Dal 9 al 15 dicembre la nuova Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival

Dal 9 al 15 dicembre la nuova Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival

  • 08/12/2015

Dedicato a Puccini. Un progetto per Bohème”

Dal 9 al 15 dicembre la nuova Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival

9 dicembre Teatro Alighieri – La bohème
10 dicembre Teatro Alighieri – Mimì è una civetta
11 dicembre PalaCredito di Forlì – “Recital pucciniano”
12 dicembre Teatro Alighieri – La bohème
13 dicembre Teatro Alighieri – Mimì è una civetta
14 dicembre Teatro Alighieri – La bohème
15 dicembre Teatro Alighieri – Mimì è una civetta (matinée per le scuole)

È con La bohème che si apre domani (20.30 al Teatro Alighieri, repliche il 12 e il 14 dicembre) la Trilogia d’autunno di Ravenna Festival dedicata a Giacomo Puccini e incentrata proprio su quello che è il suo capolavoro più amato e che più di ogni altro ha lasciato segni profondi in tutta la produzione musicale del Novecento così come nel nostro immaginario, per la capacità di “raccontare” la vita, gli amori, le aspirazioni e le illusioni di una giovane generazione alla ricerca di se stessa e del proprio futuro.

Bohème©Silvia Lelli5047-1Regia e ideazione scenica sono di Cristina Mazzavillani Muti che, dopo le trilogie verdiane, porta sul palcoscenico dell’Alighieri la vicenda della fragile Mimì, dell’amore che travolge lei e Rodolfo, e dei sogni disillusi dei giovani e scapigliati artisti che li circondano. Sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini il maestro Nicola Paszkowski, bacchetta fidata delle trilogie autunnali. Protagonisti dell’opera sono: il soprano Benedetta Torre (Mimì), il tenore Alessandro Scotto di Luzio (Rodolfo), il soprano Damiana Mizzi (Musetta, nella recita del 14 intepretata da Maria Mudryak) e il baritono Matias Tosi (Marcello). Completano il cast: Daniel Giulianini (Schaunard), Luca Dall’Amico (Colline), Giorgio Trucco (Benoît) e Graziano Dallavalle (Alcindoro). L’opera è coprodotta con il Lithuanian National Opera and Ballet Theatre di Vilnius – dove debutterà il 31 dicembre in occasione della serata di gala del teatro della capitale lituana – e con le Fondazioni Teatri di Piacenza e Teatro Coccia di Novara dove andrà in scena nella stagione 2016/17. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati mentre il Coro di voci bianche Ludus Vocalis è diretto da Elisabetta Agostini.

Bohème©Silvia Lelli5854-1Una Bohème che, nelle intenzioni della regista, si lascia alle spalle il manierismo proprio di una certa tradizione interpretativa per rivelare la propria complessità e densità di significati, un’opera insomma che “non ha nulla di farsesco o lezioso, ed è invece intrisa di uno spirito ironico, disincantato e a tratti anche feroce e impietoso”. In cui emerge la “la solitudine livida e insoddisfatta che attanaglia ogni personaggio” perché, come spiega la stessa regista, “laddove c’è lo scherzo sento il beffardo, dove c’è il farsesco avverto la cattiveria sottile, dove c’è il pianto sento l’urlo e dove c’è amore intravedo invece incomprensione, mentre dove c’è amicizia sento solo incomunicabilità”.

Una lettura che si specchia nelle forme e nei colori dei capolavori di Odilon Redon, protagonista della grande costellazione Simbolista in cui brillano Gustave Moreau, Paul Gauguin, Stephane Mallarmé. Percorrendo, infatti, ancora una volta le strade dell’high tech, con scene virtuali e proiezioni in grado di proiettare il pubblico attraverso paesaggi visionari, è proprio all’inesauribile fantasia onirica del pittore francese, alla sua capacità di infondere in ogni segno grafico le metamorfosi indotte dalla memoria e dall’immaginazione, che si ispira tutto l’impianto visuale dell’opera: realizzato grazie all’esperienza e alla perizia del collaudato team creativo formato da Vincent Longuemare per le luci, Davide Broccoli video programmer e Alessandro Lai per i costumi, cui si aggiunge la collaborazione dell’innovativo videomaker David Loom.

Mimi(Torre)_Rodolfo(Scotto_Di_Luzio)©Silvia Lelli4666-1Dunque, nell’oscurità di una scena in cui si rifrangono, trasfigurati e riletti, frammenti pittorici redoniani – dalla poetica semplicità di un fiore, ai profili di un paesaggio di città, fino alle ciglia di un occhio attraverso cui intravedere la realtà… – si dipanerà la tragedia della giovinezza e, al tempo stesso, l’inno all’amore ma anche alla disinteressata vocazione artistica, tratteggiata da Henri Murger in “Scènes de la vie de bohème”, il romanzo uscito a puntate nel 1845 poi trasformato in commedia di successo. Fu la modernità post-romantica di quel testo ad attrarre Giacomo Puccini, e i suoi fidi e straordinari librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, che lo scelse come soggetto della sua nuova opera, appunto La bohèmeche, debuttando il primo febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sotto la direzione di Arturo Toscanini, lo avrebbe consacrato definitivamente al successo. Un’opera che apre una porta verso il domani, che è già pieno Novecento, che conduce a Prokof’ev e a Berg, fino a Stravinskij e più oltre, al musical, a Gershwin, a Cole Porter, a Bernstein… e verso la quale molta della musica “moderna” è debitrice.

Le “scene di vita” hanno per protagonisti quattro giovani e squattrinati artisti, il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il filosofo Colline e il musicista Schaunard, che insieme condividono gli entusiasmi della giovinezza in una povera e fredda soffitta parigina: è lì che Rodolfo incontra per la prima volta Mimì, è lì che se se ne innamora, ed è lì che la giovane ragazza morirà di quel male, la tisi, che fin da subito mina la sua salute. Al loro amore si intreccia quello altalenante ma sincero che lega Marcello a Musetta. Ma è in Mimì, nella sua figura piena di vita e di speranza, e al tempo stesso gracile e fin dall’inizio destinata alla morte, che si condensa il senso del dramma: è lei che simbolicamente incarna il tempo della giovinezza e dell’amore, il tempo che passa e non ritorna, quella stagione della vita unica e irripetibile.

La Trilogia d’Autunno che conclude la XXVI edizione di Ravenna Festival è realizzata con il sostegno dal Ministero dei Beni Culturali, di Comune e Regione Emilia Romagna e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Hormoz Vasfi, Unicredit Banca, CMC Ravenna, Unipol Banca e Gruppo Nettuno”.

Info: tel. 0544249244 – www.ravennafestival.org

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