NOVARA: LA VEDOVA ALLEGRA, 13 e 14 gennaio 2017

NOVARA: LA VEDOVA ALLEGRA, 13 e 14 gennaio 2017

  • 09/01/2018

Teatro Coccia, Novara

Nuova produzione

LA VEDOVA ALLEGRA di Franz Lehàr

 

Direttore GIOVANNI DI STEFANO

Regia RENATO BONAJUTO e ANDREA MERLI

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

 

e la partecipazione straordinaria di DANIELA MAZZUCATO

 

SABATO 13 e DOMENICA 14 GENNAIO 2018

Novara, 9 gennaio 2018. Sono in corso le prove del prossimo titolo firmato Fondazione Teatro CocciaLa Vedova Allegra di Franz Lehàr, in programma per sabato 13 gennaio alle 21 e domenica 14 alle 16 nel cartellone Varie – Età.

Direzione d’orchestra GIOVANNI DI STEFANO

 Regia ANDREA MERLI e RENATO BONAJUTO

Personaggi e Interpreti:

  • Barone Mirko Zeta ARMANDO ARIOSTINI
  • Valencienne MARTA CALCATERRA
  • Conte Danilo Danilovitsch MAURO BONFANTI
  • Hanna Glawari MANUELA BISCEGLIE
  • Camille de Rosillon NESTOR LOSAN
  • Raoul de St Brioche STEFANO CONSOLINI
  • Visconte Cascada STEFANO MARCHISIO
  • Bogdanowitsch FRANCESCO NAPOLEONI
  • Silvyane VIRGINIA MC INTYRE
  • Kromow SAVERIO BAMBI
  • Olga FEDERICA PIEROPAN
  • Pritschitsc SIMONE MANZOTTI
  • Praskowia TERESA GARGANO
  • Njegus MAX RENÈ COSOTTI

 

Con la straordinaria partecipazione di DANIELA MAZZUCATO

Scene e costumi ARTEMIO CABASSI

Coreografie SOFIA LAVINIA AMISICH

Luci IVAN PASTROVICCHIO

Direttore di scena ERMELINDA SUELLA

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

 CORO SAN GREGORIO MAGNO

Maestro del coro MAURO ROLFI

Corpo di ballo

ROCCO ASCIA, GABRIELLA CAPUANO, VITO CARRETTA,

MARTA CASTELLETTA, PAMELA EMMA, ASYA PRAVATO,

ANDREA ROMA

Edizioni EDWIN F. KALMUS & CO., Inc. Publishers of Music,

Boca Raton, Florida

Produzione

FONDAZIONE TEATRO COCCIA

 

TRAMA

 

L’azione si svolge a Parigi nel 1905

All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande fermento. Sta arrivando la Signora Anna Glavari, giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte. L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova per conservare i milioni di dote della signora, in patria.

Infatti se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina. Njegus, cancelliere dell’ambasciata, è un po’ troppo pasticcione, ma c ’è il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo, ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e Anna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane moglie di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico francese. I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne sostituendola con Anna. La vedova sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso, ma Njegus, vero deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Anna e Danilo il loro reciproco amore. La patria è salva. D’ora in poi la signora Glavari non sarà più “La vedova allegra”, ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch.

 

FRANZ LEHÁR, L’ORO E L’ARGENTO DELL’OPERETTA VIENNESE

di Andrea Merli

“Voi dovreste scrivere operette” suggerì Offenbach a Johann Strauss jr. nel 1864, mentre si trovava in tournée a Vienna. Il consiglio, rivolto dal Petit Mozart des Champs Elisées all’ “Imperatore musicale” austriaco, era dettato, sicuramente, da un calcolo opportunistico, piuttosto che da considerazioni di carattere artistico. Un cortese apprezzamento per ingraziarsi il re del valzer non avrebbe potuto che giovargli nell’ambiente musicale viennese, ma Offenbach sapeva a coscienza che il temperamento di Strauss era più portato all’estro squisitamente strumentale che all’azione scenica. Altrimenti si sarebbe ben guardato dall’incoraggiare un potenziale e pericoloso rivale. Nondimeno e sebbene in campo operettistico operasse già in ambito viennese e con successo un compositore d’origine belga, dalmata di nascita e nipote di Donizetti: Francesco Suppé, in quell’invito possiamo cogliere lo spunto che diede origine all’operetta viennese.

Un filone rigoglioso e fluente che ha allietato, cadenzando il ritmo, il periodo aureo della Belle Epoque. Un tempo felice in cui, come recita il libretto del Pipistrello, è “beato chi dimentica ciò che non si può cambiare”, che ha inizio la sera del 5 aprile 1874, quando al Theater-an-der-Wien va in scena la “prima” del Pipistrello e che, altrettanto idealmente, giunge al suo apice nello stesso teatro il 30 dicembre 1905, con il debutto de La vedova allegra di Franz Lehàr. La regina incontrastata delle operette, ormai screziata dagli argentei bagliori di un secolo che, appena nato, porterà al mondo sconvolgimenti non solo musicali, si muove avviluppandosi tra le spire del valzer, consciamente ignara dei foschi bagliori che all’orizzonte minacciano il quieto vivere del vacillante impero austroungarico.

L’operetta, figlia “traviata” dell’opera secondo Saint-Saëns, e come tale frequentata con assiduità nel privato proprio da quelli che poi pubblicamente la disprezzano, ha risaputamente le sue origini in Francia, nell’era dominata dall’impero di Napoleone III. Al Grand-opéra di Meyerbeer, che con la sua spettacolarità pompier lo rappresenta fedelmente, esaltando il virtuosismo teatrale in una formula melodica che cristallizza all’infinito i moduli drammatici e tematici del Guglielmo Tell, ultimo sforzo melodrammatico rossiniano, si contrappone l’opéra-comique, dove troviamo un’inevitabile analogia col genere maggiore, nel rifuggere ad ogni sviluppo drammatico e ad una stretta relazione tra musica e azione con l’unico scopo di offrire melodie di immediata percezione. In questo peculiare genere teatrale, che ha l’equivalente nel Singspiel, legato al filone operettistico austro-tedesco, nella ballad-opera inglese e nella zarzuela spagnola, con la loro alternanza di canto e recitazione, confluisce paradossalmente l’esperienza dell’opera buffa italiana, soprattutto di scuola napoletana. Genere che, trapiantato in Francia, praticamente si estingue con il donizettiano Don Pasquale dopo aver regalmente abdicato allo stile francese con Le Coorte Ory di Rossini e con La Fille du Régiment di Donizetti.

Così come Offenbach è il nome di maggior prestigio dell’operetta francese (ma corre l’obbligo di ricordare Florimond Hervé, considerato il “padre” del genere, Charles Lecocq e Robert Planquette, autori contemporanei ed altrettanto determinanti all’identità di un genere che in Francia rifugge dalla denominazione “operetta” e si rifugia in quella di opéra-bouffe) Strauss jr. rappresenta l’emblema dell’operetta viennese, dando credito al detto secondo il quale Francesco Giuseppe regnò finché dominò in campo musicale Johann Strauss.

Eppure le rispettive identità musicali sono pressoché agli antipodi. Elemento caratteristico della produzione offenbachiana è la satira politica e sociale: Napoleone III aveva in Offenbach la dimostrazione della sua pelosa benevolenza, mentre ad Offenbach faceva comodo quella platea, titolata e borghese, tanto desiderosa di essere ridicolizzata. Tant’è che, con la sconfitta di Sedan nel 1870 e con la conseguente caduta dell’impero, venne a meno sia la caustica vena ispiratrice, solvente ebraico che caratterizza la irrispettosa melodia dei couplets, che la satira feroce che legava il musicista all’imperatore.

Viceversa era impensabile a Vienna, sotto il dominio di Francesco Giuseppe, la parodia dei governanti. Non sarebbe stata tollerata dagli austriaci, meno inclini dei francesi a sbeffeggiare i propri sovrani. In Strauss è assente una vena satirica degna di essere rilevata, anche se, rispetto al pur elegante Suppé di Boccaccio e Fatinizza – dove sono avvertibili sia le influenze francesi che, in particolare, quelle dell’opera italiana – l’operetta di Strauss si rende assolutamente autonoma, spesso attraversata da intenti ironici nei confronti della placida quotidianità borghese, più spesso, all’opposto, lanciata in fantasie esotiche, ma sempre infiocchettate da polke e mazurke. La cifra dell’operetta viennese è, in definitiva, la rievocazione nostalgica e gioiosa del bel tempo antico, quando, tra la fine del secolo scorso e prima dello scoppio della prima guerra mondiale, l’intero impero asburgico tendeva ad un progressivo deterioramento, mentre a Vienna si vivevano gli ultimi attimi di una dignità imperiale, mantenendo con ostinazione una facciata serena ed ottimista: la “gaia apocalisse” citata da Hermann Broch.

Das ist ka’ Musik! “Questa non è musica”. Il categorico, sprezzante giudizio fu rivolto a Lehàr dal burbero Karczag, direttore del Theater-an-der-Wien, durante le prove de La vedova allegra. “Il pubblico si renderà conto che si tratta di un’operazione fallimentare” e proseguendo con un’improvvisa intuizione “è un’opera troppo nuova, troppo originale, rivoluzionaria con un erotismo troppo accentuato”. Considerazioni, queste ultime, che ci trovano completamente consenzienti. In effetti la produzione teatrale di Lehàr, iniziata nel 1893 con l’opera in un atto Rodrigo, presentata a un concorso, analogo all’italiano Sonzogno, patrocinato dal duca Saxe Couburg Gotha – quell’anno vinse il premio La rosa del Pontevedro di Joseph Foster, e lo staterello immaginario venne utile a Lehàr al momento di comporre la sua Vedova – e praticamente conclusa con la “commedia musicale”, o meglio opera, Giuditta, rappresentata alla Staatsoper di Vienna nel 1934 e radiotrasmessa in contemporanea da centoventi eminenti diverse, è contrassegnata da una struggente malinconia, dal sentimento, dalle emozioni, da un erotismo insinuante, seppure sovente mascherati sotto la patina brillante dell’evasione. Questi elementi hanno caratterizzato l’evoluzione del genere verso il suo totale disfacimento, consapevole quanto inevitabile, nella musica leggera, che ha trovato i suoi naturali sbocchi nell’industria cinematografica, nella commedia musicale, nella rivista, nella rock-opera e nel mondo della canzone attuale.

