SASSARI: La traviata – Giuseppe Verdi, 4 dicembre 2022 a cura di Loredana Atzei

SASSARI: La traviata – Giuseppe Verdi, 4 dicembre 2022 a cura di Loredana Atzei

  • 05/12/2022

La traviata

Giuseppe Verdi

Melodramma in tre atti di Francesco Maria Piave

 

Direttore d’orchestra Stefano Ranzani

Regia Paolo Vettori

Personaggi e interpreti:

  • Violetta Valery  Claudia Pavone
  • Flora Bervoix Federica Giansanti
  • Annina Laura Delogu
  • AlfredoGermont Mario Rojas
  • Giorgio Germont Marco Caria
  • Gastone Bruno Lazzaretti
  • Barone Douphol Alberto Petricca
  • Marchese d’Obigny Francesco Solinas
  • Dottor Grenvil Francesco Musinu
  • Giuseppe Paolo Masala
  • Domestico di Flora Marco Solinas
  • Commissionario Antonello Lambroni

Orchestra dell´Ente Concerti “Marialisa de Carolis”

Coro dell´Ente concerti “Marialisa De Carolis”

Maestro del coro Antonio Costa

Costumi Filippo Guggia

Scenografia Nicola Benois – Referente per le scene Maddalena Moretti

Coreografia Andrea Carlotta Pelai

Luci Tony Grandi

 

Ente Concerti Maria Lisa De Carolis,  4 Dicembre 2022


La Traviata di Giuseppe Verdi chiude la stagione al Teatro Comunale di Sassari e fa registrare il tutto esaurito. Il motivo appare subito chiaro. Al di là del fatto che il titolo sia sempre di grande richiamo c’è qui il valore aggiunto di un allestimento tradizionale che esalta la storia e sembra ricacciare le parole in bocca a chi afferma l’inutilità degli scenari dipinti e dei costumi definendoli spesso superati e ormai incomprensibili per le nuove generazioni di pubblico.

Invece le splendide scene di Nicola Benois, a 70 anni dalla loro realizzazione, risultano ancora una splendida cornice per questa storia d’amore tragica e senza tempo.

A Maddalena Moretti referente per le scene si affiancano Filippo Guggia che cura la foggia dei bellissimi costumi d’epoca, e il light designer Tony Grandi con un uso delle luci dinamico che infonde vita e spessore allo spettacolo.

Ente Concerti Maria Lisa De Carolis: La traviata – Giuseppe Verdi

Se l’impianto è quanto di più tradizionale si possa desiderare la regia di Paolo Vettori si prende qualche libertà. Parte dalla considerazione che l’opera in versione tradizionale è ancora viva e riesce ancora a comunicare con il pubblico attuale. Una posizione che personalmente condivido. Però per agevolare questo concetto rinchiude le scene in un vero e proprio “Museo delle cere” che ricorda quello del famoso “Madame Tussauds”.

Una cosa che di fatto pare contraddire le premesse, relegando la lirica a reperto museale. E, come in un museo, i giovani avanzano nelle sale, si soffermano ad osservare i protagonisti e le suppellettili, e poi scorrono via indifferenti alle statue immobili che da li a poco si animano e ci fanno vivere le loro gioie effimere e i loro drammi.

L’operazione è comunque svolta con eleganza e con moderazione tale da non creare fastidio ma causando nello spettatore un momento di distacco tra realtà ed illusione che mette in pericolo la sospensione dell’incredulità senza mai però veramente intaccarla. A riprova che quando si accendono i riflettori sulla storia di Violetta questa è talmente forte e viva da trascinarci nell’illusione.

Nei primi due atti l’invenzione registica in realtà scorre tranquillamente attirando un po’ di curiosità senza aggiungere o togliere nulla alla storia. Rimangono invece molte perplessità sul terzo atto, non tanto per la presenza fugace di qualche visitatore che si affaccia sulla camera di Violetta morente durante i festeggiamenti del bue grasso, quanto per la mancata catarsi dei protagonisti.

Dal punto di vista musicale la Direzione attenta e sicura del M° Stefano Ranzani assicura un ottimo spettacolo guidando l’Orchestra dell’ Ente Concerti “Marialisa de Carolis verso una lettura corretta nei tempi e nella musicalità.

 L’Opera viene rappresentata con alcuni tagli. Il primo taglio è la seconda strofa dell’aria di Violetta nel primo atto, “A me fanciulla, un candido e trepido desire…”.

Viene tagliato anche il da capo della cabaletta di Alfredo “O mio rimorso! Oh infamia!”. Si sceglie invece di lasciare integro l’Addio, del passato e l’ultima parola viene lasciata al Dottore Grenvil come da spartito.

Claudia Pavone è una Violetta dalla voce teatrale, musicale che conquista immediatamente il pubblico. Risolve bene tutte le agilità del primo atto, generosa nei filati e negli acuti. Nel “Sempre libera deggio…” le cadenze sono sempre sicure ed espressive. La voce si smorza impercettibilmente quando dal dietro le quinte si ode il canto di Alfredo, a testimoniare quell’incertezza che la pervade. Quella paura che si rivela reale: “Saria per me sventura, un serio amore?” Sappiamo tutti che lo sarà. Ma in quel momento lei sceglie di amare e conclude con una buona salita al Mib acuto di tradizione.

