ASTI: La voix humaine – Francis Poulenc, 30 novembre 2023 a cura di Bertha Dietrich

ASTI: La voix humaine – Francis Poulenc, 30 novembre 2023 a cura di Bertha Dietrich

  • 04/12/2023

LA VOIX HUMAINE

Tragedia lirica in atto unico di Francis Poulenc

tratta dalla piéce omonima di Jean Cocteau


regia Siria Colella
pianista Loris Peverada
Personaggi e Interpreti:
  • Elle  Paoletta Marrocu 

Teatro Alfieri, 30 novembre 2023


Siamo nella Parigi dei circoli culturali, e nello specifico, quella Parigi del Gruppo dei sei (Darius Milhaud, Arthur Honegger, Francis Poulenc, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis Durey) musicisti decisi a reagire alle tendenze dominanti imposte da Debussy e da Wagner, animati dalla precisa volontà di rifondare una musica nazionale francese, e Jean Cocteau sarà sopra a tutti uno degli intellettuali più frequentati dal gruppo.

Jean Cocteau muore di infarto nel 1963, solo poche ore dopo aver appreso della morte di Èdit Piaf e averne scritto l’elogio funebre. Ad accomunarli una pièce teatrale, La bel indifferent, riduzione della Voix Humaine appositamente adattata per colei che verrà consacrata al secolo e all’arte come l’Usignolo o come l’ugola insanguinata e che varrà loro un enorme successo. La voce umana sarà poi parte integrante del film L’amore diretto da Roberto Rossellini e magistralmente interpretato da Anna Magnani, premiata con il Nastro d’argento. Indimenticabile The human voice con Ingrid Bergman diretta da Ted Kotcheff del 1966.

E non finisce qui, nel 1988 Pedro Almodóvar uscirà con Donne sull’orlo di una crisi di nervi, liberamente ispirato al capolavoro di Cocteau, nel 1995 anche la cantautrice Madonna ne trarrà ispirazione per il suo videclip I want you, nel 2014 il regista Ettore Ponti ne realizza una nuova versione con protagonista la madre Sophia Loren ambientata negli anni ’50, nel 2020 sarà nuovamente Pedro Almodóvar a realizzare il cortometraggio The human voice in lingua inglese con protagonista Tilda Swinton. E sono solo alcune delle innumerevoli rivisitazioni.

Ma sarà il 1959 l’anno in cui l’opera di Cocteu vivrà il suo massimo splendore musicata dalle note di Francis Jean Marcel Poulenc (anch’egli scomparso nel 1963). Presentata in prima assoluta mondiale al Théâtre national de l’Opéra-Comique di Parigi, interpretata da soprano Denise Duval e diretta da Georges Prêtre, riscosse immediato successo. Ne seguirono le repliche alla Piccola Scala di Milano diretta da Nino Sonzogno, poi al King’s Theatre di Edimburgo per il Glyndebourne Festival Opera con la Royal Philharmonic Orchestra, fino ad arrivare in Australia ad Adelaide. Ripresa da Magda Olivero giungerà a Trieste, a Venezia, a Roma, a San Francisco e a Chicago. Seguirà Renata Scotto con la sua interpretazione al Regio di Torino, poi Caterina Antonacci… e una lunga, lunga serie di interpreti e teatri che hanno riproposto e continuano a riproporsi con le proprie versioni registiche e interpretative.

La voix humaine deve il proprio successo ad un tema che non ha né tempo né luogo, ed è il tema dell’abbandono. Un tema che certamente, in qualche momento dell’esistenza, ha toccato tutti e che ancora è destinato a mietere le sue vittime.

La protagonista, di cui non si conosce il nome e che viene indicata semplicemente come Elle, è impegnata in una dolorosa conversazione telefonica con il suo amante a proposito della loro relazione ormai giunta al termine, in un crescendo di emozioni e di inutili e diversificati tentativi di riavvicinare l’amato. Una telefonata spesso interrotta da interferenze, interruzioni e lunghe pause in attesa di rimettersi in comunicazione, dalla quale emergono piccole e grandi bugie. Quelle di lei che ha mentito su dove si trovasse poco prima e su dove invece lui si trovi in quel preciso momento… non a casa, bensì ad una festa in compagnia della sua nuova amante. Passerà a riprendere le sue cose, il suo cane, e partirà per un viaggio a Marsiglia. Ormai è chiaro, lo farà con l’altra. Lei lo prega di non alloggiare nello stesso hotel in cui erano stati felici insieme. La vita di lui continua, mentre la sua è inimmaginabile senza di lui, e finirà con un triste je t’aime che lascia poco spazio ai dubbi.

L’interpretazione del soprano Paoletta Marrocu, veterana del ruolo (il suo debutto nel 2017 al Luglio Musicale Trapanese per la regia di Renato Bonajuto), è a dir poco magistrale e merita di essere annoverata tra quelle delle più grandi stelle sino ad oggi impegnate in una parte di una difficoltà tecnica e attoriale nella quale tutte le grandi voci vorrebbero potersi misurare, e in cui poche possono davvero eccellere. La regia di Siria Colella si propone con una rivisitazione del mero epilogo di morte, cavalcando l’onda emotiva che attraversa i giorni nostri sui fatti dell’ennesimo femminicidio, quello della giovane Giulia Cecchettin. Ancora scarpe rosse quindi per Elle che sceglierà pur tentata dal gesto estremo di non morire per lui, allontanando il pensiero delle pillole fatali che getta stizzosamente a terra, per poi svestire pur dolorosamente le scarpe -rosse- per affacciarsi ad un futuro senza lui. Sarà poi la regista anch’essa in scarpe rosse, a spiegare (se mai ce ne fosse stato bisogno) perché, e come le donne dovrebbero imparare a difendersi con gli strumenti della consapevolezza, prima ancora di trovarsi nelle condizioni di dover chiedere aiuto. Al pianoforte Loris Peverada, eccellente.

Allestimento minimal, un divano, un tavolino su cui trovano posto sigarette, posacenere, pillole e il telefono, un puff e un cestino con a terra tutt’intorno delle fotografie strappate. Pianoforte e pubblico (poco più di un centinaio di persone rivolti alla platea) sul palco a pochi metri dalla mise en scene, come a trovarsi nella stessa stanza con Elle. Un’idea di sicuro effetto teatrale, un teatro che è quello che tutti vorremmo: rispettoso della drammaturgia e attuale.

L’evento chiude in bellezza l’interessante e gradita prima Stagione Asti Lirica 2023, fortemente voluta dall’Assessore alla Cultura Paride Candelaresi per la direzione artistica di Renato Bonajuto, e se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, possiamo ben sperare in nuove future e valide iniziative come questa.

Bertha Dietrich

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