Come per Strauss, anche nel caso di Lehàr non si tratta di un fenomeno isolato, ma alla sua personalissima produzione, che dopo l’incontro con Richard Tauber – di cui cade pure quest’anno il 70° anniversario della morte – nel 1922 subì un’evoluzione mirata alla preziosa vocalità del massimo interprete lehariano (da Paganini nel 1925 in avanti si parla di “Tauber-operette”!), si affiancano quelle altrettan-to cospicue e preziose di lmre Kalman e di Robert Stolz. Quest’ultimo, morto 95enne nel 1975, ebbe anche l’onore di tenere a battesimo La vedova allegra – come Toscanini La bohème di Puccini! – ed è stato, in assoluto, il più polifacetico e vivace operetta-man: fino alla fine ha conservato brillanti capacità direttoriali e compositive lasciando un legato, musicale e discografico, monumentale.

Franz Lehàr, invece, nasce il 30 aprile 1870 a Komoron, in Ungheria. Viennese la madre, Anna Polach, ungherese il padre, Ferenc, conta tra gli antenati il marchese Le Harde, capitano delle truppe francesi che combatterono contro il maresciallo russo Suvarov in Moravia. Questi, stabilendosi sui Balcani, sposò una contadina ed i discendenti perdettero, oltre al titolo nobiliare, una sillaba: così Le Harde cede a Lehàr. Il piccolo Franzl, emulo di Mozart, impara a suonare il violino prima che a leggere e a sei anni compone una sonata che dedica alla mamma: “Sento tutto ciò dentro di me quando sono malato” scrive con impulso naïf. Dal conservatorio di Praga, dove conosce Antonin Dvorak, passa a Vienna. Qui viene introdotto da Brahms nella Società degli Amici della Musica, infine appena diciottenne, ma senza un Kreutzer in tasca, ottiene il posto di primo violino e direttore d’orchestra nel teatro di provincia di Barmen-Elberfeld, poi entra nel 50° Reggimento di fanteria dislocato a Losoncz, in Ungheria. Da qui passerà alle provincie istriane, come direttore della banda militare a Pola e a Trieste, città giuliana in cui dirigerà sempre e personalmente le più importanti produzioni delle sue operette, dalla Vedova allegra a Eva, Zarevich e II paese del sorriso.

Dopo alcuni poco fortunati tentativi teatrali, come a Johann Strauss col Pipistrello, a Lehàr l’occasione giunge con la proposta di Victor Léon e Leo Stein – costui era stato collaboratore di Offenbach – di musicare una nuova operetta tratta dalla pochade di Henri Meilhac L’attaché d’ambassade, a cui Richard Heuberger, autore della celebre operetta Il ballo all’Opera, aveva rinunciato per un improvviso calo d’ispirazione. Si doveva, dunque, trovare un altro compositore, ma, come si è anticipato, Lehàr dovette superare diversi ostacoli. Innanzi tutto la diffidenza degli autori.

È così che Lehàr trova in Steininger, segretario generale del Teatro An-der-Wien, dove l’operetta si dovrebbe rappresentare con il titolo provvisorio de Il diplomatico, un buon amico che lo propone a Léon, il quale prima di sbilanciarsi per il sì, chiede che il musicista componga qualcosa “tanto per sentire come va”. Lehàr non si fa sfug-gire l’occasione e, scrivendo di getto la musica che poi confluirà nel duetto dello “Sciocco cavalier”, tra Hanna Glawari e Danilo nel secondo atto, si aggiudica l’incarico.

Il libretto non ha ancora un titolo definitivo, poiché agli autori un generico “diplomatico” non pare abbastanza commerciale. Un giorno, entrando nell’ufficio di Steininger, Lehàr sorprende la conversazione di un usciere: “La moglie del consigliere Hintermayer chiede ancora dei biglietti omaggio. Sostiene che, poiché glieli concedevano al marito, non si può negarli a lei, ora che il disgraziato è morto”. “Daglieli, ma la prossima volta cacciala via questa vedova indemoniata (lastige, in tedesco)”. “Hai detto allegra?” sbottò Lehàr, confondendo con lustige: “Abbiamo il titolo!”.

Ciò nonostante Karczag, burbero direttore dell’An-der-Wien, assieme al socio Wallner, è persuaso che la nuova creatura sarà un fiasco clamoroso e fissa la data della “prima” per il 30 dicembre 1905, uno dei giorni più infelici dell’anno per le esecuzioni teatrali. Vi si investe il minimo indispensabile, riciclando scene e costumi di altri spettacoli. Si riducono anche i tempi per le prove; la “generale” si effettua il pomeriggio del debutto, a porte rigorosamente chiuse. Riesce ad intrufolarsi, però, Ludwig Karpath, critico musicale del Neues Wiener Tagblatt, messo precedentemente in guardia dall’ineffabile Karczag: “Questa Vedova è proprio brutta…”. Sta a lui il primato di scandire i primi applausi, quando non riuscendo a starsene più zitto e preso dall’entusiasmo si lascia sfuggire un sonoro “Bravo!” diretto a Lehàr.

Per fortuna il cast comprende una serie di valenti artisti, tutti fiduciosi nel talento deL compositore: Mizzi Guner, seducente Hanna Glawari, Luis Treumann, brillante Danilo e, soprattutto, un direttore d’orchestra appena ventenne che risponde al nome di Robert Stolz. È un trionfo memorabile già alla fine del primo atto, il cui finale deve essere ripetuto tre volte a furor di popolo. Nonostante le funeree premesse, l’opera mantiene il cartello per oltre un mese con il “tutto esaurito” per la gioia dei bagarini. La 119° replica va in scena il 29 aprile del 1906, alla vigilia del compleanno di Lehàr e chiude la stagione invernale. In settembre La vedova riapre l’An-der-Wien, ma l’impresa del teatro annuncia a caratteri cubitali “con nuove scene e nuovi costumi”. In occasione della 200esima replica, contrita e pentita, la direzione del teatro offre al compositore una medaglia di riconoscimento. “Che iscrizione desidera?” viene chiesto direttamente a Lehàr. L’autore prontamente risponde: “Das ist ka’ Musik!”. Non è, evidentemente, di quest’idea Hugo von Hofmannsthal, che anni più tardi, assistendo in compagnia di Alma Mahler ad una recita della Vedova, si lascia sfuggire: “Ah se Lehàr avesse musicato il mio Cavaliere della rosa!”. Al che la signora Mahler pare abbia aggiunto, con malizia: “E se un altro avesse scritto il libretto!”.

Il 4 gennaio 1907 La vedova raggiunge a Vienna la cifra di 300 repliche, per la 400esima Lehàr compone una sinfonia, intitolata Una visione, che dirige lui stesso la sera del 24 aprile di quell’anno. Nel frattempo l’operetta viene rappresentata ad Amburgo, poi a Lipsia. A Trieste, diretta dall’autore, a capo di una compagnia viennese, approda al Teatro Filodrammatico – tuttora esistente, prima declassato a sala cinematografica a “luci rosse”, poi definitivamente chiuso – dove avviene una prima, impensabile, contestazione “politica”. Uno sparuto gruppo di irredentisti, che nell’operettistico e immaginario Pontevedro trova un’evidente analogia con il piccolo regno del Montenegro, governato da un re pastore, Nicola I, padre di un unico figlio, di nome – guarda caso – Danno, ed imparentato per via diretta con Casa Savoia attraverso la regina Elena, lancia dei volantini (una copia è ancora esposta al museo teatrale di Trieste) che recitano in italiano sgrammaticato: “LEHAR! VERGOGNI TE DEL LAVORO CHE AI FATO. TU OFFENDI LA CORTE DELLA QUALE SCENDE TANTO AMIRATTA REGINA ELLENA D’ITALIA!!! SEI TU ARTISTA?”. Un’altra reazione all’ambientazione “montenegrina” si avrà alla “prima” di Costantinopoli, nel 1910, alla presenza di un pubblico per buona parte slavo.

Die lustige Witwe viene tradotta in tutte le lingue. Diventa, tra le altre, The Merry Widow, La veuve joyeuse, Den giade Enke, La viuda alegre e tutte le grandi dive, del cinema e della lirica, vogliono vestire i panni della Glawari. Perfino Adelina Patti, nel suo castello di Craig in Inghilterra, la canta per una ristretta platea di amici. In Italia la prima interprete è Adrienne Telma, in arte Emma Veda, il 7 aprile del 1907 al Teatro Dal Verme di Milano. È un trionfo, lo stesso Lehàr verrà a complimentarsi con lei, alla 500esima replica! II 28 aprile del 1909 La vedova debutta al Teatro Apollo di Parigi, cambiando il nome in … Missia Palmieri! Per gli spagnoli e gli americani diventerà, invece, Sonia di Marsovia. In breve la Vedova gira il mondo, approdando negli Stati Uniti, in Russia, in India, in Cina, in Corea, in Giappone, in Australia, a Ceylon. A Buenos Aires viene rappresentata contemporaneamente in cinque teatri diversi e, nel 1910, sulle rive del fiume Zambeze un ricco colono organizza, per suo godimento, una sola rappresentazione. La versione più esotica è, forse, quella in arabo, eseguita per la prima volta al Cairo nel 1946.

Il cinema si è subito interessato al capolavoro di Lehàr, anche rinunciando alla musica… all’epoca del muto. Il primo film fu girato in Svezia nel 1907 e durava …14 minuti! Del 1925 è la celebre edizione cinematografica firmata da Von Stroheim, con Mae Murray e John Gilbert, del 1934 la versione scintillante di Ernst Lubitsch, preziosa per il sapiente uso del bianco e nero, con Jeannette McDonald e Maurice Chevalier, mentre ai fasti del technicolor, in pieni anni Cinquanta, è affidata The Merry Widow con Lana Turner e Fernando Lamas, per la regia di Curtis Bernhardt.

Da quella fatidica serata del 30 dicembre 1905, La vedova allegra continua inarrestabile la sua corsa intorno al globo, sempre affascinante e fresca. Le fanno compagnia titoli che, seppur meno fortunati, perché non contrassegnati dal marchio del capolavoro assoluto che contraddistingue La vedova, sono comunque una miniera di pagine dolcissime, suadenti ed anche travolgenti nel ritmo vorticoso del valzer. Il valzer di Lehàr che ha una sua identità inconfondibile, contaminata da una cultura novecentesca, debitrice di un’eredità wagneriana, ma aperta alla sensibilità moderna ed affine, per genialità armonica, al melodismo pucciniano. Non a caso Puccini e Lehàr erano ottimi amici e la stesura del finale di Turandot era, in predicato, da affidarsi al compositore austriaco.

