INTERVISTA: il regista Fabio Sparvoli parla della Sua NAPOLI MILIONARIA

INTERVISTA: il regista Fabio Sparvoli parla della Sua NAPOLI MILIONARIA

  • 08/09/2015

 

imagesÈ interminabile l’elenco delle opere e dei teatri nei quali sono andate in scena le regie del Maestro Fabio Sparvoli. Dalla Sua biografia leggo che ha avuto la fortuna di formarsi come aiuto regia con il grande Giorgio Strehler, c’è qualcosa che ci potrebbe raccontare in merito a questa esperienza?

Questo è un mestiere che ha anche bisogno di fortuna!! La mia è stata quella di aver incontrato Giorgio Strehler nel lontano 1978 quando avevo appena iniziato questa avventura del teatro; avevo fatto alcune esperienze nel teatro OFF romano con Gianfranco Varetto e Mario Scaccia dove facevo di tutto: attrezzista, fonico, macchinista, direttore di scena ed assistente alla regia. Conobbi cosi Ferruccio Soleri, mitico Arlecchino nello spettacolo Strehleriano per eccellenza “Arlecchino servitore di due padroni”; fu lui che mi introdusse al Piccolo Teatro di Milano. Iniziai come assistente di Soleri in un suo spettacolo sulla commedia dell’Arte facendo anche il direttore di scena; finito il lavoro mi precipitavo nella sala del Piccolo in via Rovello dove il Maestro provava il suo spettacolo, era “Temporale” di Strindberg, mi nascondevo in galleria e “rubavo” tutto quello che vedevo e sentivo; decisi di fare un tentativo per propormi come assistente e, dopo un paio di mesi, ebbi il sospirato incontro: Teatro Lirico di Milano , il Maestro provava “l’anima buona di Sechuan” di Brecht. Ero seduto nelle ultime file del teatro aspettando che il maestro finisse la prova per potergli parlare; alle dieci di sera finalmente mi venne incontro, erano passate circa otto ore, cominciammo una lunga disquisizione sul teatro, le difficoltà di questo mestiere, se avevo pensato bene a quello che facevo , insomma mi mise alla prova; ribadii il mio desiderio di lavorare con lui che, per tutta  risposta, mi riempì di improperi dicendo che ero un bravissimo direttore di scena e che, per diventare “regista” sarebbe stato un salto nel buio, insistetti, dopo una pausa che a me sembrò eterna , mi chiese se avessi il passaporto valido, risposi di sì ed allora mi disse che all’indomani partivo con lui per Berlino diventando di fatto un suo aiuto regista.  

Quanto e in che modo la collaborazione con il Maestro Strehler ha influito sul Suo stile?

Con Strehler fu una collaborazione magnifica, non poteva non esserlo, un uomo un artista che dava tutta la sua anima, le sue energie al teatro. Quello che di fondamentale mi ha trasmesso non è stata la capacità, la fantasia artistica nel fare teatro, questo è un aspetto assolutamente personale ma quanto la coscienza del come stare in teatro, come porsi di fronte a tutte le problematiche che un teatro, sia di prosa che di opera , ti mette davanti , il saper “stare” in teatro è fondamentale per chi fa questo mestiere.

 Napoli-milionaria-pisaArriviamo a NAPOLI MILIONARIA: premio della critica musicale Franco Abbiati al Progetto LTL Opera Studio quale “migliore iniziativa”, sold out  al Giglio di Lucca, al Goldoni di Livorno e al Verdi di Pisa, nonché al Bartók Plus Opera Festival di Miskolc in Ungheria nel 2014.  Come si lavora in Ungheria ?

L’esperienza di Napoli Milionaria è stata un work in progress che, con il passare del tempo e delle prove, cresceva, maturava, rendeva tutti consapevoli del fare una cosa importante: c’è stata una crescita da parte di tutti, tecnici e maestranze del teatro compresi, esponenziale al tempo. Verso la fine eravamo tutti “drogati” da Napoli, si vedeva negli occhi dei ragazzi, nella serietà e concentrazione che cresceva con il passare dei giorni e delle prove. Mi fa piacere dire che, alla fine eravamo tutti più consapevoli, più “maturi teatralmente e affascinati da quello che avevamo realizzato.

Napoli-milionaria_terzo-atto_foto-Lorenzo-BreschiA Miskolc è stata una corsa contro il tempo ma, proprio per quello che ho detto prima, tutto si è “reincastrato” come un puzzle in modo perfetto, proprio grazie a quella presa di coscienza ed a quel piacere di esserci che ha contagiato immediatamente tutto il teatro e gli aggiunti in scena del teatro. Questa, per me, è la vera magia del teatro che parla un linguaggio universale. Non direi di aver notato grandi differenze fra il lavoro in Italia o in Ungheria ma, certamente, la dedizione la serietà e l’impegno nell’affrontare un titolo cosi particolare da parte di tutto il teatro di Miskolc mi ha molto colpito.

download Alcune Sue considerazioni sull’opera: nel testo teatrale di Eduardo de Filippo la rappresentazione si conclude con la ormai celeberrima frase “addà passà a nuttata”, frase che è un po’ il life-motive di tutta l’opera e che sta a rappresentare il dover sopportare le asperità della vita nella speranza che col tempo tutto si sistemi. Nell’opera lirica, messa in note da Nino Rota, le cose cambiano assumendo un tono più cupo e definitivo. La frase per così dire “madre”, anch’essa già presente nel testo teatrale, diviene “è la guerra Amà”. Sembra che la speranza abbia abbandonato il campo in favore di una sorta di accettazione nei confronti d’una realtà ormai ostaggio del degrado sociale. Amedeo, figlio di Gennaro Iovine, muore nel tentativo di sfuggire all’arresto, cosa simbolicamente assai differente dalla prima stesura del testo di De Filippo, nella quale Amedeo ha la possibilità di redimersi. Una provocazione, secondo Lei, quella del Maestro Eduardo, o un reale stato di rassegnazione?  Quale reazione dovrebbe provocare nello spettatore?

