FIRENZE: Carmen – Georges Bizet, 28 marzo 2023 a cura di Jorge Binaghi

FIRENZE: Carmen – Georges Bizet, 28 marzo 2023 a cura di Jorge Binaghi

  • 31/03/2023

GEORGES BIZET

CARMEN

 


Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta

Regia Matthias Hartmann

Personaggi e Interpreti:

  • Carmen Clémentine Margaine
  • Don Josè Francesco Meli
  • Micaëla Valentina Naforniță
  • Escamillo Mattia Olivieri
  • Moralès Lodovico Filippo Ravizza
  • Zuniga Volodymyr Morozov
  • Lillas Pastia Stefano Mascalchi
  • Le Dancaïre William Hernandez
  • Le Remendado Oronzo D’Urso
  • Frasquita Aitana Sanz Pérez
  • Mercédès Xenia Tziouvaras
  • Un Bohémien Nicolò Ayroldi
  • Une marchande d’oranges Amanda Ferri

Scene Volker Hintermeier

Costumi Su Bühler

Luci Valerio Tiberi

Assistente alla regia Claudia Blersch

Coro, Coro delle voci bianche dell’Accademia e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Maestro del Coro di voci bianche dell’Accademia Sara Matteucci

 

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 28 marzo 2023


E la nave va…  In mezzo alle turbolenze che hanno accompagnato le dimissioni del sovrintendente Pereira e l’arrivo di un Commissario la programmazione del Teatro del Maggio Musicale prosegue imperterrita.

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

Zubin Mehta è ritornato con uno dei suoi titoli più giustamente celebrati quale la popolarissima opera di Bizet. E’ ovvio che ha una compenetrazione particolare con l’orchestra, che suona divinamente e il fulgore dei momenti più “sinfonici” (preludi, inizio dell’ultimo atto) basta in buona misura a compensare certi altri momenti dove la tensione drammatica langue o viene meno per la scelta di tempi lenti (Chanson bohème, cori di uomini e di sigaraie, il difficile quintetto dell’atto secondo, qualche duetto). Ottima anche la prova del Coro istruito da Lorenzo Fratini e delle voci bianche dell’Accademia preparate da Sara Matteucci. Naturalmente si adoperava l’edizione critica di Fritz Oeser, con brevi dialoghi parlati fra i numeri. Sarà più autentico e più vicino all’idea di come Bizet ha concepito il suo capolavoro, ma a me mancano sempre un poco i recitativi orchestrati da Guiraud (lo so, come canta Giannetta nell’Elisir donizettiano “non deve dirsi, non si dirà”, ma io intanto lo dico con tante scuse).

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

Per l’allestimento si era pensato inizialmente a Piero Faggioni, ma la soluzione di ripiego purtroppo è stato lo spettacolo assolutamente privo d’interesse per la regìa di Matthias Hartmann (qualche dissenso si è fatto sentire a fine spettacolo quando sono usciti a salutare i responsabili della parte scenica). Visto già a Torino e ovviamente a Zurigo solo qualche interprete riesce a farci qualcosa e non sarà certamente il “coinvolgimento” del pubblico che lo farà più vivo (ecco, noi siamo i borghesi che passeggiano mentre il coro di “‘poliziotti” ci indica con il dito così possiamo capire). L’ultimo atto, per esempio, sembra più adatto a La fanciulla del West: va bene il minimalismo ma non quando è così scarso e povero. Quanto meno si dica meglio è.

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

Se passiamo agl’interpreti sugli scudi la prova di Francesco Meli nei panni di Don José: non avevo sentito il tenore in così brillante forma da tempo. Conosce il ruolo e nessuno degli aspetti (dal timido ufficiale, all’innamorato pazzo e al geloso omicida) gli sfugge.

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

Clémentine Margaine ha tanta voce, un fiume, e molto bella. Ma pur essendo molto per questo personaggio non basta: a metà strada tra la figura convenzionale (anche dal punto di vista vocale) e senza arrivare alle sfumature che abbiamo visto con De los Ángeles, Berganza, Crespin, Antonacci e Simeoni (l’ordine è puramente cronologico) non fa neanche un’interpretazione come quella di Borodina, piuttosto tradizionale ma soddisfacente. Gli acuti interpolati nella “Séguidille” e nella “Chansonvbohème” sono alquanto aspri ma soprattutto chiaramente non necessari. E muovere in un certo modo le braccia e fare ogni tanto un colpo di tacchi non ci restituiscono la donna libera, così come non abbiamo abbastanza con un fraseggio piuttosto generico. Questa, premetto, è un’opinione personale perchè il mezzosoprano ha avuto un grande successo. Io però non ho ritrovato la grande interprete di Fidès nel Prophète di Meyerbeer, ma la cantante, pur avendo tutte le carte in regola, non è stata nè una Leonor di Guzmán nè un’Amneris (vista due volte in diversi paesi) indimenticabili. Ed è un grande peccato.

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

Nemmeno Valentina Nafornita ha dato una prova di grande livello come Micaela. Canta bene, si muove bene (perfino quando i “soldati” le tolgono i vestiti), ma il timbro è avaro di colori e così duetto ed aria risultano corretti ma non esaltanti (anche nel confronto con la Micaela tipicamente “francese” di timbro piuttosto metallico quale, mettiamo, Jeaninne Micheau).

Per fortuna c’era l’ Escamillo di Mattia Olivieri che, come al solito, sa cosa fare con un personaggio ingrato e vocalmente non facile come questo. Elegante e sicuro di sé offre una versione notevole dei couplets di sortita nel secondo atto ma soprattutto l’artista e il fraseggiatore vengono fuori nelle scene del terzo, molto intense ma anche ironiche.

Carmen © Michele Monasta-Maggio Musicale Fiorentino

I comprimari sono in linea di massima tutti bravi. Aitana Sanz Pérez è una Frasquita musicale di voce piccola ma di buona proiezione; Xenia Tsiouvaras fa una Mercédès molto presente e qualche volta un po’ sopra le righe; Lodovico Filippo Ravizza è un Moralès dal bel timbro brunito e molto sonoro;  Volodymyr Morozov è uno Zuniga molto attendibile anche come attore e la coppia di contrabbandieri è bene affiatata anche se forse William Hernández s’impone nei confronti di Oronzo D’Urso. Molto pubblico presente alla prima e grande successo per tutti con punte di acceso entusiasmo per il maestro Mehta.

Jorge Binaghi

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