Lo Zarevich, Frasquita e, soprattutto, Il paese del sorriso sono i titoli emblematici dell’evolversi di una drammaturgia che, senza tralasciare l’elemento brillante – che nell’operetta viennese trova le sue radici nell’opera settecentesca: si pensi alla soubrette mozartiana che ha la sua evoluzione naturale nella Annina del Franco cacciatore di Weber, nell’Adele del Pipistrello, per arrivare, con Lehàr, alla sua connotazione moderna, ma estranea tuttavia alla fatuità della rivista dell’avanspettacolo – si preclude la possibilità del lieto fine.

Va aggiunto che anche La vedova allegra non si è potuta sottrarre alle parodie. Da un italianissimo “Il vedovo allegro”, ad una lunghissima serie tutta francese “La veuve pas joyeuse”, “La veuve soyeuse”, “La veuve tragique”, “La vierge joyeuse”, “Ni veuve ni joyeuse”… senza escludere l’operetta dello stesso Lehár, Mytislav der Moderne, che vede in scena tutte le grisettes di Chez Maxim’s, Lolò, Dodò, Joujou, Cloclo, Margot e Frou-frou, e lo stesso Danilo messo alla berlina.

Quel Conte Danilo Danilovich che porta tanta fortuna al suo primo interprete, Luis Treumann, beniamino del pubblico femminile. Ma proprio lui, di fede ebraica, finirà miseramente i suoi giorni nel 1940, appena sessantenne, arrestato dalla Gestapo a Theresina, in Bohemia. È pure ebrea la moglie di Lehàr, Sophie, che però si fa bat-tezzare, mettendo da parte ogni scrupolo religioso, per difendere se stessa e il marito. Ciò nonostante è perseguitata e fino alla fine del conflitto porterà sempre con sé un’eventualmente liberatrice fiala di veleno. La morte, per un improvviso attacco cardiaco, la sorprende a Zurigo il primo settembre 1947. L’8 gennaio 1948, la notizia della scomparsa a Londra del suo più grande interprete, Richard Tauber, in seguito a un intervento chirurgico, infligge un altro colpo a Lehàr, che si ritira definitivamente a Bad-Ischl. “Non sono venuto al mondo per godermi la vita, ma per far godere gli altri” ripete alla devota governante Frau Scaja, che protesta vivamente e lo rimprovera affettuosamente, negli ultimi giorni della sua vita trascorsi in solitarie passeggiate nel giardino della villa immersa nel verde. Un ideale epitaffio per ricordare il più popolare compositore d’operette, che ci ha lasciati il 23 ottobre 1948.

[per gentile concessione dell’autore e del Teatro Massimo di Palermo]


GIOVANNI DI STEFANO – Direttore

Ha diretto più di 50 opere, dal repertorio a prime esecuzioni moderne e recuperi di opere di compositori italiani del sette-ottocento in vari teatri come il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo, il Verdi di Trieste, il Carlo Felice di Genova, il Petruzzelli di Bari, il Filarmonico di Verona, il Festival di Spoleto e in numerosi teatri di tradizione (Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Ravenna, Lucca, Pisa, Livorno, Como, Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia, Rovigo),  collaborando con interpreti famosi e favorendo il debutto di giovani artisti. Al Teatro Coccia di Novara ha diretto l’Aida di Verdi.

Ha diretto concerti sinfonici in Italia e in Austria, Germania, Inghilterra, Lussemburgo, Romania, Slovenia, Svizzera, Giappone, Bulgaria e Romania.

Ha studiato con i Maestri Marvulli, Ferrari, Couraud e Ferrara ed ha partecipato come effettivo al Seminario di direzione d’orchestra tenuto da Leonard Bernstein all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma; è stato assistente del M° Massimo de Bernart e ha collaborato con il M° Gianandrea Gavazzeni.

Ha inciso per Bongiovanni, il Socrate immaginario, il Barbiere di Siviglia, I Zingari in fiera e la Semiramide in villa di Paisiello, il Werther di Massenet con Anna Caterina Antonacci e Dimitri Korchak, il Tutti in maschera di Pedrotti e Il Furioso all’isola di San Domingo di Donizetti e per la Rai un DVD con l’Oratorio “La vita di Maria” di Nino Rota.

Nel 2013, ha ricevuto il Premio Paisiello per la divulgazione della musica del compositore.

Si è occupato della catalogazione delle musiche di Nino Rota, ha insegnato al Conservatorio di Musica “G. Rossini” di Pesaro ed è titolare della cattedra di Esercitazioni orchestrali presso il Conservatorio di Musica “G. Puccini” della Spezia; dal 2015 è Presidente e Direttore artistico del Teatro di tradizione dell’Opera Giocosa di Savona.

 

ANDREA MERLI – Regista

Nato a Barcelona, in Catalogna, da genitori italiani un 23 di marzo di … alcuni anni fa, vive e pratica l’attività di medico-chirurgo dentista a Milano dal 1979.

Sin dall’infanzia si appassiona alla musica. Melomane infaticabile, frequenta i teatri d’opera anche dietro le quinte sempre con il registratore ed il microfono in mano. In virtù della sua attività “corsara” è stato nominato “impiccione viaggiatore” del programma La Barcaccia di RAI Radio 3, condotto da Enrico Stinchelli e Michele Suozzo. Sorta di personaggio Jolly, in collegamento esterno, spesso da paesi esotici.

Non bastasse la logorrea inarrestabile, dall’ormai lontano 1986 scrive sulla rivista milanese L’Opera, diretta dall’amico fraterno Sabino Lenoci. È pure corrispondente dall’Italia del mensile spagnolo Opera Actual sin dal primo numero e, limitandoci al presente, pubblica recensioni nella “Rubrica dell’Impiccione Viaggiatore” sul sito “I Teatri dell’Est” diretto da Roberto Cucchi. In passato ha collaborato con diverse testate internazionali, siti web a di latitudine e longitudine variabile. Si è prodotto e si esibisce in saggi per i programmi di sala, conferenze e prolusioni di opere ed operette in Italia ed in Spagna, essendo assolutamente bilingue e parlando inoltre due lingue “minoritarie”, certo non minori, il catalano ed il friulano.

L’operetta e la Zarzuela -genere teatrale spagnolo- costituiscono una sorta di suo orticello personale. A Trieste ha seguito dal 1970 il corso del Festival dell’Operetta frequentando artisti che in Italia hanno dato lustro al genere. Due per tutti: l’evergreen Daniela Mazzucato e l’indimenticabile Sandro Massimini, con cui ha collaborato per circa sei anni alla drammaturgia degli spettacoli allestiti dalla sua compagnia.

Finalmente si è fatto coinvolgere dal soprano argentino Adelaida Negri, grazie alla quale ha debuttato a Buenos Aires come sceneggiatore ed animatore. Prima di due spettacoli: nel 1998 “L’operetta italiana” e nel 2000 “Musica divina”, ovvero la canzone melodica italiana. Quindi nel 2002 autore del libero adattamento argentino de “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” di Donizetti, rappresentate con la sua regia al Teatro Margherita Xirgu della Capitale australe col titolo “Viva la Mamma!”.

 

RENATO BONAJUTO – Regista

Nato a Novara nel 1979, ha iniziato la sua carriera di regista come assistente di Beppe De Tomasi affiancandolo nei più prestigiosi teatri del mondo con i più grandi nomi della lirica. Nel 2004 diventa assistente di Luciano Pavarotti nella produzione de La Bohéme di Giacomo Puccini al Teatro della Fortuna di Fano.

Ha al suo attivo oltre cento regie e quarantacinque titoli debuttati, vale ricordarne alcune come Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa e La traviata di Giuseppe Verdi al Teatro Arriaga di Bilbao, Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini al Teatro Coccia di Novara, Carmen di Georges Bizet al Teatro della Fortuna di Fano, Rigoletto di Giuseppe Verdi al Teatro Goldoni di Livorno,  La Sonnambula di Vincenzo Bellini e Il Trovatore di Giuseppe Verdi al Teatro Civico di Vercelli, Aida allo stadio di San Siro di Milano, Pagliacci di Ruggero Leoncavallo ad Ascoli Piceno.

Dal 2009 è ospite dei Festival estivi di Firenze (Opera Festival), Massa Marittima (Lirica in piazza), Sarzana (Spiros Argiris). Abitualmente presente in giurie di concorsi di canto internazionali, ha tenuto masterclass presso i conservatori di Potenza e Darfo Boario Terme, Cantiere lirico di Livorno, Opera studio LTL (circuito dei teatri toscani) e ha preparato i finalisti dei concorsi “Spiros Argiris” di Sarzana, “Ritorna Vincitor di Ercolano, “Gianluca Ricci” di Cattolica e “Magda Olivero” di Milano. Nel 2006 cura e allestisce ad Asti la mostra “Mafalda Favero una donna, una voce”.  Collabora con Pippo Baudo per riportare la Lirica in tv, nelle trasmissioni di Rai 1 “Tribute – Serata d’onore” (2009) e “Tour de chant” di Domenica-In (2010).

Nel 2012 allestisce assieme a Renato Bruson l’opera Falstaff di Verdi. Nel 2013 all’Opera di Stato di Istanbul mette in scena Der Schauspieldirektor di Mozart e Prima la musica e poi le parole di Salieri, inaugura la stagione lirica del Teatro Verdi di Pisa con La forza del destino di Verdi e al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno allestisce Un ballo in maschera. Nel 2014 firma le regie di Pinocchio, opera lirica di Natalia Valli, al Teatro Verdi di Pisa in collaborazione col Festival Puccini di Torre del lago, Tosca di Giacomo Puccini al Teatro Goldoni di Livorno, Il Barbiere di Siviglia all’Ente Luglio Musicale Trapanese, La Traviata al Teatro Sociale di Mantova e Madama Butterfly al Teatro Bonci di Cesena. Nel 2015 mette in scena Cendrillon di Pauline Viardot e Turandot di Puccini al Luglio Musicale Trapanese, La voix humaine di Francis Poulenc con protagonista Tiziana Fabbricini al Festival Orizzonti di Chiusi. Inaugura la stagione lirica del Teatro Goldoni di Livorno con La Traviata e mette in scena al Teatro Verdi di Pisa Il convitato di pietra di Giacomo Tritto. Nel 2016 inaugura il nuovo teatro Il Maggiore di Verbania con Madama Butterfly, che replica nel 2017 al Teatro Coccia di Novara; mette in scena La Bohéme di Puccini a Roma con Angela Gheorgiu, al Luglio Musicale Trapanese Cendrillon di Pauline Viardot, La voix humaine di Francis Poulenc, Falstaff di Giuseppe Verdi e l’Heure Espagnole di Maurice Ravel…

Tra gli ultimi impegni si annoverano la regia di Le nozze di Figaro al Teatro Cilea di Reggio Calabria a marzo 2017, Le Voix humaine al Luglio Musicale Trapanese nel luglio e di Carmen a Fuzhou ad ottobre all’interno del prestigioso Tang XianZu International Drama Festival.

