SASSARI: Macbeth – Giuseppe Verdi, 13 ottobre 2023 a cura di Loredana Atzei

SASSARI: Macbeth – Giuseppe Verdi, 13 ottobre 2023 a cura di Loredana Atzei

  • 16/10/2023

Macbeth

decima opera lirica di Giuseppe Verdi

Il libretto, tratto dal Macbeth di William Shakespeare

fu firmato da Francesco Maria Piave


Direttore d’orchestra Michelangelo Mazza

Regia Andrea Cigni

Personaggi e interpreti:
Macbeth Franco Vassallo
Banco Rafal Siwek
Lady Macbeth Gabrielle Mouhlen
Dama Elena Schirru
Mac Duff Gianluca Terranova
Malcom Mauro Secci
Domestico Marco Solinas

Orchestra dell´Ente Concerti “Marialisa de Carolis”

Coro dell´Ente Concerti “Marialisa de Carolis”

Maestro del coro Antonio Costa

Costumi Valeria Donata Bettella

Scenografia Dario Gessati

Luci Fiammetta Baldiserri

 

 

Ente Concerti Marialisa De Carolis 13 ottobre 2023


Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari, con la Direzione artistica di Alberto Gazale sceglie di iniziare la stagione 2023/2024 alla grande, con il Macbeth di Giuseppe Verdi, melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave in un allestimento tutto nuovo dell’Ente de Carolis.

Il progetto parte da lontano e vede uniti Teatro e Cinema in un progetto  realizzato in collaborazione con “Pensieri e parole libri e film all’Asinara” nato per immergere lo spettatore nel dramma Shakespeariano.

Dal 20 settembre infatti, e per 4 serate è stata realizzata una rassegna cinematografica su Macbeth al Cinema Moderno Citiplex che ha proiettato sullo schermo quattro pellicole fondamentali. A cominciare da: “Il trono di sangue” di Akira Kurosawa, per poi proseguire con l’immancabile “Macbeth” di Orson Welles, continuare con quello di Justin Kurzele e concludersi con il film di Roman Polanski.

Photo©Casula

Quattro registi che affrontano la stessa materia con differenti sensibilità e che trascinano il pubblico verso la grande Premiere del 13 Dicembre in Teatro.

Una commistione di arti diverse che mira a coinvolgere, incuriosire e ampliare la conoscenza ai fini di attirare un pubblico più ampio possibile con la bontà degli argomenti e la forza della cultura e della bellezza.

A Teatro l’imponente produzione schiera sul palco un cast di cantanti/attori di grande livello capaci di muoversi in perfetta sinergia con una regia, quella di Andrea Cigni, attenta alla storia e alla profondità dei personaggi.

Sul podio il M° Michelangelo Mazza dirige con sensibilità l’Orchestra dell’Ente de Carolis. Una bacchetta precisa e attenta che sostiene con cura i cantanti e dosa perfettamente il reparto orchestrale contribuendo a creare una lugubre atmosfera, entrando in simbiosi con le azioni sul palco, evocando macabri presagi, conferendo già alla musica quel colore scuro vergato di sangue che troviamo sulle scene.

L’edizione scelta è quella del 1865 mancante del ballo. Un taglio che velocizza l’azione e che sottolinea l’aspetto cinematografico dello spettacolo.

Photo©Casula

Le scene di Dario Gessati si modellano e rimodellano sul palco, atto dopo atto, scena dopo scena.

Costituite da grate e pareti mobili, dritte e grigie attraversate da stretti passaggi pronti ad aprirsi o a chiudersi secondo le esigenze.

Di volta in volta gli spazi vengono creati ad arte, o ristretti in modo claustrofobico.

Linee dritte, semplici, che però si animano, diventano vive, mostrano o nascondono.

E ciò che nascondono è ancora più terribile perché è evocato.

Un gioco di “vedo non vedo” che ha la sua scena madre nell’arrivo trionfale di Duncano a Palazzo. Attraverso gli stretti spiragli delle pareti possiamo vederlo avanzare con i suoi cavalieri al seguito. Intravediamo la testa coronata e il rosso manto regale che si muove al suo passaggio.

I costumi di Valeria Donata Bettella hanno linee semplici, eleganti, vicine all’estetica medievale. I colori sono scuri: predomina il nero per la coppia diabolica, ma abbiamo anche i grigi e il verde oliva, per cavalieri e coro. L’importanza dei colori in questo caso è fondamentale ed è tutto perfettamente funzionale al risultato.

