PISA – TEATRO VERDI – AIDA : UN SOLD OUT CON LARGO ANTICIPO E UNA PIOGGIA DI APPLAUSI PREMIANO UNA BELLA EDIZIONE DI AIDA

PISA – TEATRO VERDI – AIDA : UN SOLD OUT CON LARGO ANTICIPO E UNA PIOGGIA DI APPLAUSI PREMIANO UNA BELLA EDIZIONE DI AIDA

  • 05/02/2016

Giuseppe Verdi
AIDA
opera in quattro atti, libretto di Antonio Ghislanzoni

 

Direttore: Marco Boemi
Regia: Franco Zeffirelli, ripresa da Stefano Trespidi

Personaggi e Interpreti:

Aida: Donata D’Annunzio Lombardi, Rachele Stanisci
Radamès: Leonardo Caimi, Dario Di Vietri
Amneris: Giovanna Casolla, Sanja Anastasia 
Amonasro: Sergio Bologna
Ramfis: Elia Todisco
Il Re d’Egitto: George Andguladze
Una Sacerdotessa: Sofia Janelidze
Un Messaggero: Emanuele Bono, Michele Cerullo
Scene: Franco Zeffirelli
Costumi:  Anna Anni

Coreografia ripresa da: Claudio Ronda
Compagnia Fabula Saltica

Orchestra Filarmonia Veneta

Coro Lirico Amadeus
Maestro del Coro: Giorgio Mazzucato

Coproduzione Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro di Pisa

 

Servizio di Stefano Mecenate

Innegabile che Aida sia un’opera che, non solo tra i melomani, risulti più che interessante: se poi si tratta della celeberrima “mini-Aida” pensata da Zeffirelli per il teatro di Busseto nel 2001, l’interesse è ancora maggiore anche se il Maestro non supervsionerà in prima persona la regia, affidata a Stefano Trespidi. Sta di fatto che il sold out è annunciato una settimana prima della messa in scena delle due rappresentazioni in programma facendo domandare ai numerosissimi tagliati fuori perché non sia possibile garantire un maggior numero di repliche.

8Sala piena, pieni i palchetti, pieno il loggione;  l’attesa è palpabile già nel foyer dove la gente si attarda a parlare commentando in anticipo ciò che li attende oltre la tenda rossa che li separa dal palcoscenico. C’è voglia di ricordare altri allestimenti visti in altri teatri e in altre epoche, voglia di raccontare aneddoti e gossip, voglia di vivere quei momenti che precedono l’abbassarsi delle luci come momenti di festa.

6Non accade spesso, anche se Pisa e il teatro Verdi sembra essere da tempo un’isola felice per la lirica, ma quando accade sembra di tornare indietro di tanti decenni,  in epoche nelle quali questa vivacità era consuetudine e il teatro era vissuto con un diverso approccio.

Il silenzio si fa assoluto quando il Maestro Marco Boemi alza la bacchetta per dare all’Orchestra Regionale Filarmonica Veneta il compito di iniziare, con il suggestivo preludio, a creare il clima che condurrà dentro quest’opera: “segreta, da svelare al di la delle convenzioni esecutive. Storia di sentimenti, palpiti, frizioni, opposizioni, sofferenze, nostalgie, dolcezze” come ci dice Franco Zeffirelli nella celebre intervista a Leonetta Bentivoglio contenuta nel libro  Il mio Verdi.

È decisamente un’opera “speciale” questa: tanto fastosa, maestosa e roboante quanto soave, poetica  e intimissima. E questa edizione intende svelare proprio questo secondo aspetto: una versione che strappa l’opera a “quella che ho sentito sempre come una condanna di quest’opera: la sua monumentalità, nociva e disturbante per la bellezza della musica” come dice ancora Zeffirelli.

Le scene, firmate dal Maestro fiorentino, sono eleganti e sobrie al contempo facendoci intuire l’animo di colui che le ha pensate; discrete, non invadono mai la scena né oscurano i veri protagonisti, la storia e le voci che qui primeggiano e si misurano per quanto valgono. Anche i costumi, che portano la firma di Anna Anni, sanno suggerire emozioni profonde senza distrarre e le luci contribuiscono non poco a costruire quelle suggestioni che incantano.

A non incantare, almeno all’inizio, è il tenore Leonardo Caimi, peraltro un eccellente protagonista di moltissime opere alle quale abbiamo assistito; l’attesa romanza “se quel guerrier io fossi” lo trova claudicante e la cosa sembra stridere in quel contesto così “bello”.

A rimediare ci pensa subito quel mito inossidabile della lirica che è Giovanna Casolla, una Amneris di grande temperamento che conquista il pubblico come del resto fa l’altrettanto brava Donata D’Annunzio Lombardi, Aida, preannunciata come “indisposta” ma che invece offre una performance davvero superba.