Dal 2012 ricopre l’incarico di segretario artistico/casting manager del Teatro Coccia di Novara.

 

ARMANDO ARIOSTINI

Nato a Milano inizia gli studi con la Maestra Lia Guarini e vince il concorso per frequentare la “Scuola di canto del Teatro alla Scala” (oggi Accademia) sotto la guida di Giulietta Simionato, Gina Cigna e il Maestro Edoardo Muller. Vince ed è finalista di numerosi concorsi internazionali quali “Voci verdiane” di Busseto, concorso Maria Callas RAITV, e Alessandria dove, come vincitore, debutta il ruolo di Guglielmo in “Così fan tutte” e il ruolo di Ford in “Falstaff”. In seguito al suo debutto nel ruolo di Eisenstein del “Pipistrello” alla Fenice di Venezia, vi torna in ben nove produzioni da protagonista. Il successo ottenuto gli apre le porte del Teatro alla Scala con lo spettacolo di inaugurazione del 1984 con “Carmen” e, nello stesso anno, nello storico spettacolo di Luca Ronconi “Il viaggio a Reims”, entrambe dirette da Claudio Abbado. In seguito è protagonista (Parmenione) ne “L’occasione fa il ladro” accanto a Luciana Serra con la regia di Ponnelle e la direzione di Daniele Gatti. Debutta 108 ruoli da protagonista che vanno dal repertorio barocco, al belcanto, al verismo e all’opera moderna tra cui alcune in prima mondiale assoluta come “Il viaggio” di Fabio Vacchi, “La brocca rotta” di Flavio Testi e “Il gatto con gli stivali” di Marco Tutino. Lascia un segno nel ruolo del Conte Danilo della “La vedova allegra” e quello di Eisenstein del “Pipistrello”, nelle più importanti produzioni degli ultimi 30 anni con le regie di Mauro Bolognini, Giuliano Montaldo, Filippo Crivelli, Gino Landi sotto le direzioni di Daniele Oren, Peter Maag, e, come partners, le grandi Raina Kabaiwanska, Katia Ricciarelli, Luciana serra, Denia Mazzola Gavazzeni, Silvia Dalla Benetta, Valeria Esposito, Silvye Valaire e tante altre. Partecipa nel ruolo del Barone Scarpia al film “Tosca ed altre due” accanto a Franca Valeri, Adriana Asti, M.P. Jonata e Alessandro Safina. Canta nei più importanti teatri italiani e stranieri tra cui Parigi, Londra, Zurigo, Monaco di Baviera, Montecarlo, Buenos Aires, Santiago del Cile, Baltimora, Minneapolis. Tra le più di venti incisioni discografiche una bella “Linda di Chamounix” prodotta dalla TDK nel ruolo di Antonio con Edita Gruberova dal teatro di Zurigo e un album dedicato a F.P. Tosti “L’ideale” di cui è fine esecutore.

 

MARTA CALCATERRA

Laureata con il massimo dei voti in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano e diplomata in canto presso l’Istitituto Musicale Peri di R.Emilia. Attualmente di perfezione con Luciana Serra.

Vincitrice dei Concorsi Internazionali di Canto Cascinalirica, F. Alfano di Sanremo, “Primo palcoscenico” di Cesena.

In Italia si è esibita nei più importanti teatri tra i quali l’Opera di Roma, Regio di Torino, Filarmonico di Verona, Opera di Firenze, i teatri lombardi del circuito Aslico (Sociale di Como, Ponchielli di Cremona, Fraschini di Pavia), il Valli di Reggio Emilia, Comunale di Modena, Chiabrera di Savona, Giglio di Lucca, Donizetti di Bergamo, Sociale di Rovigo, Petruzzelli di Bari, il San Carlo di Napoli, il Verdi di Trieste, il Carlo Felice di Genova, il Festival di Martina Franca.

Nel corso della sua carriera ha collaborato con i seguenti direttori: M. De Bernard, E. Mazzola, D. Rustioni, D. Jurowski, F. M. Carminati, M. Zanini, M. Beltrami, Boris Brott, S. A. Reck, L. Maazel, B. Campanella, Nello Santi, G. Bisanti, J. Bernacer, G. Di Stefano, A. Sisillo, D. Smith, A. Battistoni, R. Palumbo e con registi quali F. Crivelli, Q. Conti, A. Cigni, D. Abbado, W. Pagliaro, H. De Ana, D. Livermore, F. Ozpetek, F. Tiezzi, J. Franconi Lee.

Tra i suoi ultimi impegni: “La vedova allegra” di Lehar al Teatro Petruzzelli di Bari, “Elisir d’amore” al Teatro Carlo Felice di Genova, “La Traviata” di Verdi al Teatro San Carlo di Napoli, “Il flauto magico” al Teatro Regio di Torino, “Aida” di Verdi al Teatro Petruzzelli di Bari e “La vedova allegra” di Lehar al teatro Verdi di Padova (stagione 2017).

Nel 2018 canterà nuovamente al Teatro Regio di Torino in “Il barbiere di Siviglia” di Rossini, in “La Traviata” di Verdi al Teatro San Carlo di Napoli ed in “Rigoletto” al Teatro Petruzzelli di Bari.

 

MAURO BONFANTI

In oltre dieci anni di attività professionale ha cantato in numerosi teatri nazionali ed internazionali, tra i quali si ricordano: Teatro del Maggio Fiorentino (tre produzioni operistiche), Carlo Felice di Genova, Comunale di Bologna, Sala Nervi in Vaticano, Operà di Montecarlo, Operà de Nice, Opera di Shanghai, Opera di Canton, Donizetti di Bergamo, Ponchielli di Cremona, Grande di Brescia, Sociale di Como, Fraschini di Pavia, Verdi di Pisa, Giglio di Lucca, Goldoni di Livorno, Municipale di Piacenza, Opera Giocosa di Savona, Sociale di Mantova, Verdi di Padova, Sociale di Rovigo, Le Muse di Ancona, della Fortuna di Fano, Cilea di Reggio Calabria, Coccia di Novara e Marrucino di Chieti.

Tra i direttori d’orchestra, registi e cantanti che lo hanno diretto e con i quali ha collaborato, si ricordano: Renato Bruson, Enzo Dara, Andrea Bocelli, Bruno De Simone, Andrea Battistoni, Dmitri Jurowski, Sergio Alapont, Gianpaolo Bisanti, Christopher Franklin, Stefano Montanari, Jonathan Webb, Damiano Michieletto, Jean Luis Grinda, Filippo Crivelli, Beppe De Tomasi, Stefano Vizioli, Francesco Micheli,  Andrea Cigni, Alberto Veronesi, Lorenzo Bavaj, Daniele Agiman, Arnold Bosman, Marco Balderi, Franco Ripa di Meana, Michele Mirabella e Gianna Fratta.

Ha studiato canto con Bianca Berini e Giampiero Mastromei. Ha avuto inoltre l’onore di essere uno degli ultimi allievi di Luciano Pavarotti. È laureato con Lode in DAMS presso l’Università Statale di Torino, con una Tesi sulla religiosità nelle opere di Giuseppe Verdi. Si è diplomato presso l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino e presso il Corso di Formazione Professionale della Fondazione Arturo Toscanini di Parma.

Riserva inoltre all’insegnamento la stessa passione e dedizione per il canto. Già insegnante presso il Conservatorio di Canton, è Professore onorario presso l’Università di Quingdao e Professore ospite all’Università di Hainan (Cina). Ha inoltre al suo attivo diverse Masterclasses sul Bel Canto italiano: tecnica e stile che stanno alla base del suo metodo d’insegnamento.

È Presidente e Fondatore dell’Associazione Culturale Giuseppe Verdi di Mesero (MI) e del Concorso Lirico Internazionale Santa Gianna Beretta Molla, sempre di Mesero.

Tra i prossimi impegni: “Don Giovanni” di Mozart (Don Giovanni) per il Teatro Nazionale di Skopje (Macedonia), “Un Ballo in Maschera” di Verdi (Silvano) per il Teatro Regio di Parma

Tra i principali ruoli operistici debuttati ricordiamo “Elisir d’amore” (Belcore), “Don Pasquale” (Malatesta), “Rita” di Donizetti (Gasparo), “Il Campanello” di Donizetti (Enrico), “Manon Lescaut” (Lescaut), “Madama Butterfly” (Sharpless), “La Bohème” (Marcello, Schaunard), “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini (Figaro), “La Cenerentola” (Dandini), “Ernani” (Don Carlo), “La Traviata” (Germont padre), “Falstaff” (Ford), “Rigoletto” (Rigoletto), “Pagliacci” (Silvio), “Il Filosofo di campagna” di Galuppi (Nardo), “La Vedova Allegra” (Danilo), “Il cappello di paglia di Firenze” di Rota “Beaupertuis” e “Lucia di Lammermoor” (Lord Enrico)

 

MANUELA BISCEGLIE

Nata a Matera nel 1980, intraprende gli studi vocali presso il Conservatorio “E.R. Duni” della sua città, dove consegue il diploma con lode e menzione d’onore nel 2002; continua gli studi al Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, dove consegue la laurea specialistica di secondo livello in canto con lode; parallelamente si perfeziona in tecnica vocale ed interpretazione con Mirella Freni, Claudio Desderi, Luciana Serra, Renata Scotto e Bianca Maria Casoni.

Debutta giovanissima come Voce dal Cielo nel “Don Carlos” di Verdi sotto la direzione di Renato Palumbo al Teatro Massimo di Palermo, con la regia di Luca Ronconi; a Palermo canta inoltre il ruolo di Carolina ne “Il matrimonio segreto” di Cimarosa (direttore Ottavio Dantone, regia Filippo Crivelli). Durante la sua carriera prende parte a produzioni importanti, tra cui: “Il barbiere di Siviglia” di G. Rossini al Baden-Baden Festspielhaus (direttore Thomas Hengelbrock, regia Bartlett Sher, produzione Metropolitan Theatre, New York); “Der Vampyr” al Teatro Comunale di Bologna (direttore Roberto Abbado, regia Pier Luigi Pizzi); “Patto di Sangue” di Matteo D’Amico al Maggio Musicale Fiorentino (prima esecuzione assoluta); “Die Zauberflöte” al Teatro Regio di Torino (direttore Fabio Biondi); “L’elisir d’amore” al Teatro Lirico di Cagliari (direttore Antonino Fogliani, regia Michele Mirabella); “La Bohème” (Musetta) al Teatro Petruzzelli di Bari (direttore Antonino Fogliani, regia Boris Stetka); Juliette nel “Roméo et Juliette” di Charles Gounod al Teatro Verdi di Trieste; Zerlina in “Don Giovanni” al Teatro delle Muse di Ancona, al Mozart Opera Festival di La Coruna e allo Sferisterio Opera Festival di Macerata (direttore Riccardo Frizza, regia Pier Luigi Pizzi); “Sigismondo” (Anagilda) al Rossini Opera Festival di Pesaro (direttore Michele Mariotti, regia Damiano Michieletto); “Carmina Burana” al Teatro Verdi di Trieste; “La sonnambula” al Teatro Bellini di Catania (direttore Stefano Ranzani) al Teatro Comunale di Bologna (con Bruno Campanella) e nei teatri Bunka Kaikan di Tokyo, Yokohama e Nagoya.