Tra tanta oscurità di abiti, nelle oscure stanze del maniero, rischiarato da poche semplici candele dove sembra di sentire la tipica umidità dei castelli scozzesi e dove sembra di respirare lo stesso odore muschiato che traspare dalle pareti di pietra, troviamo il   bianco dei vestiti delle streghe. Ma è un bianco sporco che fa netto contrasto con i capelli lunghi e nerissimi che scivolano sul viso a creare espressioni minacciose.

Photo©Casula

Chi ama l’horror come me potrà trovare in queste creature una chiara somiglianza con Sadako, la ragazza demone del film giapponese “The Ring”.

E quel bianco chiaramente non appare come elemento positivo ma come simbolo di lutto che trascina immediatamente nel terrore. Sono creature inquietanti queste.

Che si muovono, parlano e mostrano orrori alla povera mente di Macbetto devastata dall’ ambizione e dalla follia in egual modo.

Altro elemento vivo della regia è il rosso, quello del sangue, che piano piano si impossessa della scena.

 Presto la macchia sulle mani diventa un mare trasbordante che pervade tutto. Insanguina i bacili, lascia orme sul pavimento, viene gettato sulle pareti, avvolge come un macabro drappo i corpi degli spettri che si mostrano alla mente ormai obnubilata e in preda alla follia di Macbeth.

Importantissimo il disegno luci di Fiammetta Baldiserri. Guida lo sguardo del pubblico, crea emozioni, gioca con le scene e gli spazi, induce un’atmosfera tetra e dipinge il terrore. Come nella splendida scena del terzo atto in cui alle luci bianche incidenti dall’alto fa da contrasto uno spot che illumina dall’interno la vasca intorno alla quale le streghe sono riunite, creando ombre rosse sui loro volti, sulle mani, sui vestiti.

Altro uso sapiente delle luci è nella scena del sonnambulismo resa eterea dalle tende bianche che rivestono le pareti e che si muovono sferzate da una sottile brezza che crea ombre e suggestioni mentre gli spot colorati rendono cangianti le pieghe.

Il cast vocale soddisfa i requisiti necessari di canto e recitazione mostrandosi eleganti e accurati al pari dell’allestimento.

A cominciare dal coro diretto con grande maestria dal M° Antonio Costa.

Photo©Casula

In particolare il coro delle streghe nel terzo atto stupisce per la ricchezza di nuance diventando esattamente ciò che Verdi voleva: il terzo protagonista che si frappone tra la coppia diabolica.

Altro momento di grande bellezza è l’esecuzione di “Patria oppressa”.

Struggente voce dei proscritti stretti nei pesanti manti scuri, in una notte fredda e senza fine, mentre la nebbia li avvolge come in un sudario. Ai loro piedi però la speranza riposta in quelle fronde verdi con le quali muoveranno contro l’usurpatore.

A vestire i panni dell’oscuro e ambizioso protagonista il baritono Franco Vassallo dalla voce solida e virile che usa in modo estremamente espressivo sin dal duetto iniziale con Banco dove con i pianissimo esprime quei dubbi che cerca di scacciare con impeti vocali che saranno presto disattesi. La prestazione cresce con il dramma di cui è artefice e con i fantasmi che lo perseguitano. Estremamente efficace nei suoi cedimenti alla follia durante il brindisi di ferro e nell’interrogare le streghe nel terzo atto.

Bel fraseggio e grande espressività nella scena quinta del quarto atto “Perfidi! All’angolo contro me v’unite!” seguita dall’aria “Pietà, rispetto, amore…” musicale, intensa, con un controllo magistrale dei fiati e una messa di voce sicura sul finale che enfatizza l’intimità dolorosa del momento.

Sua degna compagna il soprano Olandese Gabrielle Mouhlen ad interpretare la non meno ambigua e ancora più avida consorte di Macbeth.

Da sanguigna Santuzza a sanguinaria Lady a Sassari il passo è breve…e sicuro.

