Sofia Lavinia Amisich, la giovane regista italiana che con determinazione e competenza sta dando forma al suo sogno.

Sofia Lavinia Amisich, la giovane regista italiana che con determinazione e competenza sta dando forma al suo sogno.

  • 11/03/2019

 

Pare che lei sia sempre in movimento e in questo periodo prolifico le poniamo alcune domande sulle tante cose fatte. Sicuramente nascere in una famiglia di artisti ha influenzato la sua sensibilità, ma qual è stato il percorso formativo che l’ha portata, a soli 27 anni, a dirigere la regia in diversi teatri italiani?

La musica è sempre stata presente nella mia famiglia, per questo il suo ruolo nella mia vita si è definito come fondamentale: mio padre era un chitarrista classico e mi svegliavo tutte le mattine con il suono del suo strumento, fedele compagno di ore e ore di prove. Quando sei abituato ad avere una costante fissa non ti rendi nemmeno bene conto di quanto essa sia parte di te, ma crescendo la vita me lo ha fatto capire. Ho iniziato a 5 anni con lo studio del violoncello, poi è arrivato il diploma in Canto lirico al Conservatorio “A.Buzzolla” di Adria e a seguire quello in Regia e Arte scenica al Conservatorio “G. Verdi” di Torino; parallelamente ho sempre studiato danza con una passione travolgente. Il connubio di queste discipline miha permesso di apprezzare la sfida della regia lirica. La sfida di raccontare una storia. 

Cosa pensa la gente quando la definiscono una regista “giovane”?

Onestamente è una domanda che non mi pongo, credo sarebbe più interessante porre l’accento sul prodotto creativo piuttosto che sulla mia età. Anagraficamente è indiscutibile: essere nata nel 1992 mi qualifica come “giovane” ma la maturazione individuale si plasma anche sulle esperienze artistiche e di vita vissute. Quello che conta per me è che il pubblico, uscendo da un mio spettacolo si senta emotivamente toccato dalla grandezza della musica e dal racconto scenico. Ma lo ammetto, mi sento fortunata nel poter sognare e credere nel mio progetto, e forse sì, questa è una prerogativa dei giovani!

Il futuro artistico di domani da lei rappresentato si può in qualche modo definire “nuovo”?

Il mio modo di fare regia è frutto di un percorso poliedrico che mi ha permesso di accostare le diverse competenze. Non lo definisco nuovo ma semplicemente personale. La mia regia ha a che fare con il mio modo di sentire, di veicolare le emozioni. Nello specifico cerco di trovare la continuità del messaggio musicale nel movimento, la potrei definire “regia coreografica”, ma non sono sicura che sia un concetto così nuovo!

Di recente ha co-firmato la regia assieme a Franco Marzocchi di ‘Don Giovanni’ di Mozart con grandi artisti in scena al Teatro Cilea di Reggio Calabria. Cosa vuol dire per lei lavorare con nomi importanti quali Roberto Scandiuzzi e Paoletta Marrocu?

Lavorare in questa produzione è stato emozionante. Ciascun cantante è un macrocosmo di arte al quale mi sono accostata con enorme rispetto, curiosità e stima. Fare regia con artisti di questo spessore in parte vuol dire “semplicemente” metterli nella condizione ottimale per potersi esprimere al meglio. Si tratta di coordinare grandi flussi artistici affinché lo spettacolo funzioni. Confrontarsi a fondo sul personaggio, sulle ragioni del suo sentire e sulla modalità con cui la musica lo esprime, tutto questo è molto stimolante!

Attualmente in quali progetti è coinvolta?

Fino alla fine del mese di marzo sono al Teatro Regio di Torino. Attraverso il progetto Opera Assieme del Conservatorio “G. Verdi” di Torino con il Teatro Regio sono stata inserita nella produzione dell’opera “Pinocchio” e sto affiancando il lavoro di regia di Luca Valentino e di coreografia di Anna Maria Bruzzese. Sono felice di poter toccare con mano come un’alta formazione artistica sfoci in un’altrettanta esperienza sul campo; di aver conferma che l’attenzione avuta da parte dell’Istituzione nei confronti degli allievi non si limiti al periodo formativo ma sia tangibile anche attraverso l’esperienza post didattica in un grande e prestigioso Teatro, come il caso del Teatro Regio di Torino. I miei ringraziamenti sono sinceri e sono rivolti sia alla persona del Direttore del Conservatorio, il Maestro Marco Zuccarini, sia al direttore del Teatro Regio, Alessandro Galoppini ed al sovrintendente William Graziosi, per l’apertura e l’interesse concretizzati verso i giovani che rappresentano il futuro artistico di domani. A seguire sarò in un’altra opera contemporanea per ragazzi, con la mia regia, al Teatro Comunale “G.Verdi” di Padova.

La giovane Sofia Lavinia Amisich oggi ha un curriculum invidiabile ed è nel pieno della sua crescita artistica e professionale. Tra 10 anni, come si vede?

E’ una risposta semplice. Mi immagino felice, facendo il lavoro per cui mi sono preparata e che mi permette di esprimere la mia sensibilità.

Ultima domanda, un progetto che le piacerebbe mettere in scena?

“Madama Butterfly” di G. Puccini è un’opera che mi crea emozioni fortissime e nonostante l’abbia messa in scena l’anno scorso, non mi stancherei mai di farla. Un sogno, un po’ meno tradizionale e più sperimentale, è quello di realizzare una versione scenica della suite per pianoforte di Modest Petrovič Musorgskij “Quadri di un’esposizione”. In fondo io ai miei sogni devo quello che ora sono.

La redazione

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