TEATRO ALLA SCALA: Macbeth – Giuseppe Verdi, 17 giugno 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

TEATRO ALLA SCALA: Macbeth – Giuseppe Verdi, 17 giugno 2023 a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 19/06/2023

MACBETH

Giuseppe Verdi

Melodramma in quattro atti

Libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei


 

Direttore Giampaolo Bisanti
Regia Davide Livermore

Personaggi e Interpreti:

  • Macbeth Luca Salsi 
  • Banco Jongmin Park
  • Lady Macbeth Ekaterina Semenchuk 
  • Dama di Lady Macbeth Marily Santoro
  • Macduff Fabio Sartori 
  • Malcolm Jinxu Xiahou
  • Medico Andrea Pellegrini
  • Domestico Leonardo Galeazzi
  • Araldo / Prima apparizione Costantino Finucci

Scene Giò Forma
Costumi Gianluca falaschi
Luci Antonio Castro
Coreografia Daniel Ezralow
Video D-Wok
Effetti magici Edoardo Pecar 

Produzione Teatro alla Scala

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

Teatro alla Scala, 17 giugno 2023


photo©Brescia e Amisano

Macbeth è tornato alla Scala, e l’ha fatto con una doppia locandina di rilievo (del cast alternativo riferirò in seguito). Si tratta dell’allestimento di Davide Livermore (ripreso da Marco Monzini) che inaugurò la stagione 2021/22 (scene di Giò Forma, costumi di Gianluca Falaschi, Video di D-Wok, luci di Antonio Castro, coreografia di Daniel Ezralow). Mi parve bello allora, e così oggi, se non di più. In questa lotta per il potere trasferita nella metropoli senza nome di una realtà distopica, dove si combatte per il controllo e il regno di una “multinazionale” che ha sede nella Scottish Court Tower (qualsiasi riferimento ad altre Torri cafonal-chic è voluto…) lo spettacolo è sempre giocato su dinamiche teatrali serratissime e moderne, pur rispettando in toto lo spirito della vicenda shakespearian-verdiana.Ne scrissi diffusamente allora, voglio solo ribadire che Livermore (e i suoi abituali collaboratori) sono capaci di fare un Teatro musicale che coniuga forza drammatica attuale e mai banale ad un alto tasso di spettacolarità e “grandeur” visiva (non è un difetto, per me, nel caso venisse il dubbio). La macchina scenotecnica (così era anche in Tosca) è complessa e stupefacente, e le proiezioni fantasmagoriche, i costumi adeguatissimi (e giustamente carichi di “buon cattivo gusto”, quelli della Lady), le luci, fanno il resto. Niente scene vuote o lucori ossessivi, lo show è servito, ed è grande show, basato su di un pensiero coerente e profondo, però.

photo©Brescia e Amisano

Sul podio dell’Orchestra scaligera, Giampaolo Bisanti ha diretto e concertato benissimo questo straordinario capolavoro verdiano; scelta di tempi incalzante e incisiva, ricerca di chiaroscuri orchestrali che trovano sfogo nelle ombre inquiete e notturne di una scrittura fluente e psicologicamente aderente in ogni singola nota al dramma (la versione eseguita è quella della revisione per Parigi 1865): Il Maestro Bisanti respira con i cantanti, accompagna, scava, interpreta. C’è da essere lieti che la sua presenza sia diventata da qualche stagione (e così sarà anche la prossima) una garanzia costante al Piermarini.

photo©Brescia e Amisano

Voglio cominciare, prima di scrivere dei solisti, con una menzione di merito per il prodigioso Coro della Scala preparato da Alberto Malazzi, in quest’occasione più che mai sfolgorante protagonista. Ogni intervento è stato un capolavoro di colori e atmosfere. Voci che diventano una e scolpiscono la musica con potenza michelangiolesca e nel contempo delicatezze e tinte raffaelliane (quel sospiro dell’anima che è “Patria oppressa”…).

Luca Salsi ancora una volta è Macbeth, e il baritono, nel pieno di una splendida maturità vocale, ha ancora di più affinato il gioco di accenti espressivi e di scavo della parola cantata. Non c’è una sola frase, una sola sillaba che vadano sprecate, il tutto ovviamente governato da una vocalità bella, ampia, ricca di armonici, di colore bronzeo e timbro avvolgente. Grande prova, coronata da un “Pietà, rispetto, onore” e “Mal per me che m’affidai” (sì, giustamente inserito come già nel 2021) non meno che magistrali.

photo©Brescia e Amisano

Ma lodi vanno anche al Macduff argenteo, squillante e ottimamente cantato di Fabio Sartori e al Banco del bravo Jongmin Park, già apprezzatissimo come Spirito delle acque in Rusalka, e che si conferma gran bella voce di basso, timbrata, di bellissimo colore e innestata su tecnica solidissima.

photo©Brescia e Amisano

Però, per far “cappotto” in Macbeth, ci vorrebbe anche una Lady, e qui, a mio avviso, latitava. Fatta salva la professionalità di un’artista di provata esperienza e carriera come Ekaterina Semenchuk, mi pare innanzitutto sempre sbagliata la scelta di affidare questo ruolo a un mezzosoprano; quello che c’è nel grave manca generalmente in alto, e così è stato; la voce della cantante cambiava completamente colore salendo, e le agilità, sempre un poco approssimative e faticose, si risolvevano in acuti in gran parte presi per vie traverse e non agevoli. Va da sé, tra l’altro, che il periglioso re bemolle in pianissimo del “sonnambulismo”…; un’emissione a tratti intubata e un’espressività che nel voler essere caricata risultava invece un po’ generica, hanno contribuito, per quanto mi riguarda, a una definizione del personaggio volenterosa ma non convincente. Il pubblico però (alla mia recita generosissimo senza fare distinzioni, applaudendo anche in momenti non pertinenti e sulla musica) ha apprezzato, per cui, chissà, forse sbaglio…

Completavano adeguatamente il cast Marily Santoro (Dama), Jinxu Xiahou (Malcolm), Andrea Pellegrini (Medico), Leonardo Galeazzi (Domestico), Guillermo Bussolini (Sicario), Costantino Finucci (Araldo/Prima apparizione), Lavinia Galati (Seconda apparizione), Carlotta Taiuti (Terza apparizione). Del successo si è detto.

Nicola Salmoiraghi

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