VERONA: Turandot – Giacomo Puccini, 30 giugno 2018

VERONA: Turandot – Giacomo Puccini, 30 giugno 2018

  • 07/07/2018

Direttore d’Orchestra Daniel Oren

Regia e Scene Franco Zeffirelli

Personaggi e Interpreti:

  • Turandot Anna Pirozzi 
  • Imperatore Altoum Antonello Ceron
  • Timur Giorgio Giuseppini
  • Calaf Gregory Kunde 
  • Liù Vittoria Yeo 
  • Ping Federico Longhi
  • Pong Francesco Pittari
  • Pang Marcello Nardis
  • Un mandarino Gianluca Breda
  • Il Principe di Persia Ugo Tarquini

 

Costumi Emi Wada

Movimenti coreografici Maria Grazia Garofoli

Lighting design Paolo Mazzon

Coro di Voci bianche A.d’A.MUS. diretto da Marco Tonini

Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona


Torna in Arena lo storico allestimento della Turandot di Franco Zeffirelli. E per “storico” si vuole fare riferimento alla più nobile accezione del termine che ne descrive l’importanza e non già la datazione che risale al vicinissimo 2010. L’allestimento venne poi rappresentato in apertura di stagione l’anno seguente a Muscat, in Oman, “realizzando così il desiderio espresso da tempo dal sultano Qabus bin Said”, come riportato sul sito ufficiale del regista.

Personalmente non nutro un grande amore per le regie del Maestro, che identifico, come già espresso in altre recensioni, quali figlie della cinematografia hollywoodiana. Questo facendo riferimento al Trovatore e alla Carmen areniane. Diverso è stato l’impatto visivo, e se vogliamo emotivo, di questa Turandot. Forse perché se pur di dimensioni notevoli, così come il palco areniano richiede, è caratterizzata da una scena più raccolta, nella cui cornice e nonostante le masse, è decisamente più facile individuare gli interpreti principali. L’impressione che si aveva avuto delle due precedenti, è che fossero pensate per le riprese cinematografiche e la post-produzione. Cosa che, sempre a mio umile parere, non funziona a dovere in teatro. In questo caso le cose sono molto diverse. Restano un’iconografia forse eccessiva per i tempi moderni ed una suntuosità persino sfarzosa che se pur di buon gusto sembra essere studiata al solo scopo di scatenare quell’immancabile effetto “wow” che caratterizza i suoi spettacoli. Ciò detto, credo che nessuno al pari di lui sia mai stato in grado di muovere con intelligenza interpreti e masse, cosa che in brevi termini si traduce nel saper dare un senso alla rappresentazione. L’uso dell’oro all’interno delle mura del palazzo imperiale è in netto contrasto con l’esterno vissuto da una sudditanza violentemente ridotta all’obbedienza e alla fame. Interessante la scelta di far uscire Turandot dalle mura della città proibita per andare incontro a Calaf e al proprio destino, quasi a voler evidenziare l’intimo desiderio d’essere amata. Meno felice la scena dell’apparizione su di una torretta laterale mentre l’attenzione è rivolta al centro della scena sull’immagine dell’imperatore.

Più che corretta la direzione di Daniel Oren, molto attento alle voci e puntualissimo, alla guida dell’inappuntabile Orchestra dell’Arena di Verona. Bellissimi i costumi di Emi Wada e ottime le luci di Paolo Mazzon.

Arrivando agli interpreti e partendo dalla protagonista interpretata da Anna Pirozzi, non si può che sottolinearne la solidità ed elogiarne le qualità vocali. Una recita tutta in crescendo per un felicissimo debutto che ne conferma la maturità artistica. Debutto anche per Gregory Kunde che si cala nel ruolo di Calaf regalandoci momenti emozionanti ed un bis del “nessun dorma” richiesto a furor di popolo con un’ondata di battimani e piedi come solo all’Arena di Verona è possibile assistere. Molto bene anche Vittoria Yeo, tanto nell’aria “signore ascolta” così come nel successivo e finale intervento “tu che di gel sei cinta”. Molto buono il terzetto Ping – Pong – Pang capeggiato dall’ottimo baritono Federico Longhi sempre più impegnato sul mercato estero (oserei dire fortunatamente per lui ma purtroppo per noi). Bravissimo vocalmente e negli impegnativi movimenti scenici, insieme con Francesco Pittari e Marcello Nardis. Momenti di intensità ci arrivano dal Timur di Giorgio Giuseppini in special modo nella straziante scena della morte di Liù. Corretti l’Imperatore di Antonello Ceron, un mandarino di Gianluca Breda e nella pur minima parte del Principe di Persia Ugo Tarquini.

Ottimo come sempre il Coro dell’Arena preparato da Vito Lombardi e il Coro di Voci bianche A.d’A.MUS. preparato da Marco Tonini.

Arena stracolma fin nelle ultime gradinate e standing-ovation con interminabili applausi finali.

Roberto Cucchi

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