Tra le recenti intepretazioni: Drusilla ne “L’incoronazione di Poppea” al Glyndebourne Opera Festival (direttore Jonathan Cohen, regia di Robert Carsen); Garsenda in “Francesca da Rimini” di Riccardo Zandonai all’Opéra National de Paris (direttore Daniel Oren, regia di Giancarlo Del Monaco); “Ulisse” di Luigi Dallapiccola (Calypso) al Teatro alla Scala nell’ambito della Stagione della Filarmonica della Scala sotto la direzione di Daniel Harding; “Don Giovanni” (Zerlina) al Teatro Comunale di Bologna (direttore Adam Fischer e regia di Pier Luigi Pizzi) e al Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano (regia di Francesco Micheli); “L’elisir d’amore” al Glyndebourne Festival (direttore Enrique Mazzola); Susanna ne “Le nozze di Figaro” al Teatro Isabel la Catolica di Granada e al Teatro Lirico di Cagliari sotto la direzione di Hubert Soudant.

Nel 2012 debutta negli USA intepretando con grande successo il ruolo della Principessa Agilea nel “Teseo” di G.F. Handel al Chicago Opera Theatre.

Nel repertorio operettistico ha interpretato il ruolo della Principessa Mi nel “Paese del Sorriso” di F. Lehár al Teatro Verdi di Trieste con la direzione di Alfred Eschwè e la regia di Damiano Michieletto e di Bon Bon ne “Il paese dei campanelli” di Lombardi e Ranzato al Teatro Bellini di Catania.

La sua discografia comprende: DVD dell’opera “Sigismondo” di G. Rossini (edita da Arthaus Musik, produzione del Rossini Opera Festival); DVD del “Don Giovanni” di W.A. Mozart (edita da Cmajor, produzione dello Sferisterio Opera Festival); DVD dell’operetta “Il Paese del sorriso” di F. Lehàr (edita da RCS Libri, produzione Teatro Verdi di Trieste).

Dal 2014 è docente di Canto presso il Conservatorio Guido Cantelli di Novara.

 

NESTOR LOSAN

Nasce a Gandia (Valencia). Inizia i suoi studi consigliato dal baritono Carlos Alvarez e Maria del Valle. Successivamente, entra nella prestigiosa Scuola Superiore di Canto di Madrid, dove completa i suoi studi di Canto e Musicali guidato dai vari professori della stessa. Ha integrato la sua formazione vocale seguendo corsi e lezioni del basso-baritono Carlos Chausson, del soprano Mariella Devia e del Maestro Giulio Zappa. Attualmente si perfeziona con il baritono Roberto Accurso.

Per completare la sua formazione artistica ha seguito, negli ultimi quattro anni, corsi di recitazione dell’attore e Drammaturgo Manuel Angel Conejero, presso la Giovane Compagnia della Fondazione Shakespeare di Spagna.

È stato premiato con la Borsa di Studio per giovani Cantanti Lirici per la Associazione Amici della Lirica di Madrid.

Finalista nel III Concorso Internazionale di Zarzuela “Ana Maria Iarte” e Finalista con Borsa di Studio al XXXII Concorso Internazionale Citta Di Logroño. Vincitore nel concorso internazionale VoceAllOpera di Milano.

Nei diversi Laboratori Lirici ai quali ha partecipato, ha potuto interpretare i seguenti ruoli: Alfredo ne “La Traviata” di Verdi, Nemorino ne “L’Elisir d’Amore” di Donizetti e Rodolfo ne “La Bohème” di Puccini.

Ha cantato il ruolo di Alfredo ne “La Traviata” di Verdi, in un progetto tra il Teatro Comunale di Bologna il Teatro con Arena del Sole di Bologna e la Scuola dell’Opera Italiana, in una versione dell’opera, con l’Orchestra del Teatro Comunale e con aggiunta di alcuni dialoghi della “Signora delle Camelie” di Dumas: un lavoro creato per giovani cantanti lirici.

Ha cantato al Teatro della Zarzuela di Madrid nella “Carmen” di Bizet e anche nella prima assoluta del “Juan Jose” di P. Sorozábal. La scorsa stagione ha cantato il ruolo di “El casto José” al Teatro Arriaga di Bilbao, al Teatro della Zarzuela “La Corte del Faraón” produzione di E. Sagi. Durante la stagione 2015/16, canta il ruolo di Guglielmo al Teatro Comunale di Sassari nell’opera “Elisabetta Regina d’Inghilterra” di Rossini e nella storica produzione di “Aida” (Verdi) di Franco Zeffirelli. Recentemente ha debuttato il ruolo del Conte d’Almaviva del “Barbiere di Siviglia” di Paisiello al Giovanni Paisiello Festival a Taranto, e presso l’Accademia di Belcanto Rodolfo Cellitti di Martina Franca è stato scelto per cantare il ruolo di Rinuccio nell’opera “Gianni Schicchi” di Puccini all’interno della stagione del Festival della Valle d’Itria.

Fra i direttori d’orchestra con i quali ha collaborato ci sono Miguel Angel Martinez, Sergio Alapont, Yi Chen, Carlos Aragón, Federico Ferri, Ferdinando Sulla e Nikolas Nägele. Tra i registi si possono citare tra gli altri José Carlos Plaza, Emilio Sagi, Stefano Trespidi, Marco Spada e Gianmaria Aliverta.

 

STEFANO CONSOLINI

Diplomato al corso di perfezionamento del Teatro Comunale di Bologna sotto la guida del maestro Paride Venturi. Da subito si delinea una brillante carriera di tenore coprotagonista apprezzato per le doti musicali e sceniche che lo porta a collaborare coi maggiori direttori e registi e con le Fondazione e teatri di tradizione sia in Italia che all’estero.Vasto è il repertorio che spazia dal Melodramma all’Operetta e alla musica contemporanea. Svolge altresì un’attività concertistica con la musica da salotto e le canzoni italiane del ’900

 

STEFANO MARCHISIO

Nato ad Alba (Cn) nel 1993, si avvicina alla musica con lo studio del clarinetto e intraprende giovanissimo lo studio del canto presso l’Istituto Musicale “Ludovico Rocca” di Alba per poi proseguire gli studi al Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria e al Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova. Studia attualmente con Federico Longhi.

In luglio 2016 ha frequentato l’Accademia del Rossini Opera Festival, diretta dal Maestro Alberto Zedda, per la preparazione dell’Opera “Il Viaggio a Reims” e vi ha frequentato una masterclass con il tenore Juan Diego Florez.

Ha frequentato inoltre nel 2015 l’Accademia di Alto Perfezionamento di Canto del Festival Pucciniano di Torre del Lago, dove ha debuttato come Marco in “Gianni Schicchi” e Commissario imperiale in “Madama Butterfly”, e il Laboratorio Toscano per la Lirica, interpretando il Visconte Cascada ne “La vedova allegra” di Lehar al Teatro del Giglio di Lucca, al Teatro Verdi di Pisa e al Teatro Goldoni di Livorno con N. Paszkowsky e F. Sparvoli.

Fra le prime esperienze in palcoscenico si ricordano: Slook ne “La cambiale di matrimonio” di Rossini, Marullo in “Rigoletto” di Verdi, Marco in “Gianni Schicchi” di Puccini, Ottone ne “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi e Papageno ne “Il Flauto Magico” di Mozart in produzioni del Conservatorio di Genova. Più recentemente è stato impegnato come Antonio ne “Il Viaggio a Reims” di Rossini diretto da Matteo Beltrami al Teatro Coccia di Novara per l’inaugurazione della stagione lirica 2015/16 (l’opera è stata trasmessa dal Canale Sky Classica HD). Sempre in questo teatro era Marcello ne “La Bohème” nella riduzione per le scuole. È stato inoltre il Ciambellano ne “Lo scoiattolo in gamba” di Rota al Teatro del Giglio di Lucca e Monterone in “Rigoletto” alla Fortezza Priamar di Savona per la stagione estiva dell’Opera Giocosa diretto da S. Romani e con la regia di F. Bertolani.

Impegni nella stagione 2016/17: Marchese ne “La Traviata” al Teatro Carlo Felice di Genova; Giorgio ne “La gazza ladra” al Teatro Petruzzelli di Bari; Pippo ne “L’oca del Cairo” al Teatro Massimo di Palermo; Antonio ne “Il Viaggio a Reims” al Teatro Filarmonico di Verona, Falke ne “Il Pipistrello” al Teatro Petruzzelli di Bari.

Prossimi impegni: Roucher in “Andrea Chenier” al Teatro Petruzzelli di Bari, Crebillon ne “La Rondine” ed il Marchese ne “La Traviata” al Teatro Carlo Felice di Genova.

