PIACENZA: Ernani a cura di Nicola Salmoiraghi, 17 dicembre 2021

PIACENZA: Ernani a cura di Nicola Salmoiraghi, 17 dicembre 2021

  • 18/12/2021

GIUSEPPE VERDI

Ernani

dramma lirico in quattro atti di Francesco Maria Piave

direttore Alvise Casellati

regia Gianmaria Aliverta

 

Personaggi e Interpreti:

  • Ernani Gregory Kunde
  • Don Carlo Ernesto Petti
  • Don Ruy Gomez de Silva Evgeny Stavinsky
  • Elvira Francesca Dotto
  • Giovanna Federica Giansanti
  • Don Riccardo Raffaele Feo
  • Jago Alessandro Abis

scene Gianmaria Aliverta e Alice Benazzi
costumi Sara Marcucci
luci Elisabetta Campanelli
proiezioni video Luca Attilii
movimenti coreografici Silvia Giordano
ORCHESTRA DELL’EMILIA-ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
CORO DEL TEARO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del Coro Corrado Casati

 

 Teatro Municipale, 17 dicembre 2021


Non tutte le ciambelle riescono con il buco, o magari riescono con un buco a metà. Così è stato per Ernani al Teatro Municipale di Piacenza, ultima opera del cartellone 2021. Scelta coraggiosa, perché questa è opera molto complessa e difficile, drammaturgicamente e musicalmente, del periodo verdiano cosiddetto di battaglia. Nel senso che bisogna fortemente credere alla sua trama sghemba e alla sua partitura infiammata e romanticamente lirica, dove c’è già tutto, in nuce o potentemente teso, il grande genio del Bussetano.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

Per cui ci vorrebbe una bacchetta che imprima all’Orchestra colori, espansione narrativa, tempi vari, rubati brucianti. Niente di tutto ciò nella concertazione piuttosto inerte e grigiastra di Alvise Casellati, alla guida della volonterosa Orchestra del Teatro Municipale; c’era l’ossatura di quest’opera straordinaria e se vogliamo eccessiva, mancava l’anima.

Come del resto mancava nello spettacolo di cui ha curato la regia Gianmaria Aliverta, il quale nelle note sul programma di sala ha tenuto a precisare di aver allestito una produzione lontana dalle proprie corde di lettura ma con l’intento di rendere “il sapore della tradizione”, seguendone tutti i supposti stereotipi. Ora, c’è tradizione e tradizione; così facendo si corre il rischio che risulti la caricatura, più o meno in buona fede, della medesima; tra mani sul cuore, spadoni alzati, veli, corazze, manti, letti a baldacchino, proiezioni di cieli stellati immaginari fonti battesimali purificatori che sembrano cascate delle Marmore e casa a soffietto finale (evitabile, l’effetto ridicolo era dietro l’angolo), l’operazione archeologica finisce per non convincere e il “teatro”, in quanto tale, risiede altrove. Tant’è, il pubblico moderatamente apprezza e le scene dello stesso Aliverta con Alice Benazzi (ridotte all’osso e più o meno identiche  e allora perché quelle continue calate di sipario tra un quadro e l’altro?), i costumi di Sara Marcucci (ma quel farsetto rosa indossato nell’ultima scena dal protagonista, anche no, per pietà…), le luci di Elisabetta Campanelli, le proiezioni video di Luca Attilii e i movimenti coreografici di Silvia Giordano, contribuiscono a stare al gioco; un gioco le cui prevedibili mosse, seppur studiate, non aiutano a mio avviso a vincere la partita.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

C’era attesa per il debutto scenico nel ruolo di Ernani, a 67 anni di età e dopo lunghissima carriera, del grande tenore Gregory Kunde, festeggiatissimo. È ovvio che ci troviamo di fronte ad artista di tutto rispetto ed è forse ingeneroso chiedergli adesso freschezza di timbro, emissione sempre stabile o appoggio del fiato senza crepa alcuna. Così l’avvio con “Come rugiada al cespite” è piuttosto problematico, poi l’interprete si rinfranca, riesce a trovare momenti bellissimi e lucenti fiondate in acuto, mette tutto sè stesso e supera gagliardamente l’ostacolo nell’aria alternativa scritta per Nicolai Ivanov “Odi il voto” e successiva cabaletta “Vieni, con te dividere”, per concludere poi con onore la prova.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

Francesca Dotto è cantante di notevole stile musicale e apprezzabilissime qualità di soprano lirico. Semplicemente il ruolo di Elvira pare oltre le sue possibilità attuali, e la spinge a forzare in acuto e a cercare un grave che in natura non c’è. In altro repertorio, lodi, in questa sede, giudizio prudente e perplesso, in attesa di future prove in appello.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

Applauditissimo in corso di recita e al termine il Don Carlo di Ernesto Petti. Il giovane baritono possiede presenza scenica, bella voce, potente, risonante e ampia, che l’interprete si sforza anche di piegare a nuances e venature maggiormente cesellate. Questo è un tipo di ricerca, anche tecnica, che gli consiglio di seguire con tenacia, di lavorare sulle mezzevoci in modo che risultino davvero tali e non siano in odor di quasi falsetto e di affinare la sensibilità di artista. Ha mezzi vocali di primissima qualità e un volume autorevolissimo nonché sfrontata sicurezza in acuto. Questo lo si capisce anche senza aggiungere, ad esempio, una puntatura ad effetto al termine di “Oh de’ verd’anni miei”; ne guadagna la sensazione ma ne scapita il gusto.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

Meritevole di un giudizio di stima il Silva di Evgeny Stavinsky; se non indimenticabile, la sua è stata in ogni caso un’interpretazione tecnicamente ed espressivamente piuttosto sicura e convincente. Tra i comprimari si è distinto il sicuro Jago di Alessandro Abis; sfocato il Don Riccardo di Raffaele Feo; Giovanna era Federica Giansanti.

Ernani – Fondazione Teatri di Piacenza (foto di Gianpaolo Parodi)

Il Coro del Teatro Municipale, preparato da Corrado Casati, l’ho ascoltato più grintoso in altre occasioni; sicuramente una diversa lettura orchestrale avrebbe giovato.

Successo al termine per tutti, con punte di entusiasmo per Kunde e Petti.

 

Nicola Salmoiraghi

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