MILANO: Il combattimento di Tancredi e Clorinda – Claudio Monteverdi, 8 novembre 2019

MILANO: Il combattimento di Tancredi e Clorinda – Claudio Monteverdi, 8 novembre 2019

  • 09/11/2019

Il combattimento di Tancredi et Clorinda

madrigale rappresentativo di Claudio Monteverdi su testo del Tasso

per soprano (Clorinda) e due tenori (testo e Tancredi)

 

Regia, scene e costumi Daniele Piscopo

Maestro accompagnatore André Gallucci

Personaggi e Interpreti

  • il Testo Isabel Lombana Mariño
  • Tancredi Francesco Rodilosso
  • Clorinda Carola Puglisi

 

Spazio 89, 8 novembre 2019


Venezia 1559, Torquato Tasso inizia la stesura del poema epico che verrà considerato il suo più grande capolavoro, Gerusalemme Liberata. Occorreranno sedici anni per essere terminato e pubblicato pur senza il consenso dello stesso autore. L’opera andrà incontro a tutta una serie di ostacoli legati tanto alla morale quanto all’estetica con conseguenti ritorsioni e, da parte della Santa Inquisizione, così come da quella dell’Accademia della Crusca decisa ad infossare l’opera in favore del più classico poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, Orlando il Furioso. Tutto inutile, il Goffredo (titolo scelto dall’autore), pubblicato con il fortunatissimo Gerusalemme Liberata conquista rapidamente il pubblico per essere tramandato nei secoli e giungere con tutta la sua potenza sino ai giorni nostri.

Due gli eventi che potrebbero aver suggestionato e spinto Torquato Tasso nell’esprimersi sul tema, l’aver frequentato in tenera età il monastero benedettino di Cava dei Tirreni dove trova sepoltura il Papa Urbano II de Châtillon che indisse la prima crociata ed il fallito tentativo di rapimento nei riguardi della sorella Cornelia a Sorrento durante un’incursione ottomana.

Ma c’è di più. Tasso ha capito quali siano i cardini essenziali su cui poggia il successo. Il suo racconto deve trattare argomenti di natura storica tanto vicini in termini temporali da infiammare gli animi, ma non troppo da poter essere verificati. Deve inoltre far riferimento a qualcosa di mistico come la fede così da poter sconfinare nel fantastico, tanto da poter giustificare e rendere credibili eventi sovrannaturali come la magia ad opera del diavolo.

Torniamo a Venezia. Siamo nel 1624, il drammaturgo è ormai scomparso da quasi trent’anni quando Claudio Monteverdi compone il madrigale Il combattimento di Tancredi e Clorinda tratto dalle vicende narrate nel XII canto della Gerusalemme Liberata. Monteverdi segna il passaggio definitivo dalla musica rinascimentale a quella barocca e sviluppa il primo melodramma che influenzerà i compositori di tutta Europa, l’Orfeo. Inserisce per primo il trillo ed il pizzicato, oltre a suoni che imitano la corsa dei cavalli o il rumore dei combattimenti.

Tancredi e Clorinda si amano ma sono divisi dal diverso credo, il primo un combattente crociato, lei mussulmana. La magia e le trame di un destino avverso inducono i due a battersi senza riconoscersi prima che lei cada esangue. In punto di morte Clorinda perdona il suo amato e chiede di essere liberata attraverso il battesimo.

Composta per due tenori e un soprano ci viene riproposta per la regia, scene e costumi di Daniele Piscopo con la sola voce narrante il Testo del soprano italo colombiano Isabel Lombana Mariñ e dai ballerini Francesco Rodilosso e Carola Puglisi. La parte musicale è affidata al M° André Gallucci che accompagna al pianoforte.

La breve nota di regia di Piscopo recita: “Clorinda entra in un labirinto che la porterà alla morte, una morte terrena che sull’estremo anelito implora il battesimo per salvare l’anima. L’acqua purifica il sangue che scorre sul campo di battaglia, sull’arcaico scontro tra uomini che credono in un Dio diverso. L’anima di Clorinda vaga tra gli altri spiriti dannati, rinchiusa in quel labirinto cristiano del suo amato Tancredi”.

La scena che si presenta allo spettatore già allestita all’arrivo richiama alla memoria le tavole di Gustav Dorè sull’inferno dantesco. Un destriero al centro cerca di sottrarsi alle fiamme che lo inghiottono e tutt’intorno un cerchio formato da filamenti intrecciati dal quale emergono svariate sculture di mani che esprimono le diverse angosce della dannazione, ad opera dello scultore Saverio Bonelli. All’interno del cerchio, ove si svolgerà il combattimento, campeggiano i protagonisti sdraiati al suolo. La voce narrante il testo entra in scena in abito bianco, reca con sé una lanterna, è Beatrice o Virgilio, poco importa. È subito chiaro che ci troviamo nella sfera onirica di un macabro incantesimo dove ad animare i protagonisti è il Testo.

La tensione è alta, anche grazie alle capacità vocali ed interpretative del soprano. La riduzione canto e piano ottimamente eseguita ci porta al di fuori dello spazio temporale originario della composizione, conferendo alla rappresentazione un’atmosfera da opera moderna.

I movimenti scenici atti a focalizzare l’attenzione sul duello non trascurano significative movenze ed espressività della solista. Di grande impatto il quadro finale di Tancredi che sostiene il corpo esanime dell’amata Clorinda il cui seno nudo insanguinato lascia sgomenti sotto lo sguardo dolorante di lui e la luce del Testo. Da quel seno morto non sarà più possibile attingere ai piaceri dell’allattamento così come a quelli carnali dell’amore.

Ottimo lavoro da parte di tutte le parti in causa. Una rappresentazione breve ma di grande intensità che varrebbe rivedere.

Cucchi Roberto

 

segue nel contesto del dittico la recensione di Carmen – Georges Bizet

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