 Le commedie di Eduardo sono tutte , o quasi, un campanello di allarme sociale, un saper guardare al proprio tempo ma anche oltre: Eduardo conosceva molto bene la sua Napoli ma, soprattutto, l’anima, la semplicità del vivere era una sua priorità, una sorta di predicatore nel deserto che per tutta la vita si è speso, con le sue commedie, nel far comprendere quali siano i valori di un essere umano.

10484028_766254683414717_1006596516509741305_nSi parla molto, ma ancora molto poco, della situazione dei teatri italiani sempre sull’orlo del fallimento, questo mentre in altre realtà straniere se ne edificano di nuovi. Pareva che la soluzione dovesse essere quella di andare a mettere mano sui grandi capolavori del passato per riproporli in chiave moderna, attirando così l’attenzione di nuovi “consumatori”. Qual è il Suo punto di vista in merito? Non ha forse del “prenderci in giro” questo continuo propinare al pubblico prodotti per così dire OGM e spesso disapprovati?

Mi sembra di vedere Eduardo ne “Questi fantasmi” commedia dell’assurdo riferita alla situazione Non solo riferita alla situazione dei nostri teatri ma, in generale, a tutta la situazione artistica culturale italiana.Siamo un paese che trae le sue origini nella cultura, il Rinascimento è stato un momento epocale della storia mondiale, abbiamo avuto dei geni artistici quali Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Botticelli, Raffaello…  é meglio fermarsi che non basterebbero le  pagine, e la semplicistica ed ignorantissima risposta di un nostro ex ministro ad una domanda sul perché la cultura in Italia fosse così penalizzata fu: “ Con la cultura non si mangia….” penso non ci sia da aggiungere molto, solo una grande tristezza.Il fatto del teatro “moderno”, come Lei lo chiama, a mio avviso non è da condannare a priori se fatto, però, nel rispetto, nell’intelligenza e logica della musica o del testo teatrale: è quando si esagera per fare colpo senza sapere bene cosa si fa che diventa insopportabile.Mi è capitato di assistere ad una recita di Nabucco, in un teatro estero, e vedere entrare in scena Nabuccodonosor su di un carro armato … ecco quello era insopportabile.

I suoi progetti nell’immediato?

I miei prossimi impegni: Cavalleria e Pagliacci di Mascagni al Teatro Municipal  Santiago del Cile, Elisir d’amore al Teatro Verdi Trieste, Les pecheurs de perles al Teatro del Maggio Firenze. Poi La vedova allegra  per LTL a Lucca, Pisa, Livorno e Novara, La Traviata a Pechino in Cina…

Concluderei questa intervista con la speranza che il teatro italiano abbia “dà passà a nuttata”, che opere come la Napoli Milionaria di Fabio Sparvoli vengano più spesso rappresentate e in ancor più grandi teatri, perché attualissima e perché aveva solo bisogno di un grande Maestro per essere resa al meglio.

Roberto Cucchi

direzione d’orchestra: Matteo Beltrami
regia: Fabio Sparvoli
Scene: Alessandra Torella
Luci: Marco Minghetti

TUTTI I CAST:

  • Orchestra della Toscana
  • Hungarian Symohony Orchestra Miskolc
    Ensemble vocale Miskolc National Theatre’s Choir

Gennaro Iovine: Giampiero Cicino, Giuseppe Pellingra
Amalia, sua moglie: ,Valeria Sepe, Marina Schevchenco, Gaia Matteini
Maria Rosaria, figlia:  Paola Santucci, Manuela Ranno, Francesca Paola Geretto
Amedeo, figlio: Saverio Pugliese, Fabio Valenti
Errico “Settebellizze”:Dario Di Vietri,  Armaz Darashvili
Peppe o’ cricco: Veio Torcigliani
Riccardo Spasiano, ragioniere: Juan José Navarro
Federico: Antonio Sapio
O’ miezzo Prevete: Gianluca Tumino
Pascalino “o pittore”:  Andrea Antonino Schifaudo, Andrei Bogats
Il Brigadiere Ciappa: Giuseppe Pellingra, Gianpiero Cicino
Johnny, sergente americano: Stefano Trizzino, Francisco Javier Landete
Adelaide Schiano: Sofio JanelidzeMarta Lotti
Assunta, sua nipote: Emanuela Grassi, Alessandra Masini
Donna Peppenella: Raluca Pescaru
Donna Vincenza: Teresa Gargano
Rituccia, l’ultima figlia di Gennaro: Eleonora Mascia

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