 

FRANCESCO NAPOLEONI

Inizia lo studio del pianoforte a 14 anni, seguendo lezioni private. Entra a 18 anni nel conservatorio della sua città natale, l’istituto superiore di studi musicali “G.Briccialdi”, per iniziare i suoi studi canori. Nello stesso periodo si diploma come Geometra presso l’istituto tecnico per Geometri di Terni, ed inizia gli studi universitari presso la facoltà di Economia. Prosegue gli studi del canto a Roma, con il soprano Hagint Vartanian e sostiene esami da privatista come strumentista al conservatorio “S. Cecilia” di Roma. Si trasferisce a Milano per studiare con il maestro V. Terranova, tenore che lo segue per 2 anni, con il quale frequenta Masterclass ed inizia a preparare i primi ruoli con il pianista Nelson Guido Calzi. Nel maggio del 2009 è finalista nel concorso internazionale “città di Belluno”. Nel Marzo del 2010 è finalista nel concorso internazionale per cantanti lirici “Piero Sardelli”. Debutta a Roma nel ruolo di Nemorino da “L’Elisir d’Amore” di G. Donizetti. Sostiene a Roma concerti nell’estate del 2011 con il maestro pianista Maurizio Colacicchi. Molto importante per lo sviluppo tecnico-vocale è stato l’incontro Masterclass a Madrid presso il Teatro de la Zarzuela nel Maggio del 2013 con il tenore Antonio Gandìa, che lo segue per il suo perfezionamento vocale e per la preparazione del repertorio. A settembre 2015 entra nel progetto L.T.L. Opera Studio presso il teatro Del Giglio di Lucca e nel mese di ottobre frequenta da effettivo la Masterclass in canto lirico con il soprano Valeria Esposito presso il Teatro Goldoni di Livorno. Debutta nella produzione de “La Vedova Allegra” di Franz Lehàr a febbraio 2016 presso i Teatri di Lucca, Pisa e Livorno con la direzione di Nicola Paszkowski e la regia di Fabio Sparvoli. A maggio 2016 è stato ammesso all’Accademia di perfezionamento del Festival Pucciniano. Viene scelto per il concerto di inaugurazione del Festival 2016, “Puccini Raro”. Nel luglio/agosto 2016 canta nel gran Teatro all’aperto di Torre del lago nel 62° Festival Puccini il ruolo di Parpignol nella “Bohème”, dell’ufficiale del registro nella “Madama Butterfly”. Nell’ottobre/novembre 2016 è ammesso al “Verismo Opera Studio” di Livorno, vince una borsa di studio dopo la masterclass con il soprano Fiorenza Cedolins e debutta nel “Tabarro” di G. Puccini nel ruolo di Luigi il 7 dicembre al Teatro Goldoni di Livorno. Riceve nel dicembre una menzione speciale “Premio accademia amici del Festival pucciniano” a Torre del lago. Debutta il 4 marzo al Teatro Municipale di Casale Monferrato il ruolo di Macduff nel “Macbeth” di G. Verdi. Nel 63° Festival Puccini di Torre del Lago, luglio/agosto 2017 è Spoletta nella “Tosca”, con la direzione di Dejan Savic e la regia di Enrico Vanzina.

 

VIRGINIA MC INTYRE

Inizia la sua carriera giovanissima a Rochester, New York come mezzosoprano nelle produzioni di teatro musicale “Dick Tracy” (Black Pearl), “Hair” (Sheila), “You’re a good man Charlie Brown” (Snoopy), “Red Sneaks” (Teresina – tra cui una performance da solista per la NBC), “Pinocchio”, “Joseph and the Amazing Technicolour Dreamcoat (Narratore), “Oklahoma” (Ado Annie) e molti altri; contemporaneamente grazie al suo registro ha iniziato a studiare come soprano partecipando come solista per il coro dei bambini di Rochester Bach (in collaborazione con la Rochester Philharmonic) e ha continuato a studiare canto al SUNY Purchase Conservatory of Music dove ha interpretato i ruoli di La Ciesca (“Gianni Schicchi”), Papagena (“Die Zaubeflote”), Rosalinde (“Die Fledermaus”) e Donna Elvira (“Don Giovanni”). Nel 2002 si trasferisce in Italia dove ottiene un posto nella masterclass di Enzo Dara con il ruolo di Donna Eleonora (“Prima la musica, poi le parole” di Salieri). Registra vari CD per il Conservatorio di Mantova mostrando un’ampia flessibilità cantando arie (Eccomi in lieta vesta) e ruoli più importanti (vincitrice del Concorso Giuseppe Di Stefano a Trapani per “Manon Lescaut”). Dopo aver cantato in diverse opere nel Nord Italia, Musetta (“La Bohème”), Vera (“Nadeya”), Liù (“Turandot”), iniziò a studiare un repertorio drammatico che le ha permesso lei di usare al meglio il suo timbro di voce con ruoli come Leonora (“Il Trovatore”) al Marghera Opera Festival promosso dal Teatro La Fenice di Venezia, Santuzza (“Cavalleria Rusticana”) al Tuscania Festival di Peccioli.

 

SAVERIO BAMBI

Nasce a Firenze dove, parallelamente a studi artistici, inizia lo studio del Canto al Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze sotto la guida di Luisa Malagrida per poi proseguire con Luigi Toffolo a Trieste e Gaetano Bardini a Pisa.

Dopo l’esperienza di Corista al “Verdi” di Trieste, debutta nel 1984 come protagonista ne “L’importanza di esser Franco” di Castelnuovo-Tedesco per la XXXVII Estate Fiesolana.

Successivamente partecipa alle stagioni di vari Enti (Roma, Firenze, Genova, Verona, Trieste, Torino, Palermo, Lucca, Bergamo) e Festival (Maggio Musicale Fiorentino, Pucciniano di Torre del Lago, Arena di Verona, Valle dell’Itria, Opera Barga, Operetta di Trieste, Lubjana), cantando con i maggiori interpreti vocali italiani e stranieri come Domingo, Carreras, Nucci, Dimitrova, Bruson, Valentini-Terrani, R. Raimondi, Bartolini, Casolla. E’ stato diretto dai maestri Mehta, Oren, R. Abbado, Sisillo, Bychkov, Conlon, Battistoni, Valcuha e registicamente dai maestri Ronconi, Sequi, Faggioni, Russell, Puggelli, C. Maestrini, Miller, Dodin, Gino Landi (per l’operetta) ed altri arricchendo e maturando cosi’ il suo bagaglio musicale, vocale e scenico in maniera determinante.

Ha al suo attivo circa 100 ruoli tra primari e comprimari, alcuni in prime mondiali.

È recensito sui maggiori quotidiani e periodici italiani e stranieri.

Registra per la RAI 3 (Udine 1984), RAI (Mefistofele, Genova 1987), RAI Svizzera (Lugano 1989), e incide per Bongiovanni (Lucca 1989), per Sinfony Record (Solarolo – Ravenna – 1993) e per Edizioni PCC – Assisi (S. Casciano V.P.-Firenze-1994), RAI International (Roma 2006) ed altri.

Ha cantato i ruoli principali delle operette: “La Vedova allegra” (Camillo), “Il Paese dei Campanelli” (Hans), “La danza delle libellule” (Carlo), “L’acqua cheta” (Cecco), “I due ciechi” (Pataccone), “La bella Elena” (Paride), “Cincilà” (Ciclamino), “Al Cavallino Bianco” (Avv. Bellati) ed in altre produzioni teatrali e concertistiche.

Recentemente (maggio 2017) ha interpretato il Reverendo Horace Adams in “Peter Grimes” di Britten al Comunale di Bologna diretto da Juraj Valcuha e, a Firenze, il “Diario di uno scomparso” di Leos Janacek (prima italiana in italiano).

 

FEDERICA PIEROPAN

Nata ad Arzignano (VI), è soprano lirico leggero di coloratura.

Dopo aver iniziato gli studi con il soprano Silvia Dalla Benetta, frequenta il conservatorio B. Marcello di Venezia, e nel 2010 si diploma in canto lirico presso il conservatorio C. Monteverdi di Bolzano sotto la guida del soprano Alida Ferrarini.

Attualmente si sta perfezionando con i maestri S. Dalla Benetta e Fiorenza Cedolins.

Si distingue in importanti concorsi lirici e vince alcuni premi tra cui quello di “Giulietta e Romeo – miglior artista del territorio” al Concorso Lirico Internazionale “Arte, Musica e Talento” di Montecchio Maggiore (VI).

Per quanto riguarda l’attività artistica, oltre a tenere vari recital in Italia e all’estero (Teatro Sociale di Bellinzona, Svizzera), tra i ruoli d’opera e operetta debuttati ricordiamo Violetta Valery ne “La Traviata” (G. Verdi) a Milano, Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia” (G. Rossini) a Siviglia (Spagna), Oscar ne “Un ballo in maschera” (G. Verdi) a Torino e Ventimiglia, Giannetta ne “L’Elisir d’amore” (G. Donizetti) a Mantova e Fiorenzuola d’Arda, Musetta ne “La Bohème” (G. Puccini) a Vicenza, La Regina della Notte ne “Il Flauto Magico” (W.A. Mozart) a Mantova, Nela ne “Il Paese dei Campanelli” (C. Lombardo, V. Ranzato) a Rovigo.

Esibitasi anche nell’opera sacra, è stato il soprano solista nel “Gloria” (A. Vivaldi) a Lugano (Svizzera), nel “Magnificat” (A. Vivaldi) a Lugano (Svizzera) e nel “Salve Regina” (G.B. Pergolesi) a Mantova.

MICHELE MANZOTTI

Novarese, classe 1990, si appassiona immediatamente al mondo del teatro. Dal 2012 ha l’occasione di partecipare come mimo a svariate opere di produzione del Teatro Coccia, lavorando sotto la direzione di registi quali Morgan, Dario Argento, Giorgio Solari e Simona Marchini con la quale ricopre il ruolo di attore nell’opera originale “La Paura”.

Nel 2013 si iscrive alla “STM – Scuola del Teatro Musicale” che termina con successo nel 2016 debuttando ne lo “Studio per un’Opera da Tre Soldi” per la regia di Marco Iacomelli nel ruolo di Mr. Peachum. La formazione alla STM gli permette di imparare dalle migliori personalità del teatro musicale italiano (e non solo), tra cui Saverio Marconi, Gillian Bruce, Francesca Taverni, Gianluca Sticotti, Eugenio Allegri e lo stesso Iacomelli.

Ha ricoperto il ruolo di monologhista nello spettacolo “Halloween, alla scoperta di un antico rito” per la regia di Elena Ferrari e Mariano Arenella, allestito nel 2016 e 2017 nella suggestiva cornice del Museo egizio di Torino. Ha la possibilità di conoscere e lavorare con il maestro Eugenio Barba in occasione di una delle sue masterclass e cerca di ampliare la sua formazione artistica partecipando a corsi di doppiaggio, light e sound design, commedia dell’arte e molti altri. Ha figurato in diversi progammi TV tra cui “Fratelli di Crozza” e dal 2016 partecipa stabilmente come mimo alle opere di apertura del Festival dei Due Mondi di Spoleto lavorando col regista Giorgio Ferrara.

TERESA GARGANO

Soprano palermitano, inizia giovanissima gli studi di canto lirico, prima privatamente poi iscrivendosi alla Laurea Triennale in Canto Lirico al Conservatorio “V. Bellini” di Palermo.

Nel 2007 viene scelta come corista nelle seguenti opere: “L’Elisir d’amore” di G. Donizetti, “La Traviata”, “Il Trovatore” e “La Forza del Destino” di G. Verdi e “Cavalleria rusticana” di Mascagni nelle Stagioni Liriche del Teatro Politeama Garibaldi di Palermo, al teatro Verdi di Pisa e a Noto.

