JESI: Delitto all’isola delle capre – Marco Taralli, 25 novembre 2022 a cura di Bertha Dietrich

JESI: Delitto all’isola delle capre – Marco Taralli, 25 novembre 2022 a cura di Bertha Dietrich

  • 19/12/2022

DELITTO ALL’ISOLA DELLE CAPRE


dal dramma in tre atti di Ugo Betti
libretto di Emilio Jona
musica di Marco Taralli

PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
in coproduzione con Teatro dell’Opera Giocosa di Savona


direttore Marco Attura
regia Matteo Mazzoni

Personaggi e Interpreti:

  • Agata Sofia Janelidze
  • Angelo Andrea Silvestrelli
  • Pia Federica Vinci
  • Silvia Yuliya Tkachenko
  • Edoardo Alessandro Fiocchetti

scene e costumi Josephin Capozzi (vincitrice della II edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi di Teatro Musicale” riservato a iscritti e/o neodiplomati al Biennio di Specializzazione in Scenografia delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Bologna e Venezia).

Time Machine Ensemble

 

 

Teatro Pergolesi Spontini, 25 – 27 ottobre 2022


TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Ormai dimenticati i recitativi, le arie e le cabalette, e superata finanche la musica atonale che segnò gli inizi XX° secolo, eccoci giunti nel contemporaneo. Chiudiamo un occhio sulla fedeltà al libretto, così come avviene con tutte quelle produzioni che pretendono di attualizzare le grandi opere del passato infischiandosene altamente di preservarne la coerenza. Certo viene da chiedersi, vista la riduzione e i tagli effettuati alla drammaturgia originale da Emilio Jona, perché non si sia coraggiosamente andati quel tantino oltre, sostituendo anche qualche parolina come casa con roulotte, o persiana che sbatte con una qualche altra attrezzeria da plein-air.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Ciò detto, Delitto all’isola delle capre di Ugo Betti si rivela una scelta del soggetto assolutamente vincente. I tempi sono quelli cinematografici, la tensione resta alta e il fiato sospeso fino all’ultimo istante, quello in cui l’arcano si svela come in un autentico thriller-noir in tutta la sua cruda verità. Chi sarà l’artefice del delitto, chi la vittima? È una domanda la cui risposta si attende con ansia. Ugo Betti, magistrato oltre che drammaturgo, evidentemente conosce bene la tensione che si genera attorno alla scoperta della verità su di un crimine. Ma, allo stesso modo, da magistrato, sa anche che le verità processuali, ovvero la giustizia terrena non sono mai davvero giuste e affida il compito di stabilire responsabilità e pene al pubblico, ognuno secondo coscienza. Ma non del tutto, ad un occhio attento risultano chiare le debolezze e le intenzioni di Angelo che finisce i suoi giorni nel pozzo da cui attinge il vino, dolosamente abbandonato al proprio destino da quelle donne che ha maltrattato, amato e sfruttato. Agata resterà sola con il suo amore per l’uomo che l’ha in qualche modo incantata, mentre Pia e Silvia si vedranno costrette a fuggire, cacciate frettolosamente dalla propria madre e congiunta. Non c’è che dire, una trama davvero avvincente.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Marco Taralli, il compositore (vivente come si definisce ironicamente egli stesso) propone un’interpretazione fedele agli intenti del capolavoro bettiano in cui quattro protagonisti (più uno) quasi costantemente presenti in scena, si trovano alle prese con un evento imprevisto. L’arrivo di Angelo all’isola delle capre (un’isola ideale in cui i riferimenti al mare sono pressoché assenti, se non in un’unica citazione al continente, che inevitabilmente la colloca in mezzo all’acqua che mai si vede), sconvolge la vita delle tre donne. Agata (vedova di Enrico, compagno di prigionia di Angelo), Pia (la cognata di Agata) e Silvia (la figlia), vengono irretite e sottomesse dalla prepotenza dell’uomo che millanta una lunga amicizia nei tre anni di prigionia insieme con il marito morto che gli avrebbe affidato il compito di prendersi cura delle sue donne. Non è chiara la provenienza dell’uomo (forse magrebino) la cui considerazione per il gentil sesso non va oltre a quella che il pastore deve avere nei riguardi delle capre (pastore che in assenza di donne, si sa…).

