Intervista al Maestro VALERIO GALLI  13 Settembre 2015

Intervista al Maestro VALERIO GALLI 13 Settembre 2015

  • 13/09/2015

Galli 2Valerio Galli, giovane e affermato direttore d’orchestra, profondo conoscitore ed estimatore del repertorio Pucciniano, già sul podio di prestigiosi scenari come il Puccini Festival di Torre del Lago a soli 27 anni. Ha riscontrato importanti successi di critica e di pubblico dirigendo al Michigan Opera Theatre, al Teatro Carlo Felice di Genova, al Teatro Comunale di Bologna, in Cina, al Teatro Verdi di Pisa, al Coccia di Novara, al Goldoni di Livorno, a Rovigo.. poi alla volta di Seul in Korea, in Nicaragua e negli Stati Uniti.

Da cosa nasce la Sua grande passione per Puccini ?

Il mio attaccamento alla musica di Puccini nasce grazie a mio nonno che, durante la mia infanzia, mi ha cresciuto con l’opera lirica e, soprattutto, con Puccini. Ero affascinato dalle sue interpretazioni in salotto! Pensi che mio nonno ha parlato con il Maestro e lo vide provare Fanciulla del West nel 1923 a Viareggio. Ovviamente abitare nelle terre pucciniane ha facilitato tutto: ricordo benissimo, da bambino, le prime visite alla Villa museo di Torre del Lago dove la presenza e la musica del Maestro si respirano nell’aria.

Ho sentito che ama collezionare oggetti appartenuti al grande Maestro, è vero?

Lo scorso inverno ho deciso di acquistare una lettera. Mi farebbe molto piacere, col tempo, riuscire ad avere qualche scritto dei miei compostorori preferiti. Per adesso ho Puccini e Malipiero..

Ci sono molti modi di entrare a far parte del mondo della musica classica, il canto, lo strumento… perché la bacchetta?

Prima di tutto, la grande passione per l’opera. Ho cominciato a studiare pianoforte all’età di nove anni, ho conseguito i diplomi di pianoforte e composizione ma da sempre, con buona pace dei miei insegnanti, il mio sogno è sempre stato un altro. Scrissi un tema in quarta elementare, quando la musica era ancora soltanto una passione: sarei diventato direttore d’orchestra. Azzardai anche la data del debutto, il 2004; sembrava così lontana e invece così avvenne, proprio quell’anno, con Madama Butterly al termine di un laboratorio lirico!

Galli 3Il Suo debutto ufficiale avvenne proprio alla 53° edizione del Puccini Festival con Tosca che valse il premio “Maschera d’Oro” e la pubblicazione di un dvd per l’etichetta Dynamic. Cosa ricorda di quei momenti?

La mia prima esperienza professionale sul podio! Tanta agitazione, tantissima emozione. Ma trovai, durante le prove, una bellissima squadra di artisti: il regista Mario Corradi, che avevo già conosciuto l’anno precedente e che mi incoraggiò molto, Stefano Secco, il grandissimo Giorgio Surian, tutti quanti mi misero a mio agio fin da subito e potemmo fare uno splendido lavoro.

Nel 2013 riceve il 42° premio Puccini, per la prima volta assegnato alla carriera. Nel 2014 è la volta di una produzione storica, sempre al Puccini Festival, della Bohème sulla regia di Ettore Scola e scene di Luciano Ricceri, ambedue splendide. Com’è lavorare con un nome monumentale come Ettore Scola? Nessuna soggezione?

Il primo incontro con Scola è avvenuto a Villa Puccini. Avevo saputo del suo arrivo a Torre del Lago pochi giorni prima dell’inizio delle prove, lo invitai ad un concerto nel salotto della Villa (le uniche occasioni in cui ancora suono il pianoforte in pubblico: il pianoforte di Puccini!!!). Il giorno dopo ricevetti una telefonata: ‘Sono Ettore … Scola..’. Passai un minuto intero pensando fosse il classico scherzo telefonico! Lo raggiunsi sul lago, ci conoscemmo e parlammo tutto il pomeriggio di Bohème, e così avvenne nei giorni successivi. Poi cominciarono le prove. Giorno dopo giorno, uno di fianco all’altro. Il coronamento del nostro rapporto lavorativo, e non solo, avvenne a fine recita, sul palcoscenico durante gli applausi finali: io stesso, contrariamente alle usanze, andai a prenderlo dietro le quinte. Ogni volta che mi capita di vedere la registrazione che regolarmente viene trasmessa della Rai, quel particolare momento mi riempie di gioia. Un uomo straordinario a cui sono davvero molto legato.

Nel cast vediamo nomi illustri come Armiliato e Dessì, cosa può dirci di loro? Quali difficoltà si incontrano lavorando con professionisti di lungo corso, si creano degli attriti?

Attriti?? Sono persone fantastiche!! Ho lavorato spesso con loro, confesso che all’inizio la soggezione era tanta, col tempo si è trasformata in un bel rapporto di amicizia e confidenza. Durante la produzione de La Bohème si era creata poi un’atmosfera molto particolare, con tutto il cast. Forse la presenza di Scola, non so, un clima particolarmente felice. Sono legato da un profondo affetto verso di loro, mi hanno dato tanto dal punto di vista musicale: non dimenticherò mai i brividi che ho provato dirigendo il finale di Adriana Lecouvreur, quello di Fedora e l’Ave Maria dall’Otello (bis di uno splendido concerto a Parma) con Daniela.. In momenti come questi (ce ne sono stati tantissimi) non si parla più di un’artista, c’è qualcosa che va ben oltre, di assoluta magia.

Cosa rappresenta per Lei stare sul podio?

Fare un lavoro difficile, anche se stiamo parlando del lavoro più bello al mondo.. È sempre un dare e avere nella musica, conoscere grandi artisti, creare grandi legami di amicizia. Oltre a Dessi e Armiliato, ho avuto l’enorme privilegio di poter dirigere una produzione di Gianni Schicchi in cui si alternavano Juan Pons e Rolando Panerai!! Non so quanti colleghi della mia generazione hanno avuto la fortuna di poter lavorare con un monumento della lirica del secolo scorso, che è stato in stretto contatto con i più grandi del passato! Una volta al mese (minimo!) è d’obbligo raggiungere Panerai a Firenze e passare una giornata insieme: fare una bella mangiata seguita da un bel caffè a Fiesole e accompagnata da ogni sorta di aneddoto possibile!

Galli 1Come si arriva in fondo ad una produzione? Stanco, ma?

Stanco, si.. Al termine della produzione però si fa sempre un bilancio. E nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare in teatro, si ricordano quasi sempre i momenti più belli, più toccanti. Qualche passaggio che una sera è venuto più ispirato, certe complicità, sorrisi..

Una domanda che sconfina nell’ambito regia e scena, meglio la tradizione o la modernizzazione?

Per me, la tradizione. La modernizzazione è ammessa soltanto quando dietro ci sono un pensiero ed una logica convincenti, anche se non sempre accade così.

Abbiamo conosciuto un po’ meglio questo giovane e talentuoso artista. I suoi prossimi progetti?

La produzione di Madama Butterfly nei teatri della Toscana, a Rovigo, poi a Piacenza e Modena. Cavalleria Rusticana a Livorno, La Traviata in Corea.

Un caloroso abbraccio e un grande in bocca al lupo. Grazie infinite per il suo prezioso tempo e a presto rivederci.

Roberto Cucchi

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