Vincitrice della borsa di studio nell’ambito del progetto “POGAS” – Officina Sinfonica Siciliana si esibisce nell’opera “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” di G. Donizetti e il “Requiem” di G. Fauré presso il Teatro Politeama Garibaldi di Palermo e il Duomo di Monreale sotto la direzione dei maestri Danilo Lombardini e Francesco Di Mauro.

Nel 2012 vince una seconda borsa di studio che le permette di debuttare nel ruolo di Donna Vincenza nell’opera “Napoli Milionaria” di N. Rota presso il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Goldoni di Livorno e il Teatro Verdi di Pisa sotto la direzione del maestro Matteo Beltrami e la regia di Fabio Sparvoli. La stessa opera verrà riproposta nel giugno 2014 all’Opera Festival “Bartok Plusz” di Miskolc in Ungheria.

Nel 2016 debutta il ruolo di Olga nell’opera “Die lustige Witwe” di Franz Lehàr presso il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Goldoni di Livorno e il Teatro Verdi di Pisa sotto la direzione del maestro Nicola Paszkowski e la regia di Fabio Sparvoli, e sempre nello stesso anno partecipa alla Turandot di G. Puccini per il 30th Macao International Music Festival a Macao (Cina) con la regia di Giancarlo Del Monaco.

Oltre ad essere una cantante è anche una giovane aspirante regista, inizia la sua carriera nel 2013 collaborando come regista nella “Serva Padrona” di G. B. Pergolesi al Teatro Verdi di Pisa. Nello stesso anno prende parte al corso di formazione indetto dal Maggio Musicale Fiorentino in veste di giovane regista per l’opera “Il Flaminio” di G. B. Pergolesi andato in scena al Teatro Verdi di Pisa nella stagione 2013/2014 di Musica da Camera e al teatro Odeon di Firenze.

Dal 2014 ha collaborato come aiuto regista al fianco del regista Renato Bonajuto alla realizzazione di importanti opere come la “Tosca” di G. Puccini presso il Teatro Goldoni di Livorno e successivamente a Domodossola in occasione del Festival “Tone on the Stone” e nel 2016 la “Madama Butterfly” di G. Puccini al Teatro Il Maggiore di Verbania.

Sempre come assistente del regista Renato Bonajuto collabora per due anni per l’Ente Luglio Musicale Trapanese nell’opera “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, nella “Turandot” di Puccini e nella “Cendrillon” di P. Viardot.

Nel 2015 debutta come regista al Teatro Ariston di Sanremo con l’opera “Il Barbiere di Siviglia”.

Nel 2016 riprende la regia di Renato Bonajuto dell’opera moderna “Pinocchio” di Natalia Valli presso il Teatro Goldoni di Livorno sotto la direzione del Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli.

Nel 2017 inizia una collaborazione affiancando il regista Alberto Paloscia per le opere “La forza del destino” di G. Verdi al Teatro Nazionale di Belgrado con la direzione del maestro Dejan Savic, “Andrea Chenier” di U. Giordano al Teatro U. Giordano di Foggia e di “Gianni Schicchi” di G. Puccini e “Cavalleria rusticana” di P. Mascagni per il Musica Festival Belluna a Santa Giustina e a Belluno, collaborando non solo nella regia ma firmando le luci dello spettacolo.

Nell’ottobre del 2017 lavora per il Teatro Coccia di Novara alla “Carmen” di Bizet come assistente alla regia di Renato Bonajuto in Cina nella città di Fuzhou al Tang Xianzu Grand Theatre.

MAX RENÉ COSOTTI

Interprete apprezzato anche per le spiccate doti sceniche, vanta un ampio repertorio che spazia da Rossini a Verdi, Puccini, Offenbach, Čajkovskij, Strauss. Tra i titoli proposti nel corso della sua carriera si distinguono: “La Cenerentola”, “Il barbiere di Siviglia”, “Il turco in Italia”, “Don Pasquale”, “L’elisir d’amore”, “Lucia di Lammermoor” (Arturo), “La Sonnambula”, “Evgenij Onegin” (Lenskij, Triquet), “Orphée aux Enfers” (Aristeo, Plutone), “La Traviata” (Gastone), “Falstaff” (Cajus, Bardolfo), “Ariadne auf Naxos” (Maestro di ballo), “I pagliacci” (Arlecchino), “La rondine”, “Manon Lescaut” (Edmondo), “Madama Butterfly” (Goro), “Turandot” (Pang, Pong), “Carmen” (Remendado), “Angélique”, “Francesca da Rimini” (Malatestino), “Il compleanno dell’infanta”, “Adriana Lecouvreur” (Abate di Chazeuil), “Andrea Chénier” (Incredibile), “Il convitato di pietra”, “La vedova scaltra”, “I quattro rusteghi” (Riccardo), “Bastiano e Bastiana”, “La danza delle libellule”, “Il pipistrello” (Blind, Alfred), “La vedova allegra”, “La Bajadera”.

Nel 1992 ha ricevuto il “Premio Abbiati” della critica italiana.

Tra le sue interpretazioni si distinguono “La Bohème” (Alcindoro, Benoît) alla New Israeli Opera di Tel Aviv, “Evgenij Onegin”, “Manon Lescaut” e “Kovancina” al Maggio Musicale Fiorentino, “L’incoronazione di Poppea”, “Il campiello” e “Manon Lescaut” al Teatro Comunale di Bologna, “Il campiello” alla Japan Opera Foundation, “Francesca da Rimini” e “Marie Victoire” di Respighi al Teatro dell’Opera di Roma, “Eva” al Teatro San Carlo di Napoli, “Fedora” al Teatro Carlo Felice di Genova, “Ariadne auf Naxos” all’Opéra di Lausanne, “Lucia di Lammermoor” all’Opéra di Montecarlo, “Le nozze di Figaro” (Basilio) allo Stadttheater di Klagenfurt. Frequenti le sue apparizioni al Teatro Massimo di Palermo, dove è stato impegnato per “Il pipistrello”, “Orphée aux Enfers”, “Al cavallino bianco”, “Il flauto magico”, così come al Teatro Verdi di Trieste, dove ha cantato “Orphée aux Enfers”, “Duchessa di Chicago”, “La vedova allegra”, “Al cavallino bianco”, “Les dialogues des Carmélites” e “Turandot”.

Si è esibito nel ruolo del Dr. Cajus (“Falstaff”) a Cleveland, Lucerna, Berlino e New York, in tournée con la Cleveland Symphony Orchestra; nel ruolo dell’Imperatore Altoum (“Turandot”) a Caracalla con il Teatro dell’Opera di Roma, al Teatro Regio di Parma e al Teatro San Carlo di Napoli; in “Die lustige Witwe” (Raoul de St. Brioche) al Petruzzelli di Bari.

Tra le altre interpretazioni segnaliamo: “Manon Lescaut” al Teatro Verdi di Trieste; “La zingara” all’Opéra Royal de Wallonie di Liegi; “Orphée aux Enfers” (Aristeo e Plutone), “La Sonnambula” e “Andrea Chénier” al Teatro Lirico di Cagliari; “Il campiello” e “Turandot” al Teatro Sociale di Rovigo; “Turandot” a Vicenza; “La vedova allegra” (Camille de Rossillon) al Teatro Verdi di Salerno.

Più recentemente ha partecipato alle produzioni di “Turandot” a Rovigo, Bari, Savona e Livorno, successivamente è stato protagonista in “Madama Butterfly” a Pescara, dove è stato anche per “La Traviata” ed ha cantato “Rigoletto” a Rovigo. Inizia il 2010 cantando nella “Vedova allegra” in scena a Padova e a Bassano del Grappa, diretto da Asher Fisch, è stato quindi il Remendado in “Carmen” in una produzione del Teatro Comunale di Rovigo che coinvolge Padova, Bassano del Grappa, Rimini Trento Savona, Pisa.Ha poi partecipato alle produzioni di “Anna Bolena” e de “L’Amico Fritz” in Trieste; “La Bohème” in Savona; “Eine Nacht in Venedig” a Trieste; “Carmen” a Pisa; “Anna Bolena”, “L’Amico Fritz” e “Il Campiello” a Trieste; “La Bohème” a Savona; “La Vedova Allegra” a Torino; “Turandot” a Roma e “Madama Butterfly” a Padova.

DANIELA MAZZUCATO

Artista dalle caratteristiche vocali assai duttili e versatili, spazia dal repertorio barocco (Händel, Cesti, Scarlatti, Cavalli, Landi), ai principali ruoli protagonistici nelle opere di Mozart e Donizetti. Veneziana di nascita, ha compiuto gli studi di canto al Conservatorio “Benedetto Marcello” debuttando a soli diciannove anni nel ruolo di Gilda in “Rigoletto” al Teatro La Fenice di Venezia.

Con il fortunato debutto al Teatro alla Scala nel 1973 nelle “Nozze di Figaro” (Susanna) e nell’ “Amore delle tre melarance” con la direzione di Claudio Abbado e la regia di Giorgio Strehler, ha iniziato una brillante carriera internazionale che l’ha vista esibirsi in alcuni fra i più prestigiosi teatri del mondo. Ha cantato al Covent Garden di Londra, Opéra di Parigi, Hamburgische Staatsoper, Arena di Verona, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Comunale di Bologna, Teatro dell’Opera di Roma, Festival dei Due Mondi di Spoleto, New Israeli Opera di Tel Aviv, Glyndebourne Opera Festival, nonché a Francoforte, Bordeaux, Ottawa e Marsiglia.

Numerose sono le sue esibizioni di successo nel campo dell’operetta. Viene regolarmente invitata al Festival dell’Operetta di Trieste. Ha inoltre cantato il ruolo protagonista ne “La vedova allegra” al Teatro San Carlo di Napoli e al Teatro Comunale di Bologna, “Orfeo all’inferno” di Offenbach e “Die Fledermaus” di Strauss al Teatro La Fenice di Venezia ed al Teatro Massimo di Palermo.