Tra due giganti di quel calibro, rimanere schiacciati è facile e Caimi fatica non poco a mettere in mostra quelle sue pregevoli doti che pure sappiamo appartenergli ma che in quella serata stentano ad emergere.

In verità sentiamo un po’ la mancanza anche dei due bassi: Elia Todisco, Ramfis, e George Andguladze, il Re d’Egitto, offrono una prestazione appena sufficiente pur raccogliendo al termine dell’opera la loro non trascurabile parte di applausi.

10Di tutt’altro livello il baritono Sergio Bologna, Amonasro: potente, incisivo, tascinatore in quel non facile ruolo nel quale unisce professionalità ed esperienza per disegnare un personaggio di grande spessore e di notevole carisma.

Frattanto, il nostro Caimi sembra trovare un migliore equilibrio che gli consente, pur in modo discontinuo, di mettere in mostra le proprie capacità vocali e interpretative; del resto i panni di Radames li ha già indossati e quel personaggio ben si addice alle sue “corde” di pregevole tenore lirico.

Merita giustamente menzionare, per una loro più che onorevole performance, Sofia Janelidze, la Sacerdotessa, e Emanulele Bono, un messaggero.

Gli applausi invadono più e più volte la scena aperta segno di una partecipazione attiva del pubblico che sottolinea i momenti più toccanti di questa storia vivendola dall’interno come si conviene ad una messa in scena che offre più di un motivo per apprezzare la stupenda musica e quelle parole che talvolta risuonano talmente profonde e sofferte da farcele sentire addosso.

Applausi, giustamente, distribuiti a tutti i protagonisti di questa meravigliosa serata che si fanno ovazione al termine: per la signora Casolla, irrefrenabili e quasi riassuntivi non solo di ciò che ha regalato in questa serata, ma di ciò che rappresenta e della soavità con la quale, lei diva del palcoscenico da lustri, sa vivere quei momenti quasi fossero i primi.

Per la eccellente D’Annunzio Lombardi, la cui voce sa sospendersi nell’aria in quei filati senza fine per poi farsi potente e drammatica quando il personaggio subisce il crudele gioco degli Déi. Per Bologna, sicuro di sé ma al contempo misurato e attento a non andare oltre quella sottile linea che fa di una grande interpretazione, una goffa parodia. A Leonado Caimi che, alla fine, se lo conquista il pubblico del resto mai ostile anche se talvolta deluso nelle sue aspettative. Ed anche al Maestro Boemi che usa talvolta dei tempi incomprensibili ma che sa far suonare l’orchestra ricavandone quelle emozioni che il “grande vecchio” di Busseto sapeva di aver messo in quelle note nel lontano 1871 per accontentare le ambizioni del Pascià Isma’il Chedive al quale aveva precedentemente “cortesemente rifiutato” l’offerta di 80.000 franchi per realizzare la stessa opera destinata all’inaugurazione del Canale di Suez motivandolo col fatto che non gradiva “scrivere musica d’occasione”

E quando, dopo l’ennesima (e sono state davvero molte) ribalta degli artisti accompagnata da calorosi applausi, il pubblico ha lasciato la platea e i palchetti, ha indugiato ancora nel foyer e poi davanti al teatro quasi che gli dispiacesse metter la parola fine ad una serata come quella.

È un bel risultato che dovrebbe far pensare coloro che hanno la responsabilità di questo teatro: fidelizzare il pubblico non è un gioco da ragazzi, ci si mette la faccia ogni volta, si scommette non solo sulle proprie capacità personali ma anche su quell’empatia che fa sì che ogni volta si sfiori il tutto esaurito perché ci si fida di quella professionalità che fa scegliere tra tante possibilità quella “giusta” che coniughi il miglior prezzo (ahimè, scarsità di budget quanti “miracoli” fai fare a chi ne ha la capacità e quante cose mediocri imponi a chi deve fare i conti solo sui soldi…) con la migliore qualità che non viene solo dai grandi nomi ma da quel difficile equilibrio che fa di una produzione la produzione vincente.

In questi anni la scommessa è stata vinta; determinazione, grinta, passione, hanno fatto sì che edizione dopo edizione il pubblico si consolidasse e crescesse non solo intorno alla stagione classica ma anche legandosi alle iniziative collaterali, dalla Stagione da Camera, che propone cose sempre originali e gradevoli, ai Festival che “raccontano” con linguaggi artistici diversi,  personaggi e filoni della tradizione musicale e letteraria europea e internazionale.

L’attesa  adesso per LA VEDOVA ALLEGRA in programma il 20 e 21 febbraio, nuovo allestimento del progetto LTL Opera Studio per la regia di Fabio Sparvoli con l’Orchestra Giovanile Italiana.

fotografia: Massimo D’Amato

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