PARMA: Simon Boccanegra – Giuseppe Verdi, 29 settembre 2022 a cura di Silvia Campana

PARMA: Simon Boccanegra – Giuseppe Verdi, 29 settembre 2022 a cura di Silvia Campana

  • 01/10/2022

SIMON BOCCANEGRA
Versione per Venezia, 1857
Melodramma in un prologo e tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutiérrez

Musica GIUSEPPE VERDI

Edizione critica a cura di Roger Parker
Casa Ricordi, Milano


Maestro concertatore e direttore Riccardo Frizza 

Regia Valentina Carrasco 

Personaggi e Intepreti:

  • Simon Boccanegra,
    primo doge di Genova Vladimir Stoyanov 
  • Maria Boccanegra,
    sua figlia,
    sotto il nome di Amelia Grimaldi Roberta Mantegna
  • Jacopo Fiesco,
    sotto il nome di Andrea Riccardo Zanellato 
  • Gabriele Adorno,
    gentiluomo genovese Piero Pretti
  • Paolo Albiani,
    cortigiano favorito del doge Devid Cecconi 
  • Pietro,
    altro cortigiano Adriano Gramigni 
  • Un’ancella di Amelia Chiara Guerra 

Scene Martina Segna 

Costumi Mauro Tinti 

Luci Ludovico Gobbi

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Maestro del coro Martino Faggiani 

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma

 

Teatro Regio di Parma, 29 settembre 2022


La decisione da parte del Festival Verdi di Parma 2022 di voler presentare al suo pubblico la prima edizione di Simon Boccanegra conosce più di un motivo di interesse che travalica forse la semplice curiosità del raro ascolto.

L’opera, come si sa, debuttò al Teatro La Fenice di Venezia nel 1857 subendo un fiasco solenne, forse anche a causa di un libretto cui il fido, ma più che mai tiranneggiato Francesco Maria Piave, non riuscì a donare giusta tinta e coerenza drammatica. Ancora oggi infatti l’opera si presenta come una fiacca e sfocata sinopia di ciò che poi con aggiunta di colore, sfumature e orchestrazione minuziosamente scandita diverrà il capolavoro teatrale cui Arrigo Boito contribuì con un libretto potentemente trascinante e ricco di situazione drammatiche.

Teatro Regio di Parma: Simon Boccanegra – Giuseppe Verdi, photo©Roberto Ricci

In cosa dunque consiste oggi il suo principale motivo di interesse?

Dal mio personale punto di vista è anche attraverso le bozze o i disegni di un artista che è possibile maggiormente apprezzarne  il percorso e tentare di coglierne la complessità, dunque anche attraverso l’esile ma già potente impalcatura innalzata dal ‘mestierante’ è possibile intravedere a tratti la potenza del genio e come e quanto efficacemente da questa elementare ma non banale traccia (si ascolti ad esempio il duetto Gabriele-Fiesco del I Atto “Paventa, o perfido”) il compositore riuscirà a creare un mondo completamente alternativo dove al mestiere si sostituisce il genio ed allo spettacolo di intrattenimento il potente dramma teatrale.

Risulta dunque di tutto interesse notare da dove sia partito tutto ciò e come si sia sviluppato da una convenzionale fonte di ispirazione (il dramma di Gutiérrez è interessante ma non è certo Shakespeare) un capolavoro così complesso e dallo sfaccettato spettro cromatico. Inoltre è da notare che il mare è praticamente assente in questa versione quasi che Verdi abbia subitaneamente colto l’apparente brusca sommarietà del carattere genovese (cui i profili dei personaggi quasi tagliati con l’accetta rimandano) per poi scoprirne solo in seguito quella profonda complessità che li lega, sempre indissolubilmente, al respiro del mare.

Al possente canovaccio drammatico imbastito dal compositore la regia ideata da Valentina Carrasco sembra nulla aggiungere e molto togliere.

Pur se attentamente confezionata, la base ideologica che muove l’allestimento sembra sostanzialmente convenzionale ed alla ricerca di un effetto priva di costrutto.

Teatro Regio di Parma: Simon Boccanegra – Giuseppe Verdi, photo©Roberto Ricci

L’ambientazione in una Genova della classe operaia non solo sta stretta ad un dramma che, pur politico, si basa su profondi conflitti interni, ma altresì svilupparlo all’interno di un mattatoio con chiaro riferimento alla metafora secondo la quale la politica in senso lato “macella” la storia con le sue scelte di comodo, risulta generalista e poco efficace, non scendendo mai nel dettaglio ma limitandosi a presentare un quadro che andrebbe piuttosto adeguatamente sviluppato ed approfondito, pur con qualche rischio. Così la sfilata dei quarti di bue esposti in scena sa tanto di sterile provocazione e non contribuisce certo a sostenere una meditata dinamica teatrale.

Molto buono il cast impegnato in palcoscenico.

 Vladimir Stoyanov cesella con timbro nobile e sicuro un Simone certo assai giovane e guerriero (e così è infatti il personaggio che non conosce ancora la dolente maturazione della seconda versione presentata nel 1881 alla Scala) e ne risolve il carattere attraverso un’interpretazione vocale e scenica sempre calibrata e professionale.

Costantemente in crescita Roberta Mantegna ci presenta un’Amelia perfettamente centrata ed in linea con un personaggio in realtà appena poco più che sbozzato in partitura che vive dunque di una forte espressività vocale che non difetta certo alla giovane artista.

Teatro Regio di Parma: Simon Boccanegra – Giuseppe Verdi, photo©Roberto Ricci

Assai bene anche il Gabriele Adorno delineato da Piero Pretti con giuste timbrica e sensibilità.

Riccardo Zanellato quale Fiesco ha sembrato travalicare felicemente i limiti della partitura alla ricerca di una profondità espressiva maggiormente drammatica che il personaggio acquisterà poi compiutamente nella versione definitiva, con momenti di forte spessore emotivo (“Il lacerato spirito”).

Bene Devid Cecconi quale Paolo Albiani (qui ancora in nuce) e Adriano Gramigni come Pietro.

Completava il cast Chiara Guerra (Un ‘ancella di Amelia).

Positiva la prova del Coro del Teatro Regio di Parma diretto da Martino Faggiani.

Riccardo Frizza, pur con questa partitura così mancante di tutte quelle sfumature e di quel carattere   che di fatto la renderanno in seguito quasi coprotagonista del dramma, ha diretto la Filarmonica Arturo Toscanini Orchestra Giovanile della Via Emilia con professionalità ottenendo un omogeneo risultato complessivo.

Teatro gremito ed applausi per tutto il cast ed il Direttore a parte qualche isolata, ma perentoria, contestazione all’apertura del II Atto.

Silvia Campana

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