GENOVA: Lucia di Lammermoor, 5 GIUGNO 2018

GENOVA: Lucia di Lammermoor, 5 GIUGNO 2018

  • 07/06/2018

Lucia di Lammermoor

Dramma tragico in due parti e tre atti di Salvatore Cammarano

Musica di Gaetano Donizetti

 

Direttore Andriy Yurkevych

Regia Lorenzo Mariani

 

 Personaggi e interpreti :

  •  Miss Lucia  Elena Mosuc
  • Sir Edgardo di Ravenswood  Luciano Ganci 
  • Lord Enrico Ashton Federico Longhi 
  • Raimondo Bidebent  Alessio Cacciamani
  • Lord Arturo Bucklaw Blagoj Nacoski
  • Alisa Carlotta Vichi
  • Normanno Didier Pieri

Orchestra del Teatro Carlo Felice

Coro del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Franco Sebastiani

Nuovo allestimento in coproduzione Fondazione Teatro Carlo Felice –

Fondazione Teatro Comunale di Bologna– ABAO-OLBE di Bilbao


L’ineluttabile destino, sembra essere il lite-motive della narrazione di questa Lucia ad opera del regista Lorenzo Mariani, che nel libretto di sala ci racconta delle sue personali emozioni in perfetto stile sindrome di Stendhal di fronte ad un particolare del dipinto di John Everett Millais d’epoca vittoriana: “Guardo questo quadro e sento tristezza. Mi parla di tragedia e di morte. Capisco che in questa sensazione che trasmette, il ritratto è dolorosamente vero. E che la storia di Edgardo e Lucia andrà così, come le loro espressioni raccontano”. Di qui, forse, la decisione di svelarci già con la prima apertura del sipario quello che sarà il finale: la triste sorte di Lucia che porrà fine alla sua esistenza impiccandosi. Un’immagine truce che è solo l’anticipazione di quella che sarà una narrazione all’insegna di una violenza sanguinaria sulla quale si vuole attirare l’attenzione dello spettatore e che inevitabilmente va a scapito dell’aspetto più sublime legato più alla poetica di quell’amore romantico fortemente contrastato e del conseguente precipitare nello stato di pazzia che porterà Lucia alla morte. Diversamente qui si percepisce un personaggio che appare di facili costumi, si pensi al suo atteggiarsi con la sigaretta, più incline alla disobbedienza che al sogno d’amore che non consumerà. Pronta più ad una vendetta isterica che non all’autodifesa, e che porterà il cadavere del marito sulla tavola degli ospiti… e se è vero che la pazzia rivela forze fisiche inaspettate, c’è comunque da chiedersi come una gracile e graziosa donnina possa trascinare un corpo dalla stanza da letto sin nel salone per poi metterlo sul tavolo per mostrarlo ai convenuti. Non quindi la follia, ma più l’opera di un demone figlia della cinematografia horror. Sorvoliamo infine su molti altri dettagli, tra i quali il tentativo di violenza incestuosa attuato dal fratello. Delle scene di Maurizio Balò si può dire che sono funzionali e a tratti anche sorprendenti e accattivanti, anche grazie alle ottime proiezioni operate da Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii. I costumi di Silivia Amoynino fanno uso del tradizionale kilt scozzese, con relativa distinzione dei tartan per le due famiglie, senza prestare attenzione alla datazione che ne vede l’uso ben due secoli dopo e quindi ponendosi fuori epoca. Dubbio gusto nell’impiego di calzettoni femminili con netto richiamo ai clan d’appartenenza, dei collant e scarpe nere su di un abito nuziale bianco a tre quarti. Lo stesso si dica della coreografia che, inutile dirlo data l’ormai chiara decontestualizzazione del dramma, ci propone un balletto che in altri costumi si presterebbe meglio ad una danza tribale.

Altra partita è quel che concerne l’aspetto musicale già a partire dall’inappuntabile direzione del Maestro Andriy Yurkevych, direttore musicale presso la Polish National Opera Teatr Wielki, alla guida dell’eccellente Orchestra e dell’altrettanto eccellente Coro del Teatro Carlo Felice ottimamente istruito dal Maestro Franco Sebastiani. Arrivando ai solisti, non si possono che elogiare le qualità della protagonista interpretata dal soprano Elena Mosuc che ancora ci sorprende per lo slancio svettante nei sovracuti (FA compreso) gestiti con gusto musicale e per la grande professionalità che la contraddistingue. Benissimo anche il tenore Luciano Ganci nei panni di Edgardo e che porta a casa una recita di tutto rispetto. Il baritono Federico Longhi, nonché Enrico, conferma le sue doti di nobile interprete con voce potente e ben proiettata ed una presenza sulla scena che è ormai una garanzia. Molto bene il Raimondo di Alessio Cacciamani cui seguono l’Arturo di Blagoj Nacoski, la brava Carlotta Vichi nel ruolo di Alisa e infine il Normanno di Didier Pieri.

Pubblico entusiasta, quello genovese, che da quanto si evince dal libretto di rappresentazioni dalla prima della Lucia del lontano 1836, ne deve aver viste molte e di ogni.

Roberto Cucchi

 

 

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