REGGIO CALABRIA: Verdi Requiem 5 gennaio 2018

REGGIO CALABRIA: Verdi Requiem 5 gennaio 2018

  • 09/01/2018

Messa da Requiem

composizione sacra di Giuseppe Verdi

per coro, voci soliste ed orchestra

direttore Viliana Valtcheva

  • soprano Liliana Marzano
  • mezzosoprano Sofia Janelidze
  • tenore Mikheil Sheshaberidze
  • basso Roberto Scandiuzzi

Coro Lirico Francesco Cilea

Maestro del coro Bruno Tirotta

Orchestra del Teatro Francesco Cilea


Il 3 giugno 1873, Verdi, scrisse a Ricordi: «Io pure vorrei dimostrare quanto affetto e venerazione ho portato e porto a quel grande che non è più e che Milano ha tanto degnamente onorato. Vorrei mettere in musica una Messa da morto da eseguirsi l’anno venturo per l’anniversario della sua morte. La Messa avrebbe proporzioni piuttosto vaste, ed oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, ci vorrebbero anche (ora non potrei precisarli) quattro o cinque cantanti principali».

Per quei pochi che ancora non sanno, il “morto” al quale il Cigno di Busseto fa riferimento è Alessandro Manzoni. Così è che la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi vede la luce nella sua prima rappresentazione il 22 maggio 1874 nella Chiesa di San Marco a Milano, solisti: Teresa Stolz (soprano), Maria Waldmann (mezzosoprano), Giuseppe Capponi (tenore) e Ormondo Maini (basso). A dirigere sarà lo stesso Verdi che riscuoterà un successo enorme, tale da varcare presto i confini nazionali.

Un’opera maestosa e di rara bellezza che richiede un notevole impegno, come lo stesso autore denuncia nella missiva a Ricordi. Lo stesso medesimo impegno in cui si è profuso Domenico Gatto, direttore artistico dell’Associazione Culturale Traiectoriae, che a dispetto di alcuni detrattori, ha voluto ad ogni costo la rappresentazione del 5 gennaio al Teatro Cilea all’interno del Festival Alziamo il Sipario, organizzato dal Comune di Reggio Calabria al quale va il nostro plauso, in collaborazione con l’Associazione. Oltre ad una grande orchestra ed un grande coro, occorrono (oggi possiamo dirlo) quattro solisti, anch’essi “grandi”. Quello che Verdi non dice, per ovvie ragioni, è che occorre anche un grande direttore, dal quale partirei proprio per elogiarne le doti. Parliamo del Maestro Viliana Valtcheva, di nazionalità bulgara e molto attiva sia un quel di Varna che nel suo paese di residenza, la Svizzera. Al suo debutto nel titolo e sul suolo italiano, di lei potremmo dire molte cose: di come in soli due giorni sia riuscita ad affermare  il suo dominio sul podio, di come sia ben riuscita a rendere i tempi, le sfumature, i colori e le dinamiche, ma credo di non fare torto a nessuno nel riportare le parole espresse a caldo dal solista più autorevole presente nel cast, Roberto Scandiuzzi: “lei è bravissima, un manico (una bacchetta) che non mi ha fatto sentire la mancanza dei più grandi direttori”. Parole che se pronunciate da un personaggio di tale spessore possono solo essere colte con altrettanto grande favore.

La grande Orchestra, e non solo per dimensioni, ha anch’essa dato prova d’esser degna, e mi riferisco a quella del Teatro Francesco Cilea; così come il Coro Lirico Francesco Cilea egregiamente preparato dal Maestro Bruno Tirotta ai quali vanno i più meritati e grandi complimenti.

I quattro grandi solisti ci sono, (“senza questi non avrei potuto fare il Requiem”– sono le parole del del Direttore Artistico), e sono il soprano reggino Liliana Marzano, il mezzosoprano georgiano Sofia Janelidze, il tenore anch’egli georgiano Mikheil Sheshaberidze e non ultimo, la guest-star Roberto Scandiuzzi. Proprio da quest’ultimo, in realtà il primo, partirei col dire che è persona straordinaria anche se credo che l’interesse del lettore sia volto più all’aspetto per così dire “tecnico”. Ma non è così che ci si può porre nei confronti dei “grandi”. Scandiuzzi emerge fin da subito, spiccando in tutta la sua figura, già nel quartetto e coro Requiem et Kyrie, fa sfoggio di tutta la sua maestria interpretativa nel Tuba Mirum  e nel Mors stupebit, con piani e messe di voce toccanti che raggiungono l’apice nel Confutatis. Bene anche il solido soprano che conclude la Messa con uno strepitoso Libera Me dove non perde l’occasione di mettere in mostra tutte le sue doti, tra le quali e di sicuro impatto, i piani e pianissimi. Il tenore arriva là dove pochi osano e molti cadono, sorvolando e dominando come un’aquila l’intero passaggio del Ingemisco, con rara padronanza del mezzo vocale. Per finire, il mezzosoprano, quello che è in realtà il solista maggiormente impegnato e coinvolto. Di lei, Sofia Janelidze e del suo Liber Scriptus come del Lacrymosa  (e qui siamo alle solite nel non potermi esprimere più del dovuto per ovvie ragioni di conflitto di interesse), posso solo dire che è stata grande e invito il lettore a fare una ricerca sul web per leggere le righe dei siti “concorrenti”, oltreché tornare a visitarci qui sullo stesso sito dove a breve pubblicheremo la registrazione video completa.

 Che dire d’altro? Una prestazione memorabile, meritevole di entrare a far parte degli annali del Teatro Cilea, e non soltanto. Un successo grandioso testimoniato e certificato dai lunghissimi applausi da parte di un teatro pieno e caloroso. Segno di grandi attese da parte di un pubblico, quello reggino,  che brama un teatro più attivo anche in ambiente lirico e che per il momento solo grazie ad iniziative come questa, ad opera di Domenico Gatto, sembra riuscire a soddisfare.

Prossimo appuntamento, dunque, sempre a cura dell’Associazione Traiectoriae, con Madama Butterfly il 14 (per le scuole) e 16 febbraio per la regia di Renato Bonajuto.

Roberto Cucchi

 

 

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