressiva, in grado di coinvolgere generazioni anche molto distanti tra loro. Per me La Rivale segna il debutto nel genere buffo, sebbene l’opera non sia soltanto comica – nei suoi risvolti esistenziali, è persino crudele – e sono felice che ciò sia avvenuto in questa fase, la cosiddetta “maturità”, riallacciando il mio percorso personale con una tradizione in cui l’operato dei compositori italiani è stato storicamente determinante”.

Ho trovato piuttosto divertente scrivere il libretto di un’opera sull’opera – racconta dal canto suo Alberto Mattioli, giornalista de La Stampa e critico musicale “ninja” specializzato nella lirica e nelle forme di dipendenza che essa ingenera (“l’operoinomania”) – un’opera al quadrato per così dire, non esente da un certo gusto per la presa in giro; soprattutto delle bassezze commesse da un certo tipo di pubblico (“le care salme”, più volte rassicurate dal critico nei suoi interventi, ndr) che nulla comprende di questo mondo. Mi sono tolto qualche sfizio e regolato un po’ di conti”.

In linea con la desolante constatazione del suo sentirsi invisibile, ho scelto di far muovere Carmela Astolfi in una scena inizialmente affollata dagli oggetti del suo passato operistico che lentamente spariscono a rappresentare la progressiva presa di coscienza dell’inutile e mistificante visione che lei ha di se stessa – racconta nelle note di regia Manu Lalli – In un momento storico nel quale appare diffuso e quasi compulsivo l’interesse alla visibilità, e nel quale la presenza sui mezzi di comunicazione giustifica il fatto stesso di esistere, appare ancora più interessante il finale di quest’opera”.

La Rivale è la storia di Maria Callas raccontata dalla sua più acerrima rivale, nella finzione chiamata Carmela Astolfi, da un inedito e poco celebrativo punto di osservazione, quindi, che consente tanto a Schmitt che a Mattioli di schivare l’approccio agiografico alla rievocazione della Divina e di regalare un racconto dissacrante e divertente, ricco di aneddoti gustosi e di osservazioni molto competenti sul mondo della lirica.

La Astolfi, che prima dell’avvento della Callas, era stata il soprano più amato dal pubblico, torna dal suo esilio argentino a Milano dopo tanti anni di assenza. È ormai una donna anziana, inacidita dai ricordi dei successi della sua rivale (che è morta da anni). Entra alla Scala per ritrovare l’atmosfera dei suoi giorni di gloria e si trova faccia a faccia con un gruppo di turisti, ai quali la guida spiega che Maria Callas è stata la voce più bella di tutti i tempi e che non ha mai conosciuto rivali capaci di contenderle lo scettro della lirica. Per la soprano questo è un colpo, e solo il primo, che la trascinerà in una straziante ma anche, per i lettori, comica rievocazione della feroce sfida tra le due primedonne della lirica. Schmitt così fa raccontare all’inferocita rivale tanti episodi pubblici e privati dell’ascesa e del trionfo di Maria Callas, che Mattioli e Taralli trasformano abilmente in una serie di quadri a tema musicale: arie, rap.

Nel ruolo del Melomane Antonio, il basso Daniele Cusari, Don Bartolo e Salvatore è il tenore Giulio Pelligra, la giovane commessa è il soprano Giulia Perusi, la badante Annina, il mezzosoprano Simona di Capua, la maschera è il baritono Daniele Piscopo e la turista e commessa anziana il soprano Eleonora Boaretto.

La produzione è sostenuta da Fondazione CRT-Cassa di Risparmio di Torino e Itof srl. La stagione 2016/2017 è realizzata con il contributo di Comune di Novara, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Piemonte, Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione Banca Popolare di Novara, Gruppo DeAgostini.

Biglietti dai 15,00 ai 30,00 euro in vendita su www.fondazioneteatrococcia.it oppure presso la biglietteria del teatro in Via Rosselli, 47 a Novara, aperta da martedì a sabato con orario 10.30 – 18.30 (t. 0321.233201).

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