TONE ON THE STONES: AIDA 20 luglio 2019

TONE ON THE STONES: AIDA 20 luglio 2019

  • 31/07/2019

Aida

opera in quattro atti di Giuseppe Verdi

su libretto di Antonio Ghislanzoni

(basata su un soggetto originale dell’archeologo francese Auguste Mariette)

 

Direttore Aldo Salvagno

Regia di Renato Bonajuto

Personaggi e Interpreti

  • Aida: Marta Mari
  • Radames: Samuele Simoncini
  • Amneris: Maddalena Calderoni
  • Ramfis: Fulvio Fonzi
  • Amonasro: Daniel Ihn Kyu Lee
  • Re d’Egitto: Luca Gallo
  • Un messaggero: Riccardo Benlodi
  • Sacerdotessa: Leonora Tess

 

Progetto video immersivo a cura di Aesop Studio

Orchestra Filarmonica del Piemonte

Coro Schola Cantorum S. Gregorio Magno

Balletto a cura di Giuliano De Luca

Costumi di Artemio Cabassi
Scenografo di Palcoscenico Danilo Coppola
Una produzione di Tones on the Stones in collaborazione con il Teatro Coccia di Novara


La mia personale esperienza con Tones on the Stones ha inizio con Suor Angelica e Gianni Schicchi e risale a tempi recentissimi in quel di Baveno nel 2017. Oggi come allora una cava offre i suoi spazi quale location per eventi che per loro natura richiamano nell’immaginario collettivo esclusivamente alla sacralità della sala teatrale.

Per quanto in linea generale mi si trovi allineato con le parole ormai arcinote del Maestro Arturo Toscani sul fatto che all’aperto si possa solo giocare a bocce, va detto che lo spazio offerto dalla cava in particolar modo per il titolo in questione, non solo si è rivelato opportuno, ma se ancora possibile è riuscito perfettamente ad esaltare l’idea registico-scenografica restituendo al folto pubblico un’esperienza del tutto nuova e di notevole impatto.

In tal proposito non ci si può esimere dallo spendere alcune parole circa la strada per la modernità ormai largamente percorsa dal grosso delle nuove produzioni teatrali che spesso, nella spasmodica ricerca della novità, scivolano in risultati dagli effetti risibili. Bisognerebbe dir loro che l’innovazione può passare anche e soprattutto attraverso lo strumento tecnologico, grazie al quale diviene assolutamente inutile il grottesco tentativo di alterare la drammaturgia.

L’effetto immersivo generato dalle proiezioni laser porta a compimento le promesse propagandate. L’Egitto non è più soltanto una scena rinchiusa nella scatola del palcoscenico, bensì tutta intorno allo spettatore che ne rivive partecipe i drammi e lo splendore. Alte fino a 30 metri, per un’estensione di 270°, lasciano spazio solo al cielo fortunatamente stellato e persino clemente, tenuta presente l’abbondante piovosità delle valli ossolane.

Ed è di oggi (29 luglio 2019) mentre mi accingo a scrivere, la triste notizia dell’over shoot day, ovvero il giorno in cui si sono terminate le risorse annuali che il pianeta è in grado generare. Le notizie sui consumi di acqua, aria, cibo ed energia (l’Italia è al nono posto per gli sprechi, gli USA al primo) non sono più soltanto trascurabili trafiletti a piè di pagina per pochi allarmisti, visti perlopiù come degli svitati. Occorre un cambio di tendenza e che ognuno faccia la propria parte.

Le scene virtuali oltre a rappresentare una straordinaria attrattiva hanno un impatto ambientale notevolmente ridotto rispetto alla tradizionale produzione materiale di telai in legno, di tessuti, vernici, materie plastiche e via discorrendo che nella maggior parte dei casi vengono utilizzati per una sola rappresentazione. Non richiedono trasporto pesante, edifici per lo stoccaggio né incenerimento.

Renato Bonajuto datore della regia oltre che delle efficaci idee scenografiche non cerca strade secondarie alternative, bensì poggia sulle solide basi di un’ampia esperienza personale e della tradizione stabilizzando anche le attese del pubblico più attento dalle prime battute fin nell’ultima scena della sepoltura che vede la tormentata ed intimistica Amneris di Maddalena Calderoni su di un camminatoio ad oltre 10 metri di altezza chiudere la rappresentazione sopra alla tomba di Radames. È a lei che si deve l’iniziativa coraggiosa di organizzare il non facile evento che ha avuto la capacità di attrarre oltre 1200 spettatori.

L’ottimo progetto video è curato da Aesop Sudio, e anche se perfettibile nelle animazioni di cavalli ed elefanti che paiono fluttuare in una sorta di moon-walk, fornisce già una chiara idea delle potenzialità del mezzo. La scenografia di palcoscenico è ben curata dal giovanissimo  Danilo Coppola, anche se messa in relazione con le misure dello scenario rischia di essere percepita alla stregua dell’attrezzo. Ottimi i costumi di Artemio Cabassi. Più che corretta la direzione del Maestro Aldo Salvagno alla guida dell’ottima Orchestra Filarmonica del Piemonte e di una compagine di solisti tutti al debutto che riesce a tenere saldamente coesi con il golfo mistico.

Buona la prestazione di Marta Mari nel ruolo eponimo, facile e svettante negli acuti e sempre godibile in tutto il registro vocale. Coinvolgente l’interpretazione di  Maddalena Calderoni, si colloca nel solco della tradizione di affidare il ruolo di Amneris a un soprano Falcon. Radames è il promettente Samuele Simoncini, che personalmente ho meglio apprezzato nell’eroicità del ruolo a partire dal terzo atto. Non convince il baritono coreano Daniel Ihn Kyu Lee, mentre ancora sorprende la vocalità prorompente di Fulvio Fonzi già apprezzato nel ruolo di Monterone in quel di Novara e Sassari lo scorso anno, qui Ramfis. Corretti il Messagero di Riccardo Benlodi e il Re d’Egitto Luca Gallo.  Qualche parola in più va ben spesa per la sacerdotessa di Leonora Tess che pur cantando fuori del raggio d’azione dei microfoni taglia lo spazio aperto con precisione musicale e nitidezza vocale.

Infine il Coro Schola Cantorum S. Gregorio Magno che si esibisce come da tradizione ormai ben consolidata e bene anche il balletto curato da Giuliano De Luca.

Roberto Cucchi

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