PIACENZA: NORMA 24 ottobre 2021, a cura di Nicola Salmoiraghi

PIACENZA: NORMA 24 ottobre 2021, a cura di Nicola Salmoiraghi

  • 25/10/2021

VINCENZO BELLINI

Norma

tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani

 

direttore Sesto Quatrini

regia Nicola Berloffa

 

Personaggi e Interpreti:

  • Pollione Stefano La Colla
  • Oroveso Michele Pertusi
  • Norma Angela Meade
  • Adalgisa Paola Gardina
  • Clotilde Stefania Ferrari
  • Flavio Didier Pieri

 

scene Andrea Belli
costumi Valeria Donata Bettella
luci Marco Giusti

ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA

CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA

maestro del Coro Corrado Casati

 

Teatro Municipale, 24 ottobre 2021


C’era molta attesa per la belliniana Norma andata in scena al Teatro Municipale di Piacenza (in coproduzione con il Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena e il Regio di Parma). Innanzitutto per il ritorno finalmente dei teatri a capienza del 100% e ugualmente perché le stagioni impaginate dall’indomabile Direttrice del Teatro, la vulcanica Cristina Ferrari, sono sempre cariche di stimoli e di interesse, ritagliando per il Teatro Municipale un ruolo di eccellenza tra i Teatri di tradizione. In questa occasione si aveva poi il bonus della presenza, nel ruolo della protagonista, di Angela Meade, vale a dire una delle voci più importanti del panorama lirico odierno.

Norma – Michele Pertusi foto Cravedi/Verile

Ma andiamo con ordine e quindi partiremo dalla lettura musicale, eccellente, di Sesto Quatrini alla guida dell’Orchestra Filarmonica Italiana. Quatrini sceglie la via di una lettura appassionata, romantica, trascinante in cui trovano spazio anche chiaroscurate oasi di abbandono lirico, innervate però sempre di tensione teatrale. Una Norma che si allontana da una – anche legittima – chiave coturnata e neoclassica per risultare estremamente moderna, densa di pathos e strettamente dialogante con la parola che si fa canto. Così dovrebbe essere in opera, si penserà, ma non sempre è altrettanto scontato. Non c’è un’oncia di retorica nella visione di Quatrini o di ricerca del bel suono in quanto tale, c’è piuttosto la verità pulsante del fatto musicale.

Norma Angela Meade, Michele Pertusi, Coro foto Cravedi/Verile

E veniamo ad Angela Meade, veramente una fuoriclasse vocale. Alla Meade bisogna chiedere di cantare ed aspettarsi che lo faccia alla grande, dal momento che il versante strettamente drammatico-teatrale è più latitante e tende ad emozionare e coinvolgere meno. E, a partire soprattutto dalla seconda scena del primo atto, il soprano americano dà fuoco alle polveri. Voce bella, ampia, di volume potente, ricchissima di armonici, sicura negli abbellimenti, acuti luminosi e soggioganti (il “sangue roman” è una folgore), gravi timbrati e mai forzati, capace di prodigiose acrobazie (i “do” presi in pianissimo nei duetti con Adalgisa sono un portento), la sua Norma si risolve in una spettacolare lezione di eufonia e un certo vibrato avvertibile nel registro centrale, se non abusato, può avere risultanza espressiva. Un Norma di lusso, in ogni caso si definirebbe, e un lusso è.

Norma – Stefano La Colla e Paola Gardina

Stefano La Colla (Pollione) affronta il personaggio puntando sulla potenza della voce, la forza granitica dell’emissione e l’insolenza degli acuti. Se l’obiettivo era questo è stato centrato. Poi si può pensare che questo ritratto vocale del personaggio sia un po’ datato e ci riporti indietro di alcuni decenni, e che la giusta chiave per restituire Pollione alle origini (la parte fu scritta per Domenico Donzelli)  sia quella di ricercare un interprete belcantista più assimilabile al baritenore di ascendenza rossiniana; ma sono appunto opinioni, che personalmente però condividiamo.

L’anello più problematico del cast era rappresentato dall’Adalgisa di Paola Gardina, che ha voce educata, sa cantare, esprime con gusto e musicalità. Semplicemente il ruolo è forse troppo esposto per lei, in particolar modo se, come in questo caso, l’opera è eseguita in tono e richiederebbe quindi, per questo personaggio, un soprano e non un mezzo. Così facendo, nei perigliosi do dei duetti con la protagonista, la pur volonterosa Gardina si è trovata in difficoltà.

Norma foto Cravedi/Verile

Che dire dell’Oroveso dello splendido Michele Pertusi? Che ci troviamo di fronte ad un artista nel pieno di una stupefacente maturità vocale; la voce sembra addirittura essersi sviluppata in volume, di colore fascinoso, caldo, screziata in ogni istante di intenzioni, sfumature, accenti appropriati. Non una parola va sprecata in un canto che è un prodigio di tecnica ed intensità espressiva. Per una volta Oroveso è assurto al ruolo di vero coprotagonista.

Completavano il cast il cast il Flavio del valente Didier Pieri, voce tenorile lucente e ben proiettata, già pronta, parrebbe, per altri traguardi, e la trepida Clotilde di Stefania Ferrari.

Di ottimo rilievo gli interventi del Coro del Teatro Municipale, preparato da Corrado Casati.

Norma foto Cravedi/Verile

Resta da riferire dello spettacolo per la regia di Nicola Berloffa. L’idea non è nuovissima e trasporta Norma in epoca risorgimentale, con i Galli che si trasformano in patrioti e i Romani in invasori si suppone austriaci. Ciò detto l’azione teatrale resta quella di sempre (con la variante che rogo finale non c’è, e Pollione viene sgozzato da Oroveso e Norma “finita” sull’altare sacrificale dalle sue stesse “ancelle”), anche condotta elegantemente (belle le scene corporee di Andrea Belli, che trasformano i momenti nella dimora di Norma quasi in dramma borghese e ben disegnati anche i costumi di Valeria Donata Bettella, che audacemente osa uno scaramantico viola per la protagonista) ma che certamente non sposta l’asse interpretativo del capolavoro belliniano.

Alla domenicale cui abbiamo assistito, dopo qualche folkloristica manifestazione in corso d’opera, il successo al termine è arrivato per tutti, con qualche sparuto dissenso per Stefano La Colla e i toni del trionfo per Angela Meade e Michele Pertusi.

 Nicola Salmoiraghi

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