Teatro Coccia di Novara: NON DURERA’

Teatro Coccia di Novara: NON DURERA’

  • 03/12/2016

manifesto-la-rivaleSiamo a raccontarvi della nuova opera andata in scena il primo Dicembre 2016: La Rivale ispirata dal racconto omonimo di  Eric-Emmanuel Schmitt, composta dal maestro Marco Taralli su libretto di Alberto Mattioli su commissione del Teatro Coccia di Novara.

Divertimento inaspettato, specie per chi come me, si presenta all’opera moderna con una buona dose di scetticismo, se pur curioso e speranzoso di assistere a gradevoli novità. Non nego quindi, colpevole dei miei stessi preconcetti, di aver faticato nel lasciarmi coinvolgere dall’atmosfera di questo evento. Ciò nonostante, non posso negare l’insistere di una qualche forma di resistenza nell’iscrivere La Rivale nel mio personale archivio dell’opera. Ebbene si, sono un purista, ma non abbiatemene per questo. Detto questo e fatte le dovute precisazioni del caso, vado ad elencare e specificare nel dettaglio quanto mi è davvero piaciuto e quant’altro poco mi ha convinto. La storia è quella di Maria Callas raccontata dalla sua acerrima rivale, nella finzione chiamata Carmela Astolfi… questo è quanto annunciato sul libretto di sala. In realtà vi è ben poco o nulla sulla “divina”, mentre l’intera situazione è incentrata proprio sulla Astolfi e sulla sua invettiva nei confronti del soprano che le rubò la scena. Inutile dire, ma lo dirò ugualmente, che la Astolfi incarna la figura di Renata Tebaldi, non di certo meno talentuosa. boaretto_piscopoLa scena si apre su di una visita guidata al Teatro alla Scala con alcuni ragazzi amanti del genere rap accompagnati dalla maschera impegnata nel magnificare il soprano che a suo avviso detiene lo scettro della più grande, la Callas appunto. Tra loro c’è anche la Astolfi accompagnata dalla badante dell’Est. Il soprano, di ritorno dall’esilio in Argentina, vuole rivisitare il tempio della lirica nella speranza di trovare una traccia storica del suo passaggio. Passando per un flash-back in cui la Astolfi rivive il ricordo di uno spettacolo dell’odiata collega accompagnata dal suo toy-boy Salvatore (poi Turiddu), un sempliciotto sessualmente prestante che si esprime al pari della Pretty Woman di Julia Roberts, si arriva al bar con negozio di dischi dove le due commesse, una anziana ed una giovane, non riescono a trovare una sola incisione della Astolfi. cusari_dicapua_pelligraQui fa la sua comparsa un giovane melomane gay, tale Antonio, che riconosce la protagonista e si intrattiene al tavolo con lei scambiando alcune battute per poi scoprirsi anch’egli quale ammiratore della Callas, cosa che fa trasalire la poveretta conducendola alla morte. Ai funerali, con tanto di bara in scena, il melomane pretende di commemorare la scomparsa con l’ascolto dell’aria “vissi d’arte”, neanche a farlo apposta, cantata da Maria Callas. La scena si svuota e ricompare l’anima della Astolfi, in perfetto stile shakespeariano, che ironicamente si lamenta dell’indegna cerimonia. Ciliegina sulla torta: fuori dalla prescrizione del libretto si rivolge al Direttore chiedendo se può tenere l’acuto e, spettacolo nello spettacolo, si sente rispondere: “ no, queste cose al Teatro Coccia non si fanno”.

fabbricini_perusi_boaretto Questo è quanto in poche righe si può raccontare de La Rivale, ma ad onor del vero, c’è molto più di tutto questo. C’è una buona musica, quella del Maestro Marco Taralli, se pur ricca di contaminazioni, come quelle di alcuni passaggi rap o gli inserimenti di vecchie incisioni. Ci sono continue e succose gag frizzanti nel libretto di Alberto Mattioli che strizza l’occhio all’opera buffa pur adottando un linguaggio moderno e continui riferimenti a luoghi comuni. Sagace l’uso ripetuto da parte della Astolfi e riferito alla Callas di un “non durerà” che inevitabilmente si tramuta in un tormentone funzionale allo scopo di consolidare il successo dell’opera.   C’è davvero tanto, a volte troppo, desiderio di sdoganare il genere moderno. Ma c’è di certo un buon risultato anche grazie a tutti gli interpreti a partire dalla protagonista, il soprano Tiziana Fabbricini, che incarna divinamente il ruolo di Carmela Astolfi, facendone un personaggio credibile e addirittura capace di suscitare l’empatia del pubblico. Molto bene anche il melomane Antonio interpretato dal basso Daniele Cusari. pelligra_fabbriciniDoppio ruolo per il tenore Giulio Pelligra, nei panni prima del toy-boy Salvatore, poi in quelli di Don Bartolo che interpreta con professionalità ed ottimo piglio. Bene anche la giovane commessa del soprano Giulia Perusi. Interessante il soprano in erba, ma che già promette bene, Eleonora Boaretto, anch’essa impegnata nel doppio ruolo prima della giovane turista, poi dell’anziana commessa: bella voce, bella presenza e buona attorialità. Bravissima anche il mezzosoprano Simona di Capua nel ruolo di Annina, la badante (dammi a vestire…). Non ultimo il baritono Daniele Piscopo nel ruolo della maschera in cui riesce benissimo anche grazie ad una professionalità comprovata e ad alla sua bella voce. Turisti, passanti e un chierichetto completano il quadro. Ottima l’esecuzione dell’Orchestra Talenti Musicali altrettanto ottimamente governata dal talentuoso direttore Matteo Beltrami che non pago della sola bacchetta entra in scena dal podio in uno scambio di battute con la protagonista chiudendo in bellezza una serata già di per sé più che piacevole. Le scene  di Daniele Leone sono gradevoli alla vista e svolgono bene le funzioni della regia di Manu Lalli.

Per concludere devo (mio malgrado?) ammettere che si può fare del moderno piacevole e che dovrò prendere in seria considerazione la mia personale apertura al nuovo. Cosa che mi sento, vista La Rivale, di consigliare anche ad altri.

Roberto Cucchi

https://www.youtube.com/watch?v=WiiBBKQDikE&sns=em

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