IL PRINCIPE IGOR a cura di Attilio Cantore

IL PRINCIPE IGOR a cura di Attilio Cantore

  • 19/01/2019

a cura di Attilio Cantore


Aleksandr Porfirievič Borodin: il musicista e il chimico. Due facce della stessa medaglia. «Dio sa come, tutti vorrebbero che io fossi Glinka e Semion Petrovič [il Funzionario modello], scienziato e tuttofare nei comitati, artista, rappresentante ufficiale, benefattore, padre di figli adottati, dottore e invalido: tutto in una persona sola». Sincretismo perfetto. Ci riesce. E la musica continua a maturare anche quando il dottor Borodin si dedica anima e corpo a scrivere brillanti monografie sulle aldeidi, che lo rendono celebre in ogni ateneo d’Europa. Eppure, facendo un po’ all’ingrosso e un po’ al dettaglio l’inventario delle attività quotidiane svolte dallo scienziato «che non si arrabbia mai», non si può dire che il tempo per scrivere musica sia appropriato. Lui non la pensa come gli altri membri del “Gruppo dei Cinque”: per loro «il comporre è una vocazione, uno scopo di vita»; per Borodin comporre è «un passatempo che serve a svagar[s]i». Non bisogna allora stupirsi se, facendo visita a Borodin, lo si trovava spesso e volentieri (sono parole di Rimskij-Korsakov) «nel laboratorio sistemato accanto al suo appartamento. […] Finito il lavoro tornavamo in casa dove si parlava o ci si occupava di musica; ma nel bel mezzo delle chiacchiere o della composizione, balzava in piedi e correva precipitosamente indietro per controllare se qualcosa non bollisse o bruciasse». Così accade che Il Principe Igor, opera cui inizia a pensare nel 1869, dovrà attendere una ventina d’anni prima di essere terminata (un po’ come la Prima Sinfonia di Brahms, insomma!). Fra una lezione in Università e un esperimento in laboratorio, Borodin procede nella composizione per frammenti, in maniera appropriatamente desultoria, perennemente interrotto da mille occupazioni e anche mille idee per altrettante nuove composizioni. I suoi amici e colleghi stavano scrivendo opere (a parte Balakirev che non si accosterà mai alle scene). Musorgskij era tutto preso dal Boris Godunov, RimskijKorsakov lavorava alla Pskovitana, Kjui metteva in scena il suo Ratcliff. Era tempo di comporre! E quando il primo frammento dell’opera, il gran Coro di Gloria del prologo, venne presentato al pubblico nel marzo del 1876 tutti rimasero folgorati da tanta bellezza. Borodin, da parte sua, invece non fece altro che rimuginare su un unico fondamentale aspetto: «Ora la gente sa che sto componendo un’opera. Mi trovo nella condizione di una ragazza che ha perso la sua innocenza e, in tal modo, acquista un certo genere di libertà. Ormai, bon gré mal gré, dovrò terminare questo compito». Ma Borodin non riuscirà a terminarla. Morirà nel febbraio 1887 durante una festa, ballando un valzer. Toccò a Rimskij-Korsakov e al suo allievo Glazunov integrare e orchestrare l’opera, che verrà rappresentata al Teatro Mariinskij nel novembre 1890. Fra gli allestimenti de Il principe Igor’ degli ultimi anni, se ne segnala uno di irrinunciabile fascino: quello del Krasnoyarsk State Opera and Ballet Theatre (Красноярский государственный театр оперы и балета), messo in scena per la prima volta il 28 giugno 2013 e dedicato al 35° anniversario del teatro, il cui direttore artistico è Anatolij Chepurnoij. La regia di Yuliana Malkhasyants sa far rivivere ottimamente le atmosfere del poema medievale cui l’opera si ispira: una storia che narra della spedizione dei principi di Novgorod-Severskij guidati da Igor’ Svjatoslavič contro i polovesi che, stabilitisi nelle steppe del Mar Nero, invadevano periodicamente le terre vicine. Più volte si è detto, fra il serio e il faceto, che ne Il principe Igor’ si trova abbastanza musica per parecchie opere. È vero infatti che Borodin era solito «defini[re] completamente in qualche battuta una certa figura musicale che nessuno sviluppo, nessun lavoro di retorica potrà cambiare» (ERNEST ANSERMET, Ecrits sur la musique). L’orchestra, guidata magistralmente da Alexey Nikonov, conferisce lo smalto necessario a una musica in cui «non v’è spazio per la noia tra il perpetuo fiorire di idee, di colori, di appelli drammatici e sensuali» (RUBENS TEDESCHI, I figli di Boris). Molto apprezzato anche il cast. In particolare spiccano il basso Askar Abdrazakov (nel ruolo di Končak), già distintosi in numerose produzioni del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, ed il mezzosoprano Agunda Kulaeva (nel ruolo di Končakovna), solista stabile al Bolshoi di Mosca. Grande rilievo ne Il principe Igor’ è rivestito, come è noto, dalla danza: scintillanti e seducenti le Danze polovesiane curate da Kasian Goleizovsky. Verrebbe da dire, infine: peccato non esserci stati! Ci auguriamo di poter vedere presto anche in Italia questo allestimento. Karl Kraus diceva che «La cultura fa ancora / sperare» (Noch hat die Kultur / ja Aussicht). Noi, intanto, non possiamo che sperare che il principe Igor’ arrivi qui nel Bel Paese.

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