Tra le opere interpretate figurano inoltre “Il campiello” (Gasparina), “I quatro rusteghi” (Siora Felice), “La vedova scaltra” di Wolf-Ferrari, “Così fan tutte” (Despina) sotto la direzione di Karl Böhm al Teatro di San Carlo di Napoli e con la direzione di Claudio Abbado al Teatro Comunale di Ferrara, “Werther” con la direzione di Georges Prêtre, “Un ballo in maschera” (Oscar) con la direzione di Claudio Abbado e la regia di Franco Zeffirelli, “Il matrimonio segreto”, “Orfeo all’inferno” (Euridice), “L’elisir d’amore” (Adina), a fianco di Luciano Pavarotti alla Staatsoper di Berlino, “Hänsel und Gretel” (Gretel), “Il paese del sorriso” (Lisa), “Orfeo ed Euridice” (Euridice), “Le nozze di Figaro” (Susanna), “La Bohème” (Musetta) accanto a Mirella Freni e sotto la direzione di Gianandrea Gavazzeni, “L’incoronazione di Poppea”, “Sogno di un valzer”, “La cecchina”, “Barbablù” di Offenbach, “Dido and Aeneas” di Purcell, “L’intrigo della lettera” e il “Trittico” di Luciano Chailly, “Cin-Ci-La”, “Al cavallino bianco”, “La scugnizza”, un «trittico» di Offenbach comprendente “Croquefer”, “I due ciechi” e “Il Signor Choufleury” e “The Turn of the Screw” (Miss Jessel) di Britten.

Nelle passate stagioni ha interpretato inoltre: “Le nozze di Figaro” (Susanna) al Teatro Massimo di Palermo; il ruolo protagonista in “Kiss me Kate” e in “Orfeo all’inferno” al Teatro Regio di Torino; “La vedova allegra” al Teatro dell’Opera di Roma, al Teatro Massimo di Palermo e al Teatro Verdi di Trieste; “Ballo al Savoy”, “Orfeo all’inferno” ed “Al cavallino bianco” al Teatro Verdi di Trieste e al Teatro Massimo di Palermo; “Il Campiello” alla Japan Opera Foundation di Tokyo. Nel corso della stagione 2005-2006 ha cantato “L’impresario delle Smirne” al Teatro Stabile di Torino (regia di David Livermoore), “Così fan tutte” al Teatro Carlo Felice di Genova, all’Opera di Oviedo ed all’Opéra de Lausanne.

Recentemente è stata protagonista del musical “To be or not to be” con le musiche di Nicola Piovani e la regia di Antonio Calanda in tour in Italia, in “Sissi” (Elisabetta Sissi), in un recital al Teatro Verdi di Trieste, “La Cenerentola.com” al Massimo di Palermo, “La Bohème” a Trieste, Udine e Pordenone, “I quatro rusteghi” (Siora Felice) e “Le nozze di Figaro” (Marcellina) al Théâtre du Capitole di Toulouse, “I sette peccati capitali” (Bessie) al Teatro Verdi di Trieste e a Verona e ne “La voix humaine” di Poulenc al Teatro Verdi di Trieste. Si è inoltre esibita ne “La vedova allegra” (Valencienne e Anna Glavari) al Teatro Petruzzelli di Bari, al Teatro dell’Opera di Roma, al Teatro Regio di Torino, al Teatro Carlo Felice di Genova e a Salerno e in una nuova produzione con la regia di Hugo de Ana e la direzione di Asher Fisch a Padova, Bassano del Grappa e Rovigo; “Il Campiello” (Gasparina) al Teatro Sociale di Rovigo e a Trieste; “La Fille du régiment” di Donizetti al Teatro Massimo di Palermo ed in tour in Oman e “La grotta di Trofonio” di Paisiello a Martina Franca

Tra i prossimi impegni ricordiamo: Annina ne “La Traviata” a Genova e “La Fille du régiment” a Bejing.

SOFIA LAVINIA AMISICH – Coreografa

Nata nel 1992, si occupa di regia coreografica di Opera lirica e Spettacoli di contaminazione artistica.

Cresciuta in una famiglia di musicisti, fin da piccola si immerge nel mondo dell’arte: all’età di 5 anni con lo studio del violoncello, a 15 il pianoforte e il canto. Si diploma in Canto Lirico presso il Conservatorio ‘Buzzolla’ di Adria, perfezionandosi con BiancaMaria Casoni. Alla musica affianca fin da giovanissima la formazione professionale di balletto, danza moderna, fino ad arrivare al tango argentino e le discipline aeree.

Una delle prime esperienze artistiche fu nel 2006 nel ruolo di ballerina-mimo nell’opera “Feste Veneziane” di Luigi Donorà. Poi nel ruolo di Suor Osmina e La Novizia nella produzione di “Suor Angelica” di Puccini, dalla regia di Mara Zampieri; nel ruolo di Lucia ne “I Due Timidi” di Nino Rota. Ha cantato con il Coro Lirico-Sinfonico di Verona nel Concerto di Ennio Morricone all’UnipolArena di Bologna nel 2014 e all’Arena di Verona nel 2015.

Ha iniziato la sua carriera come assistente alla regia e coreografa nel 2016.

Ha lavorato con diversi acclamati artisti, incluso Vassilios Anastasiou, Mauro Trombetta, Renato Bonajuto, Marco Baliani, Enrico Stinchelli, nei seguenti titoli “Lucia di Lammermoor, “I Due Timidi”, “SignorBruschino”, “Madama Butterfly”, “Carmen”, “Sette contro Tebe”, “Nozze di Figaro”. Ha collaborato con la Sartoria Tirelli di Roma, l’INDA Fondazione di dramma antico a Siracusa, il Tangxuanzu Drama Festival di Fuzhou-Cina, il Teatro Coccia di Novara.

Ha firmato la regia e coreografia di “Brundibar” di H. Krasa (2016), l’opera per ragazzi “La Villeggiatura in Panchina” di A.Kirschner (2016), lo spettacolo teatrale “Ermentrude & Esmeralda” di L. Strachey (2016), il Cortometraggio musicale “bullismo: ora basta!!” (2016), il Video di danza “Corto” (2017), l’opera lirica per voci bianche “Costruiamo una città” di Hindemit (2017), spettacolo su Borges e Piazzola “Tangoblio” (2017), “Fanciulle” con Giusi Merli e Alessandro Baldinotti (2017).

Viene chiamata a tenere Masterclass di movimento ed interpretazione scenica per cantanti; ha inoltre un sentito interesse per i progetti educativi. Lavora in Italia, Svizzera e Cina.

ORCHESTRA TALENTI MUSICALI

L’orchestra nasce grazie al progetto della Fondazione CRT “Talenti Musicali” che, da oltre dieci anni, permette ai migliori diplomati dei conservatori del Piemonte e della Valle d’Aosta di perfezionarsi presso le più quotate accademie e scuole superiori in Italia e all’estero. L’ensemble è frutto dell’intuizione, maturata all’interno della Fondazione CRT, di investire sui giovani, rendendo concreta l’ambizione di valorizzare le eccellenze del territorio e di dare espressione alle nuove conoscenze acquisite in tutto il mondo. Grazie a questa idea innovativa, l’orchestra gode tutt’oggi di un “naturale” e continuo arricchimento dei propri musicisti. L’Orchestra ottiene la legittimazione come compagine di qualità nel 2012, quando viene diretta da Riccardo Muti durante la cerimonia ufficiale di consegna al Maestro della Laurea Honoris Causa dall’Università degli Studi di Torino. Seguono, nel 2013 e nel 2014, le bacchette di due altri grandi direttori italiani, quali Riccardo Chailly e Gianandrea Noseda. Stage, scambi con altre istituzioni nazionali ed europee, laboratori lirico-sinfonici indirizzano il lavoro del complesso musicale verso l’eccellenza. Ne sono ulteriore testimonianza i concerti con solisti ospiti, quali Pavel Vernikov, Konstantin Bogino, Pavel Berman e molti altri musicisti del panorama musicale internazionale. L’Orchestra ha avviato con la Fondazione Teatro Coccia di Novara una proficua collaborazione, cominciata nel 2015 con l’opera “La paura” di Orazio Sciortino, proseguita nel 2016 con l’opera “La rivale” di Marco Taralli e del 2017 con l’opera “Delitto e Dovere” di Alberto Colla, tutte eseguite in prima assoluta nazionale. L’Orchestra dei Talenti Musicali vanta anche esperienze dirette al di fuori dei confini nazionali: tra i progetti più importanti, la tournée in Israele in occasione della visita del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Organizzata sotto la supervisione dell’Ambasciata d’Italia, l’orchestra si è esibita ospitando il Trio Tchaikovsky.

CORO SAN GREGORIO MAGNO

La Schola Cantorum S. Gregorio Magno è stata fondata nel 1908 da don Gregorio Gambino e, attualmente, si compone di circa 90 cantori non professionisti. Nonostante ciò, dal 1978, sotto la direzione del M° Mauro Trombetta, ha ampliato il proprio repertorio e, oltre alle Messe, Mottetti, Cantate, Oratori, affronta il Melodramma.

Dagli anni ottanta ha partecipato alle stagioni liriche di Susa, Savona, Sanremo, Genova, Novara, Piacenza, Aosta, Brescia, Bergamo, Pavia, Modena, Salerno, Saint-Etienne, Locarno, Lugano, Montecarlo, Dresda, Istanbul e Montecarlo.

Il repertorio lirico si compone di oltre 30 opere: tra cui le prime assolute: “Aureliano in Palmira” di Rossini, “L’esule di Roma e Cantata a Cristoforo Colombo” di Donizetti, “L’Esodo di Mosè” di De Grandis, Medea di Pacini, tutte con incisione discografica.

Nel repertorio sacro ecco le composizioni più significative: “Messa di requiem” di Mozart, Verdi, Cherubini, Fauré, Perosi; “Miserere” di Bertoni; “Stabat Mater” e “Petite Messe Solemnelle” di Rossini; “Vesperae Solemnes” di Mozart; “Christus” e “Via Crucis” di Liszt; “Cantata 147” di Bach; “Le sette Parole” di Mercadante; “Gloria” di Vivaldi; “IX Sinfonia” di Beethoven; “Sinfonia n° 2 Lobgesan” di Mendelsson; “Carmina Burana” di C.Orff; “Missa Criolla” di Ramirez; “Messa di Gloria” di Puccini; “Messe Basse” di Fauré; “Messa della Beata Panacea” di Manfredi; “Missa Brevis” di Mozart; “Messia” di Handel; “Missa et Pax… Hominibus” di Angileri in prima assoluta nel 2006; “Transitus Animae” di Perosi.

La S.Gregorio Magno è stata diretta nelle Opere di cui sopra da famosi direttori, se ne ricordano alcuni: Nello Santi, Richard Bonynge, Thomas Hungar, Evelino pidò, Massimo de Bernardt, Marcello Viotti, Marcello Stefan Anton Rek, Janos Acs, Claudio Scimone, Matteo Beltrami e da registi quali: Sylvano Bussotti, Paolo Poli, Pierluigi Pizzi, Dario Micheli, Filippo Crivelli, Giuseppe di Stefano, Beppe de Tomasi, Dario Argento, Renato Bonajuto.

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