SKOPJE (Macedonia): AIDA 31 maggio 2018

SKOPJE (Macedonia): AIDA 31 maggio 2018

  • 05/06/2018

direttore: Bisera Chadlovska

regia: Dejan Proshev

 personaggi e interpreti:

  • Aida Anna Lucrezia Garcia
  • Radames Walter Fraccaro
  • Amneris Sofia Janelidze
  • Ramfis Vladimir Sasdovski
  • Amonasro Marjan Janovski
  • Re n.p.
  • Sacerdotessa Aleksandra Lazarovska Vasilevski
  • Un Messaggero Marjan Nikolovski

 Scene Zoran Kostovsky

Costumi Elena Doncheva


Entrando per la prima volta nel centro di Skopje, capitale della Macedonia (ufficialmente e provvisoriamente FYROM – Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), e senza nulla sapere, si ha la sensazione, parlando in termini anche troppo semplicistici (ma siamo qui per parlare di lirica e non già di politica) di entrare in un’ambientazione disneyana. Di fatto saltano subito all’occhio le costruzioni neoclassiche ma di recentissima edificazione, la quantità smisurata di statue raffiguranti i nomi illustri che rappresentano il panorama artistico e culturale della nazione dislocate un po’ ovunque, e ancor più i due velieri (veri e propri edifici che avrebbero dovuto essere in stile barocco) adibiti a bar-ristorante “ancorati” nel fiume Vardar tra due ponti che non gli permetterebbero neppure idealmente di potersi più muovere. Dell’antica architettura, compresa quella romana, non resta praticamente nulla e questo in seguito a due terremoti, il più recente, quello del 1963 che ha praticamente raso la città al suolo. Da qui il grande progetto di riedificazione attuato con l’aiuto delle Nazioni Unite nel periodo dell’allora Jugoslavia su progetto di architettura brutalista del giapponese Kenzo Tange. Con l’indipendenza della Macedonia (dichiarata nel 1991 e riconosciuta nel ’93), nel 2010 il governo ha dato il via ad un piano di rinnovamento urbano denominato Skopje 2014 ampiamente contestato dalla popolazione tanto per l’entità dell’investimento quanto per il “dubbio gusto”. Contestazioni ad oggi ancora ben visibili sotto forma di macchie causate da bombe di vernice lanciate su ogni “monumento”. Un progetto faraonico, termine con il quale si intendono tutte quelle conseguenze che ne derivano, che ha senza dubbio sottratto risorse ad altre e ben più urgenti questioni in quella che è la nazione più povera d’Europa e di quella Europa politica della quale aspira a far parte. Il tutto si potrebbe riassumere in un tentativo, se vogliamo discutibile, di riaffermare l’identità di un popolo il cui recente riconoscimento ufficiale ha avviato ad un percorso non privo di difficoltà e discussione ma che di certo porterà nel tempo ad una soluzione degna. Le energie ci sono e il paesaggio naturale lo consente. Ciò detto se ne apprezzano sia la cordialità che l’atmosfera piacevole che avvolge il visitatore percorrendo, o fermandosi a pranzare in uno dei tantissimi e ottimi ristoranti sulla Kej 13-ti Noemvri 8, la strada pedonale che costeggia il fiume, ed è da lì che attraverso l’Art Bridge, con i suoi bronzi, si accede alla piazza Santa Madre Teresa di Calcutta (orgoglio nazionale noto in tutto il pianeta) dove ha sede il Teatro d’Opera e Balletto.

La struttura si presenta nelle sue vesti originali, ovvero di architettura brutalista e a dispetto di quanto ideato nell’ambito del progetto di riqualificazione Skopje 2014, è assolutamente bella così come è, non fosse che per il cattivo stato di manutenzione. Il mio personale pensiero è che urgono investimenti che volgano alla conservazione di quello che appare come un autentico moderno gioiello, concepito sulla base di quelle che furono e ancor sono le esigenze di un teatro stabile, dove i dipendenti nonché artisti, beneficiano di un camerino che è quasi una seconda residenza utilizzata al pari di una dimora. Aperto 24 ore su 24, dove si dispone di molte sale per provare, di pianoforti in quantità e non ultimo di una sala di circa 900 comodi posti a sedere con ottima visibilità sulla scena ed una buona acustica. Il palco dispone di una macchina oleodinamica in grado di variare rapidamente l’assetto geometrico del piano per formare declivi o piani sollevati che diversamente andrebbero realizzati con praticabili il cui montaggio richiederebbe molto tempo e costi di realizzazione.

Qui, e in occasione del centenario della nascita del soprano nazionale Danka Firfova, della quale si è molto parlato (ma va detto, in lingua macedone!) e potuto ascoltare nel foyer prima della recita, è andata in scena la rappresentazione di Aida sotto la direzione del Maestro Bisera Chadlovska che ha dato una buona prova di sé e di aver ben inteso il dramma musicato da Giuseppe Verdi. La regia ad opera di Dejan Proshev si colloca in quell’area che possiamo definire come rispettosa della tradizione, funzionale ed appagante. Allo stesso modo, le scene di Zoran Kostovsky e i costumi di Elena Doncheva, se pur realizzate con mezzi minimi appaiono gradevoli alla vista e svolgono in pieno il loro compito.

Cast stellare ad opera del casting manager italiano Roberto Moretti per i ruoli primari, a partire dall’ottima Aida interpretata dal soprano venezuelano Anna Lucrezia Garcia le cui qualità sono ben conosciute ed apprezzate nel panorama internazionale come la potente e bellissima voce e i piani delicati  e sonori. Strepitosa nel duetto con Radames che, è il caso di dirlo, è incarnato dal nostro Walter Fraccaro, veterano del ruolo e che ancora presenta il personaggio con voce fresca e limpida, slanciato negli acuti e sempre apprezzabile in tutto il registro. Amneris della quale si conferma ottima interprete il mezzosoprano Sofia Janelidze, di origine georgiana  (residente in Italia da un decennio), che dà il meglio di sé nella difficile scena del giudizio, conferendo al personaggio drammaticità e pathos attraverso una vocalità solida e ricca di spunti emozionali. Il basso macedone Vladimir Sasdovski è un ottimo interprete di Ramfis ed è già conosciuto e largamente apprezzato sul suolo italiano. Il baritono Marjan Janovski è un ottimo Amonasro dalla voce prorompente e ben proiettata. Il basso Alexandar Stefanoski viene purtroppo sostituito all’ultimo momento, causa indisposizione, da un imprecisabile interprete che si prepara nottetempo con il coraggio di chi deve e i risultati che ne derivano. Bravi la Sacerdotessa di Aleksandra Lazarovska Vasilevski e il Messaggero Marjan Nikolovski.

Lodevole nel complesso il lavoro di tutte le maestranze in gioco per un risultato finale che è valso una standing-ovation e lunghissimi applausi di un pubblico folto ed entusiasta.

la Redazione

                                                                  

 

 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Post