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Una dominazione che non disdegna neppure l’impiego delle arti magiche perpetrate attraverso il canto di una nenia, una lunga storia del suo paese che racconta di come l’arrivo di un uomo deve essere accolto da tutte le attenzioni del caso, ivi compresa la compagnia nel letto. Le tre donne sono completamente soggiogate, per non dire stregate, dalla presenza dello sconosciuto e finiscono con il cedere alle lusinghe e alle pretese di un perfetto nullafacente, ma la tensione sale e la gelosia comincia a fare capolino nella vicenda. In loro soccorso accorrerà il destino che accidentalmente intrappolerà l’uomo nel pozzo dal quale è solito attingere alle scorte di vino lasciato dal povero marito scomparso. Sarebbe bastato un semplice gesto per soccorrerlo, ma Agata decide di approfittare dell’opportunità per allontanare la figlia e la cognata dalla sua vita, lasciando credere loro che lo avrebbe lasciato lì a morire, ma con il chiaro intento di tenersi il despota, cui piace ubbidire, tutto per sé. Finalmente le due donne si allontanano, ma è tardi, dopo vari tentativi di risalire, minacce di morte e di appello alla giustizia, diverse bottiglie di vino e una lunga agonia di due giorni, il demone Angelo muore e ad Agata non resta che il desiderio dell’eternità insieme. Per una più precisa, quanto doverosa descrizione della tessitura musicale, occorrerebbe una più attenta analisi delle partiture e molto più spazio per potersi esprimere. Basti sapere che rende al meglio l’atmosfera che si va creando e mantiene alta la tensione con una moderna orchestrazione che bene si amalgama con i concetti espressi, talvolta sovrapponendosi alle voci, altre contrapponendosi alle stesse. Rumori come lo sbattere della persiana nel vento, o il clacson del camion di Edoardo o il belare delle capre, contribuiscono ad una resa iper-realistica.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Un dramma perfettamente adattabile all’Opera, ma dai tempi cinematografici cui fa riferimento la regia di Matteo Mazzoni con semplici geografie ma con interessante attenzione alla gestualità degli interpreti. La scena unica è quella di Josephin Capozzi, vincitrice della II° Edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi del Teatro Musicale”, in cui -è il caso di dire-, campeggia una vecchia roulotte americana nel bel mezzo di un torrido nulla. Una casa su ruote, che va a pezzi (ma certo non può crollare così come il testo vorrebbe), ma che conduce inevitabilmente a riflettere sulla provvisorietà dell’esistenza umana e della sua permanenza in loco. Dell’acquisto di quella terra e della “casa” lontana dalle malelingue del paese, così come dei sogni della coppia avventurosa non resterà nulla o poco più di una roulotte, arenata su di una pila di mattoni come una barca sugli scogli d’un mare che non si è mai visto. Una scena di sicuro effetto che se pur non aderente al libretto, conferisce il perfetto quid in più allo svolgimento della trama. Suoi anche i costumi in perfetta sintonia con il contesto rurale. La responsabilità delle ottime luci va attribuita a Marco Scattolini.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Degli interpreti si può certo essere soddisfatti, a partire dal basso Andrea Silvestrelli nei panni di Angelo, artista locale ma giunto in trasferta dagli USA dove si è trasferito. Per lui una prova ardua, costantemente in scena dall’inizio alla fine della rappresentazione. Prova superata e che siè conclusa con il successo ampiamente tributatogli da un pubblico entusiasta. Grandi doti attoriali, vocalità molto importante ed una fisicità che non può passare inosservata. Agata è incarnata dal mezzosoprano Sofia Janelidze che conferisce alla vedova il carattere della donna le cui aspettative sono andate deluse e la cui apparente durezza non è altro che un simulacro in cui si cela ancora la voglia di vivere e di essere amata, anche se in modo violento. Silvia, la figlia adolescente, è molto bene interpretata dal soprano Yuliya Tkachenko, che riesce bene nel descrivere le fragilità e le emozioni di un’età in cui tutto assume quelle misure sempre un po’ eccessive, governate se vogliamo, da ormoni impazziti. Pia, la cognata, è anch’essa ben definita dal soprano Federica Vinci, alle prese con una tessitura di non facile soluzione e con il personaggio dai tratti caratteriali di una donna colta e vogliosa di avventure, ma relegata in un’area rurale e nell’isolamento. Capre tra le capre, le tre donne vengono di tanto in tanto visitate da un attempato vettore che provvede alle merci di scambio. Pur marginale il ruolo di Edoardo è bene interpretato dal giovane tenore Alessandro Fiocchetti che non passa inosservato.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Quattro le recite a cui si è voluto essere presenti e  con piacere (prova generale aperta al pubblico, due recite a Jesi il 25 e 27 novembre, ed una a Camerino il 30), repliche in cui si è assistito alla crescente correzione del tiro da parte della direzione di Marco Attura, un veterano dell’opera contemporanea cui va il merito di aver condotto diligentemente la nave in porto. Correzioni volute da un perfezionismo orientato al miglioramento dei rapporti tra palco e golfo mistico, miglioramento del balance, dei tempi… Migliorie più che opportune e dovute alla natura stessa di un’opera eccellente che però non conosce precedenti in quanto in prima assoluta mondiale, quindi necessitante di rodaggio. Un lavoro minuzioso di cesello del quale certamente vedremo il risultato definitivo tra qualche mese con le repliche previste all’Opera Giocosa di Savona, quando l’insieme generale sarà stato ampiamente metabolizzato.

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi

Bene gli strumentisti del Time Machine Ensemble, concentrati e sempre obbedienti al gesto.

Trionfo alla ribalta finale per tutte le parti in causa e affluenza più che soddisfacente a tutte le recite per un’iniziativa vincente che dimostra, se mai ve ne fosse ancora bisogno, che l’Opera è viva, che l’Opera Contemporanea quando affidata in mano capace, è ancora in grado di fare cultura e di attrarre pubblico, di farlo discutere, riflettere…

TEATRO PERGOLESI SPONTINI: Delitto all’isola delle capre -Marco Taralli, photo©Marco Pozzi


Un risultato che dovrebbe far ripensare anche ai meccanismi di finanziamento da parte delle istituzioni che limitano di molto i margini di azione da parte dei teatri, costringendo spesso i compositori a fare a meno delle masse e a ridurre ai minimi l’organico in buca. Porre dei limiti oggettivi alla creatività rischia di produrre la mercificazione dell’arte, relegandola in tutti i suoi aspetti in un ambito prettamente commerciabile. Costi e benefici… ma se si mette un “tetto” alla cultura quel che si ottiene è un riparo dalla pioggia ma un ostacolo a riveder le stelle.

Bertha Dietrich

 

 

 

 

 

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