Alfredo è interpretato dal giovane tenore Messicano Mario Rojas. Corretto nell’interpretazione, buona dizione e convincente dal punto di vista recitativo. Voce sempre in maschera è dotato di una buona tecnica, risente però di un timbro un po’ nasale che ne penalizza l’interpretazione. Come ho anticipato c’è il taglio della ripresa della cabaletta e anche qui la scelta di inserire l’acuto di tradizione.

Un Alfredo timido nell’avvicinarsi a Violetta nel primo atto, succube del padre nel secondo, imperdonabilmente vigliacco in un finale in cui, a dire la verità, lo sono tutti. Ma che a lui non si può perdonare.

Ente Concerti Maria Lisa De Carolis: La traviata – Giuseppe Verdi

Fiore all’occhiello di questa produzione è il baritono Marco Caria che delinea un Papà Germont veramente straordinario. Una voce potente ma capace di mille sfumature. Una recitazione spontanea con gesti curatissimi e una mimica del viso veramente partecipata. Nel duetto con Violetta del secondo atto, per brevissimi istanti, lo vediamo partecipare al suo dolore. Quasi vinto a compassione fa per allungare la mano in una carezza, non visto, per poi ritirarla velocemente e ricomporsi nel suo ruolo di padre autoritario che deve portare a termine un compito per quanto arduo esso sia. Nel duetto con Alfredo ugualmente ha un sobbalzo nel leggere la lettera di Violetta e nel comprendere il profondo sacrificio della donna, non di meno si avvicina al figlio con la forza e la prepotenza di un padre padrone di stampo ottocentesco. Meno subdolo manipolatore e più ufficiale di fanteria pronto a dare ordini. Esegue “Di Provenza il mare, il suol…” con una ricchezza interpretativa ammaliante, così come è raffinata e piena di colori l’esecuzione di “No, non udrai rimproveri copriam d’oblio il passato…”

Il tenore Bruno Lazzaretti è un Gastone di lusso interpretato con abili gesti e buona presenza scenica anche se la voce in alcuni momenti balla. Il tutto risolto però con l’abilità data dall’esperienza e dalla capacità attoriale. Annina ha la voce ampia e chiara del soprano Laura Delogu. Buoni la Flora Bervoix del mezzosoprano Federica Giansanti e il Barone Douphol del baritono Alberto Petricca, così come il Marchese D’Obigny del baritono Francesco Solinas e il Dottor Grenvil del basso Francesco Musinu.

Completano degnamente il cast i personaggi di Giuseppe, il Domestico di Flora e il Commissario, interpretati rispettivamente dal tenore Paolo Masala, dal baritono Marco Solinas e dal basso Antonello Lambroni.

Una menzione speciale la meritano le coreografie del secondo atto molto apprezzate dal pubblico. E giustamente.

Mentre il coro di Sassari, ben diretto dal M° Antonio Costa, si divide nel canto delle Zingarelle e dei Mattadori, al centro del palco animano la festa quattro ballerini.

La coreografia seducente ed aggraziata è curata da Andrea Carlotta Pelaia che si esibisce insieme agli altri danzatori Marco Caudera, Camilla Cicciotti, Luca Sansoè. Indossano costumi semplici ma funzionali con corna di cervo sulla testa e un’ampia gonna scura nella prima parte. Mimano il danzare dei fauni con scatti vibranti al ritmo dei tamburelli. Cadute le corna di cervo, nella seconda parte, diventano un altro elemento fantastico e androgino con corna di toro e costume da toreador. L’ampia gonna viene strappata dalla vita e diventa una mantilla da muovere e far cadere a terra a tempo con la musica.

Il terzo atto è una conferma dal punto di vita musicale mentre lascia l’amaro in bocca dal punto di vista narrativo. Come dicevo all’inizio manca l’atmosfera catartica. Quella accettazione di Violetta da parte della società, se non come donna almeno come martire. Un ultimo abbraccio e un riconoscimento che le viene negato in quanto moribonda di un male contagioso.

I tentativi continui di scansarla perché porta in sé la morte sono un atto crudele. Inutilmente crudele perché spezzano la narrazione e ci privano del finale in qualche modo consolatorio.

È tremendo vedere il duetto “Parigi, Oh cara…” con Violetta a terra stremata dalla malattia e Alfredo a distanza che guarda la porta quasi a voler scappare, mentre porta il fazzoletto alla bocca per proteggersi da un morbo mortale. Tutti in scena hanno questo atteggiamento vigliacco di fronte alla morte di Violetta: una persona che dicono di “amare” ma che in realtà si ha solo fretta di seppellire.

Ente Concerti Maria Lisa De Carolis: La traviata – Giuseppe Verdi

La recitazione è affidata quasi totalmente all’abilità di Claudia Pavone. Una Violetta consunta, scossa da interminabili colpi di tosse, arrabbiata con il destino e disperata. Completamente sola nonostante la presenza dei suoi “affetti più cari” nella stanza. Poco contano quei rari abbracci che Alfredo le dispensa come un’elemosina.

La vita di Violetta termina, come la luce fioca della candela che illumina la stanza. Così che quando Grenvil, seguendo la volontà di Verdi, declama “E’ spenta!” potrei quasi giurare che tutti gli altri protagonisti hanno tirato un sospiro di sollievo.

Al di là di questo aspetto l’Opera ha riscosso un grandissimo successo di pubblico con numerosi applausi a scena aperta, e una vera e propria ovazione al calare del sipario. L’aspetto visivo e musicale è stato preponderante ed è stato giustamente premiato.

Loredna Atzei

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