NOVARA: Cendrillon – Pauline Viardot, 21 dicembre 2019

NOVARA: Cendrillon – Pauline Viardot, 21 dicembre 2019

  • 03/01/2020

CENDRILLON

Musica di Pauline Viardot
Elaborazione musicale e orchestrazione Paola Magnanini dell’Accademia AMO del Teatro Coccia


Direttore e pianista Michelangelo Rossi
Regia Teresa Gargano
Costumi e scene Danilo Coppola

Personaggi e interpreti:
Marie Cendrillon Francesca Martini
Le Baron de Pictordu Pasquale Greco
Armelinde Simona Di Capua
Le Prince Charmant Gianluca Moro
La Fée Raffaella Di Caprio
Maguelonne
 Ilaria Alida Quilico
Le Comte Barigoule Dario Pometti

Coproduzione Fondazione Teatro Coccia con Ente Luglio Musicale Trapanese

 


Michelle Ferdinande Pauline García, francese di origine spagnola andata in sposa all’impresario teatrale Louis Viardot e restituita al secolo come Pauline Viardot.

Talentuosa figlia del tenore Manuel Garcìa e sorella di Maria Malibran, ebbe occasione di formarsi  come pianista sotto la guida di Liszt e Meysemberg, come compositrice sotto quella di Antonín Reicha, infine come cantante prima sotto la guida del padre, poi successivamente alla sua morte, sotto quella della madre, il soprano Joaquína Sitchez.

Solista di minor rilievo se messa a confronto con la sorella maggiore, è comunque dotata di ottima drammaticità e di notevole estensione vocale, tali da attirare su di sé le attenzioni di compositori come Geroge Sand per il ruolo da protagonista di Consuelo, di Meyerbeer per il quale interpretò il ruolo di Fidés ne Il profeta, di Hector Berlioz che per lei volle riadattare l’Orfeo ed Euridice di Gluck (in seguito l’operazione fu ripetuta per l’Alceste), anche Charles Gounod volle averla nel ruolo da protagonista in Saffo. Vale riportare una curiosità di notevole interesse: nel 1850 investe una cospicua parte del proprio capitale nell’acquisto della partitura autografa del Don Giovanni di Mozart (nel quale fu interprete di Zerlina a San Pietroburgo e in cui il padre fu ottimo protagonista) che successivamente restituirà al pubblico mediante donazione. La Viardot concluderà la sua brillante carriera ritirandosi dalle scene nel 1863 e dedicandosi all’insegnamento per sole voci femminili.

Arrivando alla sua più celebre composizione, la Cendrillon, andata in scena lo scorso 21 e 22 dicembre 2019 al Teatro Coccia di Novara occorre riportare alcune righe dal libretto di sala in merito ad elaborazione musicale ed orchestrazione di Paola Magnanini dell’Accademia AMO del Teatro Coccia: “fin dall’inizio erano evidenti punti e stilemi che richiamavano più ad un’idea di colori strumentali”. A poco vale trovarsi qui a sindacare sull’opportunità o meno di orchestrare l’opera scritta per pianoforte e già ampiamente metabolizzata come tale. Più tosto urge trovarsi a riflettere su di una riuscita direi a grandi linee ottima, ma che a mio avviso ho trovato nello stile più vicino al momento storico in cui l’opera è stata scritta che non a quelle che, ci piace pensare, parrebbero essere state le reali intenzioni dell’autrice di collocarsi in un ambito più mozartiano. Trovo la mia personalissima impressione supportata dagli intermezzi recitati, piuttosto che da una tessitura che impone una linea di canto che in nessun modo potrebbe passare un’orchestra tanto presente. Amo pensare che tanto amore per Mozart e che persino la fortuna di aver incontrato Lorenzo da Ponte in quel di New York, l’abbia influenzata a tal punto da volerne celebrare la grandezza proprio con questa composizione.

Cendrillon, per gli anglofoni Cinderella così come per noi italiani Cenerentola,  è una fiaba dei fratelli Grimm. Conoscenza la quale si fa già a partire dalla tenera età prescolare per mezzo della Walt Disney che si reitera poi nel tempo attraverso il cinema, l’opera, la prosa, la televisione piuttosto che nel balletto senza subire sostanziali variazioni di sorta della trama, se non nei vari livelli di autocensura in funzione delle differenti età del pubblico al quale di volta in volta ci si rivolge. Cendrillon, per l’appunto in lingua francese, quindi di non immediata comprensione, è qui comunque facilmente comprensibile non soltanto grazie a quel background comune a tutti, bensì alla regia chiara e pulita operata da Teresa Gargano, oltre ad ambientazione e costumi di gusto settecentesco centratissimi e di ottima fattura di Danilo Coppola, che insieme ci proiettano in maniera subitanea in quello che è l’immaginario che ben si è da tempo radicato nella psiche dello spettatore. Le luci di Ivan Pastrovicchio sono un valore aggiunto a quell’atmosfera onirica, a tratti bianconero, che ci si aspetta di trovare in questa stessa fiaba.

Per la parte musicale, bene il giovane direttore Michelangelo Rossi, sempre attento alla tenuta ed agli equilibri tra gli elementi dell’Orchestra del Luglio Musicale Trapanese.

Nell’ordine di apparizione in locandina troviamo Le Baron  de Pictordu bene interpretato dal bass-baritono Pasquale Greco; Marie, detta Cendrillon interpretata dal soprano Francesca Martini; Armelinde interpretata dal mezzo Simona Di Capua; Maguelonne interpretata dal soprano Ilaria Quilico; La Féè interpretata dal soprano Raffaella di Caprio; Le Prince Charmant interpretato dal tenore Gianluca Moro e infine, Le Comte Barigoule dal tenore Dario Sebastiano Pometti.

Siamo nell’ambito di un’opera germogliata in seno all’Accademia AMO del Teatro Coccia di Novara e frutto della collaborazione con l’Ente Luglio Musicale Trapanese, in cui si sono schierati in campo   professionisti avviati e giovani forze che hanno dato il meglio di sé perseguendo ottimi risultati, sia in ambito strettamente scenico che per doti vocali.

Da tenere d’occhio sicuramente le sorellastre che si sono ben distinte e che fanno intravedere un futuro di tutto interesse.

Pubblico non foltissimo ma partecipe ed entusiasta.

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