Photo©Casula

Le sue caratteristiche vocali quali, potenza, solidità, agilità, sono esaltate dal ruolo di Lady Macbeth al quale conferisce spessore psicologico attraverso un uso sicuro dei pianissimo, una perfetta discesa nel registro grave, dei centri sempre perfettamente intonati e musicali e senza risparmiare sferzate d’acciaio negli acuti. Nel brindisi fa giusto sfoggio di agilità e trilli. La presenza scenica è indiscutibile. Elegante, altera, fredda, determinata. Sorregge Macbeth, lo istiga, ne solletica le ambizioni in modo sottile e perfido fino a condurlo all’omicidio. È motore dell’opera e appare più forte dell’uomo che già al momento del brindisi crolla psicologicamente. Eppure anche lei cadrà da li a poco. Nella scena del sonnambulismo trasfigura. Di quella donna malvagia e bramosa non resta più nulla. Si aggira tra le tende simile ad uno spettro, il suo canto è allucinato. Si allontana tra le pieghe dei tessuti confondendosi con essi e sparendo sul fondo mentre l’acuto del Re bemolle in pianissimo giunge limpidissimo e impeccabile come un sospiro che proviene già dall’oltretomba.

Dario Russo è Banco. Imponente in scena, voce piena, cavernosa. Conferisce al personaggio la giusta nobiltà di intenti accompagnata dall’autorevolezza del fraseggio. La voce si amalgama bene nel duetto del primo atto con Macbeth dove scorge in lui già i segni di una cupidigia foriera di sventure. Il presentimento si fa più vivido in “Oh quale orrenda notte!” con un declamato lugubre e atterrito che anticipa di poco la triste nuova. Banco spaventato dà la ferale notizia: “E’ morto assassinato il Re Duncano!”

Sulla scena arrivano tutti commentando con stupore.

Il coro osserva impietrito, annichilito, con volti sbiancati dal terrore il cadavere del Re avvolto dal sangue e dal suo rosso mantello.

Richiamato dalle urla giunge sulla scena il figlio Malcom, interpretato splendidamente dal tenore Mauro Secci. Banco lo attira a sè, cerca di confortarlo, ma il suo dolore è troppo grande. Sul viso è dipinta la disperazione, mentre le gambe si fanno molli e cedono. Viene sorretto dall’amico e trova infine la forza di raggiungere il cadavere del padre per abbracciarlo un’ultima volta, mentre Macbeth e la Lady lo accarezzano, mostrandosi falsamente partecipi al suo cordoglio. Una scena commovente e straziante di una potenza visiva e musicale straordinaria.

Ben interpretata anche l’intera scena con Fleanzio quando si aggira sul palco sospettoso e trova tracce insanguinate in un luogo che ormai gronda sangue. Il canto è omogeneo, incisivo e crea un legame stretto con la musica concludendo con un possente acuto.

Mc Duff ha la voce maschia ed espressiva di Gianluca Terranova. In “O figli, o figli miei!” la parola è declamata con quel dolore virile di un uomo che ha visto lo sterminio della sua famiglia. In mano stringe una bambola di pezza insanguinata. Nell’aria “Ah la paterna mano…” Tra le note di pianto si inserisce la rabbia verso l’uccisore, e la disperazione di chi è sopraffatto dal rimorso. Amministra bene le sue doti vocali che sono una voce ampia e un timbro brunito che conferisce al personaggio una prorompente mascolinità. Qualche pecca nel prendere i fiati e un finale impercettibilmente sporco non compromettono una scena globale di grande impatto emotivo.

Photo©Casula

Estremamente valido nella discussione con Malcom che lo esorta con la frase: “Ti conforti la vendetta!” alla quale risponde sputando un rabbioso “Non l’ avrò… Di figli è privo!”

Nella stretta del finale della prima scena del IV atto, “La patria tradita” la voce emerge con grande bellezza unendosi a quella del sonoro Malcom di Mauro Secci che ora, ripresosi dal dolore per la perdita del padre, appare come condottiero sicuro e nobile in grado di trascinare il suo popolo alla vittoria. Di fatto è già un Re nei modi, nel fraseggio sicuro, nella luminosità del timbro e degli acuti sicuri che emergono dai concertati. Nella scena tra i due uomini emerge la fierezza ma anche l’amicizia tra due compagni d’armi.

Ottime le interpretazioni di: Elena Schirru nei panni della Dama e di Marco Solinas e Antonio Lambroni nei panni rispettivamente di un domestico e dell’Araldo.

Completano il cast Marco Solinas, Alessia Cozzolino e Laura Chili che hanno dato vita alle Apparizioni.

Photo©Casula

Con questa produzione il lirico di Sassari colleziona un altro successo e mostra che l’opera lirica è più viva che mai.

Loredana Atzei

Print Friendly, PDF & Email
Share this Post