FIRENZE cortile dell’Ammannati – Palazzo Pitti: Barbiere di Siviglia 18 luglio 2017

FIRENZE cortile dell’Ammannati – Palazzo Pitti: Barbiere di Siviglia 18 luglio 2017

  • 23/07/2017

Il barbiere di Siviglia è il titolo convenzionale e più noto con il quale si identifica il celebre melodramma di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini, tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais, che invece si intitola a tutti gli effetti Almaviva, ossia l’inutil precauzione.(Wikipedia)

Direttore: Matteo Beltrami
Regia: Damiano Michieletto
Ripresa da: Silvia Paoli

Personaggi e Interpreti:

  • Rosina: Laura Verrecchia
  • Don Bartolo: Omar Montanari
  • Figaro: Alessandro Luongo
  • Conte d’Almaviva: Piero Adaini
  • Don Basilio: Luca Dall’Amico
  • Berta: Eleonora Bellocci
  • Fiorello: Tommaso Barea
  • Un ufficiale: Vito Luciano RobertiCostumi: Carla Teti
    Luci: Alessandro Tutini
    Maestro del Coro: Lorenzo FratiniOrchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

 


Qualcuno disse che amore è guardare nella stessa direzione, non guardarsi l’un l’altra. Perché queste parole? Sempre più spesso mi succede di andare all’opera e scoprirmi ad osservare e ascoltare con occhio clinico e orecchio attento le malefatte di questo o quell’interprete, e questo certo non giova. Esco deluso dal teatro e mi domando se e cosa scrivere, perché diciamoci la verità, a nessuno dovrebbe piacere scriver male. Assistere ad uno spettacolo dovrebbe essere un piacere anche per chi si è assunto l’ingrata responsabilità di scriverne… ben intesi, a qualcuno piace anche far di questo mestiere un mezzo per dar  sfogo alle proprie frustrazioni  somministrando abbondanti dosi di veleno, tanto per ribadire l’antico concetto secondo il quale coloro che non sanno fare arte possono sempre fare i critici.

 Accade invece che qualche volta tutto va alla meraviglia, e che anche chi come me DEVE stare attento ad ogni sbavatura, si dimentichi della propria funzione. È l’incantesimo che sortisce il suo effetto, è il teatro! Chi vi scrive non era nel pubblico, ma col pubblico e tutti si guardava nella stessa direzione, il palco. Dimentichi d’ogni, ormai usuale, borbottio sull’inadeguatezza di questo o quell’interprete, d’un gesto o d’un movimento di regia, delle scollature tra palco e buca, dei suoni calanti o crescenti… insomma, di tutte quelle “cosette” che rendono la rappresentazione poco godibile.

Responsabili primi d’ogni risultato dovrebbero essere (anche se solo a livello teorico) le due massime cariche, ovvero il direttore dell’orchestra e la regia. Questo, dando per scontato che la musica dovrebbe avere la meglio sulle scelte della scena. Se ne deduce che le scelte inerenti il cast dovrebbero dipendere da fattori musicali prima ancora che di carattere registico. Se poi le due cose arrivassero a collimare sarebbe solo “grasso che cola”.

Quel che è accaduto qui in questa recita è che la soglia d’attenzione al dettaglio è andata via via scemando per lasciare il posto ad una fiducia crescente negli interpreti fino al materializzarsi di quella condizione in cui ci si può godere la serata, e non è poi così scontato!

Della regia di Damiano Michieletto, ottimamente ripresa -e mi dicono, coloro che hanno assistito alla prima, persino ottimizzata-  da Silvia Paoli, potrei dire che a tratti rasenta il nonsense, ciò nonostante ha la capacità di catturare lo sguardo e persino di deliziarlo giocando su magistrali movimenti dal carattere talvolta circense e altre d’avanspettacolo, cosa che peraltro non guasta trattandosi d’opera buffa. La scena, sempre a cura dello stesso, è costituita quasi unicamente da alcune sedie rosse riposizionabili alla bisogna dagli stessi attori  e riesce persino ad essere credibile e gradevole. Compaiono poi una scala del tipo imbianchino sulla quale vedremo impegnati il Conte d’Almaviva, poi Rosina e per finire Figaro insieme al Conte d’Almaviva, e va detto, sono dettagli che andrebbero rivisti in quanto alla sicurezza ed alla difficoltà nell’esibirsi. Per finire, un’ulteriore sedia, questa volta da ufficio con tanto di rotelline sulla quale verrà impachettato a dovere il povero Don Bartolo con la pellicola trasparente, per poi essere lanciato fuori scena. Non molto chiara la presenza di palloncini che compaiono e ricompaiono gonfiati a gas nel finale per essere rilasciati in cielo creando un bellissimo effetto. I costumi ad opera di Carla Teti e le luci di Alessandro Tutini completano a dovere e valorizzano l’idea registica.

Del Maestro Matteo Beltrami alla direzione dell’ottima Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino non possiamo che ribadirne il talento. Tempi serrati, pulizia, eleganza e accuratezza fin nel minimo particolare. Per dirla con poche parole, la sua presenza sul podio è una garanzia tale da potersi permettere di spostare l’attenzione dalla buca al palco. Tutto  questo per poi riscoprirci ad ammirarlo nell’interagire amabilmente con i solisti nei recitativi, momento in cui la direzione è sospesa e il compito di accompagnarli è affidato al cembalo.  Spettacolo nello spettacolo! Eccellente il Coro del Maggio Musicale Fiorentino ottimamente diretto dal Maestro Lorenzo Fratini.

Interpreti tutti all’altezza dei ruoli affidati e ottimamente caratterizzati. Bene il tenore Piero Adaini impegnato nel Conte d’Almaviva, e bene anche il baritono Omar Montanari nel Don Bartolo. Qualche piccola perplessità per il primo atto di Laura Verrecchia impegnata nella Rosina, dovuta ad alcune incertezze nell’area centrale. Ma è piccola cosa e presto risolta. Ottima la presenza scenica e l’attorialità. Straordinario Figaro del baritono Alessandro Luongo. Corretti Don Basilio di Luca Dall’Amico e Fiorello di Tommaso Barea. Qualche parola in più va ben spesa per l’eccellente Berta di Eleonora Bellocci che ci piacerebbe veder impegnata in ruoli di maggior peso. A completare il cast l’Ufficiale di Vito Luciano Roberti.

Cortile al completo e ottimo successo decretato da lunghi applausi.

Roberto Cucchi

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